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I 5 migliori telefilm
italiani degli anni '80 e '90

  • di Redazione MOW Redazione MOW

8 giugno 2020

I 5 migliori telefilm italiani degli anni '80 e '90
Hanno accompagnato milioni di italiani in interminabili pomeriggi estivi e sono, oggi, un punto di riferimento nella cultura pop di un paio di generazioni. Sono i telefilm italiani degli anni '80 e '90. Ecco quali sono i 5 che, più di tutti, hanno fatto la storia

di Redazione MOW Redazione MOW

Sperimentali, romantici, sentimentali e, come direbbe Stanis, molto... italiani. Sono i telefilm nostrani - perché così si chiamavano all'epoca, altroché serie tv - degli anni '80 e '90, veri e propri cult che hanno svoltato le giornate a milioni di ragazzi in un periodo in cui la tele era il centro del mondo, per ogni perditempo tra gli otto e i vent'anni. Certo, da un punto di vista meramente tecnico peccavano in più punti. Basti pensare che quando da noi andava in onda Classe di Ferro, uno dei primi telefilm che sdoganava le parolacce in tivù, dall’altra parte dell’Oceano c’erano Supercar, MacGyver e I Visitors, tanto per citarne alcuni. Ma ciò che più piaceva era la spontaneità con cui queste fiction venivano realizzate e quella sensazione di ovattato comfort che solo una intera mattina di agosto davanti a Professione Vacanze era in grado di regalare. Quali sono quelli che davvero non si possono dimenticare? Ecco la nostra top 5.

I ragazzi della 3ª C

Skam Italia e Summertime, ciaone. Qui siamo di fronte alla prima vera narrazione quotidiana dei ragazzi di un liceo romano. Ci sono i bocciati, i bulletti, i secchioni, gli eterni peter pan, i figaccioni, gli amici impacciati. Tutta la fauna studentesca è presente all’interno di questo telefilm del 1987. La realtà delle scuole di fine anni Ottanta, quelle sensazioni di libertà, freschezza e originalità, che adesso sono rarissime in una serie italiana, erano invece la forza di un prodotto come I ragazzi della 3ª C. Attenzione ai personaggi, ambientazioni reali e realistiche, tante idee nuove: tutto tornava e permetteva agli spettatori di entrare nelle vite dei protagonisti. Tre stagioni che sono entrate nella storia del costume italiano, grazie a personaggi come Chicco Lazzaretti (Fabio Ferrari), Bruno Sacchi (Fabrizio Bracconieri) e il Commendator Camillo Zampetti (Guido Nicheli). Dialoghi super anni '80, ultra pieni di citazioni e riferimenti a tutto ciò che stava avvenendo proprio in quelo momento nel nostro Paese. I Simpson, prima dei Simpson, ma in carne e ossa, a Roma. Totali.

Professione Vacanze

Jerry Calà, all'apice della sua carriera. La sua interpretazione di Enrico Borghini, l'animatore di un villaggio turistico in crisi di cui diventa direttore per cercare di risolverne i problemi e per non perdere il lavoro è roba da Oscar (dai, fateci sognare). Il tutto farcito da una quantità di ospiti e cammeo che scansate: da Teo Teocoli a Sabrina Salerno, da Mara Venier a Claudio Amendola. Sei episodi da 90 minuti, trasmessi nella primavera del 1987 (la golden age dei telefilm italiani), talmente radicati nell'immaginario nostrano da aver portato, nel 2012, a un remake (un po' pasticciato) in versione cinematografica dal titolo Operazione Vacanze. Nonostante Jerry Calà l'abbia definito il suo più brutto lavoro di sempre - e lo dice uno che ha fatto, per dire, Chicken Park - il film non se l'è cavata poi così male al botteghino ed è riuscito incredibilmente a superare il milone di spettatori, in un recente passaggio in chiaro, in televisione. Ovviamente c'è anche Guido Nicheli. Generazionale.

I ragazzi del muretto

La versione drama di tutto quello che di divertente, succedeva sulle reti private in quel periodo. Prodotto nel 1991, è uno dei primi lavori italiani che racconta la quotidianità adolescenziale, senza buttarla in caciara. La scuola, gli amori, i rapporti, i litigi, le amicizie, gli scontri: qui dentro c’era tutto e ogni serie televisiva italiana che ne è seguita ha attinto alle dinamiche sociali e umane che venivano mostrate al suo interno. Mettiamoci anche che la colonna sonora composta da Gaetano Curreri e Fabio Liberatori degli Stadio ha quel non so che di meravigliosamente leggero e sentimentale che agguanta fin dalle prime note, e il cerchio è chiuso. Se già amate la serie, se non l'avete mai vista, se ve ne hanno parlato, se vi siete persi alcune puntate o l’episodio finale potete recuperarla tutta su Rai Play. Viva la tecnologia. 

Classe di Ferro

"È la storia di uno, di uno regolare, che poi l'anno mandato, a fare il militare. ASSO. ASSO". Ve lo ricordate chi lo cantava? Esatto, era proprio lui: Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti (Jovannotti, per chi è crescituo negli anni '90). È stato proprio il sempre giovane nostro nazionale ad aver prestato la sua voce alla sigla del primo e unico telfilm prodotto con il supporto dell'Esercito Italiano e dedicato alle vicende di un gruppo di giovani impegnati nell'anno di leva - lo stesso Jovanotti ha avuto moto, per altro, di raccontare di aver accettato di scrivere quella canzone, su consiglio di Claudio Cecchetto, unicamente per ottenere un permesso di 15 giorni, durante il suo servizio militare. Tra i protagonisti, Rocco Papaleo e Adriano Pappalardo, con partecipazioni di spicco come quella di Ciccio Ingrassia, Maurizio Mattioli e Eva Grimaldi. Orgoglio italiano.

College

Sequel dell'omonimo film del 1984, College ha reso celebre, nell'immaginario erotico di chi nei primi anni '80 ci era nato, il volto di Federica Moro, già Miss Italia 1982 e protagonista del telefilm, con il personaggio di Arianna. 14 episodi, prodotti nel 1990 che raccontano le vicende di un collegio femminile posizionato nei pressi di un'Accademia navale, riconducibile all'Accademia navale di Livorno. Tutta la serie, come facilmente immaginabile, ruota attorno alle dinamiche che intercorrono tra le collegiali e militari dell'accademia, tra i quali figurano anche Fabio Ferrari e Fabrizio Bracconieri (aka Chicco e Bruno de I ragazzi della 3a C), in un crossover che più che destabilizzare lo spettatore, era in grado di acquietarlo al pari di una dose di benzodiazepine. Al timone della serie, Lorenzo Castellano e nientemeno che Federico Moccia, alla prima esperienza come regista di un prodotto destinato alla televizione. Anche in questo caso, sigla epocale, con tanto di skat (CO-CO-CO-CO-COLLEGE) so '90s. 

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