Caro sindaco, ma che problemi ha? Lo dico con massimo rispetto e immensa stima. Lo dico per amore nei confronti di Milano che è la migliore città in cui vivere in Italia, di questo ne sono convinto. E il merito è anche suo e della sua amministrazione. Oltretutto, se si candidasse premier, potrei pure pensare di votarlo: mi piacciono le sue posizioni socialiste (avete notato che socialista non è più una parolaccia?). Però sono perplesso. O meglio: ci sono cose che Sala dice e Sala fa che mi lasciano un po’ cosi, un po’ sorpreso, diciamo. L’uscita sul torniamo a lavorare, basta smartworking, è solo l’ultima.
La prima, evidente, è avvenuta all’inizio del lockdown, con il “Milano non si ferma” fatto suo e gridato sui social. Appena ho visto quel video ho pensato che lui e tutti quelli che lo hanno ripreso stavano esagerando. Però ok, lì c'è la scusante di non avere ancora capito la portata della pandemia e del Corona virus. Si è ripreso? Sì, dai, arrivando anche a fare i cazziatoni via Instagram a chi faceva gli aperitivi sui Navigli in fase 2. Però in quel caso la cosa che mi aveva dato fastidio non era stato tanto il sottovalutare il Covid quanto il voler a tutti costi promuovere una Milano che lavora, lavora, lavora senza sosta, senza pause, senza fermarsi mai. Ma per favore. Ma fatemi il piacere. Il lavoro è importante e in questo periodo lo abbiamo capito ancora di più. Ma perché puntare tutto su quello? Perché andare dietro solo allo stereotipo del milanese imbruttito? Perché promuovere un’immagine del lavoro sinonimo dello stress, dell’ansia, della fretta di fare? A lockdown (quasi) alle spalle ci è ricascato. “Basta smartworking, torniamo a lavorare”: una frase a dir poco infelice. Primo aspetto: smartworking è lavorare. Anzi, non so voi, ma io in smartworking sto lavorando molto più di prima. Cambiando tempi, modalità, ritmi, ma la sostanza è questa. E sapete cosa? Mi piace pure tanto. Il piacere di svegliarsi ed essere già sul pezzo, di non avere a che fare col traffico, di non sentirsi una sardina in metro, volete mettere? E poi, secondo aspetto: che obiettivo vuoi raggiungere con una frase del genere? Inorgoglire i milanesi credenti al binomio fatturare e aperitivo? Basta con sta retorica che a Milano - pheeega - si lavora. È vero: Milano è un treno ad alta velocità, a Milano succede di tutto, ma i veri lavoratori sono quelli che non ti fanno pesare di esserlo. Sala, questa cosa, la fa pesare eccome. Di solito quelli che te lo fanno pesare sono persone insostenibili, da evitare, che non ci andresti mai a prendere un apertivo, manco dopo due mesi di quarantena. Dai, Sala, esci fuori da questo stereotipo, così un drink sui Navigli ce lo andiamo a fare...