Ma se quando dici "bacio" loro pensano a quello che danno, ogni anno, al muro dei campioni del circuito Gilles Villeneuve di Montreal con le loro monoposto, che ne potranno mai sapere, di San Valentino, i piloti di Formula 1?
Che ne sanno loro che, in questo periodo dell'anno, scandiscono il calendario tra presentazioni di vetture, preparazione atletica pre stagionale e circuiti in giro per il mondo? Che ne sanno questi ragazzi sopra le righe, di un giorno che qualcuno ha scelto di dedicare all'amore?
L'amore che c'è, nel motorsport, che c'è nella passione per quello che fanno ogni giorno, insieme a quel mix letale di dedizione e incoscienza, l'amore che abita il paddock, tra storie decennali e leggende metropolitane, tra privato e proibito. Quello che però non segue calendari e dettami perché, in un mondo che va così veloce, non potrebbe permettersi di stare al passo con i tempi degli altri.
Sono amori strani, quelli dei piloti, tutti diversi, incapaci di seguire percorsi stabiliti, giri contati, indicazioni dal muretto. Come quelli di Ayrton Senna, che passò da un matrimonio di otto mesi - quello con l'amichetta d'infanzia Lilian, a dividerli il desiderio di Senna di diventare pilota e un oceano intero di distanza - all'amore clandestino, durato quattro anni, con l'attrice Carol Alt. Lui, diventato nel frattempo il pilota più iconico della storia della Formula 1 e lei, diva intoccabile e impegnata, sposata, con Galisteu. "Ci siamo rincorsi in ogni angolo di mondo, cercando di nasconderci dai paparazzi e dai nostri sensi di colpa verso chi stava in casa ad aspettarci - raccontò poi lei anni dopo la morte di Ayrton - coltivando sogni morti con lui, in quella maledetta domenica di maggio a Imola". Giorno, quello della scomparsa di Senna, in cui Carol Alt decise di lasciare il marito e provare a ricostruirsi una vita diversa da quella "morta insieme ad Ayrton".
Storie destinate a concludersi lì, sui circuiti a cui i piloti hanno giurato amore eterno, o nate, proprio in pista, come quella tra Toto Wolff e Susie Wolff o quella tra Corinna Schumacher e Michael. Una favola dai ruoli ben definiti dove lui, sette volte campione del mondo dal senso del dovere pesante come una tonnellata, si prende sulle spalle l'intera famiglia: la moglie adorata, che lo segue in giro per il mondo, e i due figli, biondissimi e felici. Una favola che sulle nevi di Meribel, poco dopo la conclusione della carriera del Kaiser, prende strade inattese. Ed è lì, che il peso di tutti passa sulle spalle di Corinna, coraggiosa e titanica, forse più forte anche del merito. "Lui mi manca, ma è qui" dice lei nel documentario realizzato con Netflix, dicendo tutto senza dire niente.
Amore e dolore, in pista come fuori, in un legame che unisce vita, sport, velocità e passione. Come quello tra Jackie e Helen Stewart, che continua nonostante la diagnosi di demenza con cui, dal 2014, convive Helen. Una malattia che ha tolto tanto, alla famiglia di Jackie, dove un tempo Lady Stewart si definiva con orgoglio "il cronometro" da pista del suo campione, con una mente affilata come un rasoio, in grado di cronometrare i giri in pista al millisecondo con precisione incrollabile. Ma che ha anche portato Jackie a fondare Race Against Dementia, l'ultima grande sfida di un uomo che non è mai stato solo un pilota.
Che ne potranno mai sapere loro, che tutto hanno fatto e tutto ancora hanno da fare, di un giorno come San Valentino? Che ne avrà mai saputo uno come James Hunt, il cui motto era "Sesso, la colazione dei campioni!" di fiori e rose il 14 febbraio?
Lui che viveva sempre al limite, dentro e fuori dalla sua monoposto, lui che è stato forse il volto più iconico di uno sport che della trasgressione ha sempre fatto il suo vanto più grande. Una volta, ha raccontato il figlio Freddie in un'intervista, Hunt organizzò una maratona di sesso con 35 hostess: "Mio padre nel 1976 fece questa maratona nell'hotel Hilton di Tokyo, il giorno dopo dovevano imbarcasi in aereo ed erano distrutte. Sono sicuro che mio padre abbia avuto centinaia, anzi migliaia di donne, era davvero un bel ragazzo e si è goduto la vita".
Una passione che Hunt non ha mai nascosto e che lo ha reso icona, come nel celebre servizio fotografico per Playboy Italia realizzato nel 1976 in compagnia di due modelle: "La vendetta di Hunt - battuto da Niki Lauda, il pilota si scatena negli studi di Playboy". Rivalità e passione, anche lì, anche nel privato (che poi privato non è), anche nelle scelte di vita di ogni pilota. Di ogni amore, di ogni storia, di ogni cosa che li ha resi - e continua a renderli - diversi nei risultati, nei modi, nei risultati. Ma uguali in una sola cosa: l'incapacità assoluta di potere, e volere, seguire i tempi degli altri.