Non è solo un gelato che sfiora i 6,50 euro, o un piatto di spaghetti al pomodoro che arriva a costare quanto un antipasto gourmet stellato. A Bari, il vero prezzo da pagare per l’overtourism non ricade solo sui turisti, ma soprattutto sui baresi stessi, travolti loro malgrado da un’inflazione alimentata dalla corsa alla rendita del centro storico. E il simbolo di questa nuova economia ipertrofica ha un nome preciso: “spaghetto all’assassina”. Sì, proprio lui, il piatto identitario della cucina barese, che ora in alcune trattorie viene servito a 18 euro. “Roba da vecchie 36mila lire”, come dicono i nostalgici al Corriere della Sera. Pomodoro piccante, spaghetti bruciacchiati, olio e aglio. Niente gamberi rossi, bottarga o tartufo. Eppure, il prezzo si gonfia, seguendo la marea di turisti che ogni mese affolla vicoli, corti e bassi del borgo antico. Secondo i dati del Comune, nei primi quattro mesi del 2025 gli arrivi turistici hanno superato quota un milione. Ma l’effetto collaterale è sotto gli occhi di tutti: bottigliette d’acqua da mezzo litro vendute a 2 euro al bar, fagiolini locali a 10 euro al chilo, cotoletta con patatine a 17 euro, polpo fritto a 23. Uno che conosce bene il valore (reale) dell’assassina è lo chef Francesco Bondanese, volto noto della ristorazione pugliese e vincitore di numerosi contest proprio grazie a questa specialità: “Un piatto di spaghetti all’assassina a 18 euro mi sembra un tantino esagerato. D’accordo, è un piatto impegnativo per la preparazione, bisogna spadellare almeno 25-30 minuti, ma gli ingredienti sono semplici. Io lo propongo da sempre a 12 euro. Dopo i contest mi suggerirono di alzarlo a 25. Ho rifiutato. E i clienti hanno apprezzato”.

Bondanese non si limita a criticare: e fa i conti. Un pacco di spaghetti costa 1,50 euro, un barattolo da 800 grammi di pelati altri 1,50, un chilo di pomodorini freschi 2 euro, 200 grammi d’olio extravergine 1,50 euro. Aggiungendo gas, manodopera e aromi, si arriva al massimo, stima lui, a 8 euro di costo vivo. “E non stiamo parlando di uno spaghetto con l’astice”. Eppure, in certi locali di Bari vecchia, il prezzo lievita del 125%. Ma l’aumento dei prezzi non riguarda solo la ristorazione. L’effetto Airbnb e case vacanza ha ormai trasformato il centro storico in un resort permanente. Le attività locali si sono piegate alla domanda turistica, mentre i residenti scappano o si adeguano, pagando anche loro 2 euro per l’acqua o 6,50 euro per un cono. L’equilibrio urbano vacilla: “In alcune zone di Bari vecchia è quasi impossibile trovare alimentari o negozi per residenti, è tutto pensato per chi viene, mangia e se ne va”, racconta una cittadina su un forum locale. E siamo solo all’inizio della maratona delle follie estive…