Una ventina di anni fa li avevo seguiti con entusiasmo Ewan McGregor e Charlie Boorman nel loro viaggio, Long Way Round, diventato un libro e poi un film. D’accordo, c’era dietro un’organizzazione che non li avrebbe certo lasciati a piedi e sarebbe intervenuta in caso di pericolo durante i trasferimenti più rischiosi. Insomma, niente a che vedere con il mito assoluto Ted Simon e certo la storia mancava di autenticità, ma si trattava pur sempre del racconto di quelle cose che nella vita contano davvero, l’amicizia e la motocicletta. Tanto basta.
Sono passati, dicevo, parecchi anni, i due battono la cinquantina, Charlie ha avuto una serie di incidenti da cui è uscito piuttosto malandato, eppure la voglia di tornare in moto per un altro viaggio, questa volta verso Nord, dalla Patagonia a Los Angeles, 20mila km in 3 mesi è ciò che avrei sempre sognato. Long Way Up, insieme ai due episodi precedenti, quello storico del 2004 e il secondo tre anni dopo, sono ora disponibili su Apple TV. Paesaggi meravigliosi, scorci di cartolina, asfalto, sterrato, strade bianche, deserto.
È chiaro che quando si muove un attore famoso come McGregor accorrono gli sponsor che pensano a tutto, dai mezzi all’abbigliamento alla logistica. Però questa volta la credibilità del viaggio è minata fin da prima della partenza perché i due, scopertisi ambientalisti e politicamente corretti, scelgono di percorrere il lungo cammino a bordo di due Harley Davidson elettriche, in una fetta di mondo dove non sempre trovi la stazione di servizio per la benzina, figuriamoci le colonnine della ricarica.
Ewan e Charlie sono così limitati negli spostamenti e passano più tempo fermi ad attendere che le batterie siano di nuovo in funzione di quanto restino effettivamente in sella. Che il nostro tempo non sia pronto per le moto elettriche, soprattutto quelle per i grandi viaggi, è dimostrato dal fatto che l’azienda di Milwakee ha interrotto dopo pochi mesi la produzione della Live Wire e non solo per i costi eccessivi. Il rombo dello storico bicilindrico, insomma è salvo.
Ecco perché questo viaggio suona come una imbarazzante marchetta. Chiunque dotato di buon senso mai affronterebbe un tour tra i continenti con una batteria che non ha più di 200 km di autonomia e che necessità di 7 ore almeno per ricaricarsi. Ci provano a smuovere la coscienza ambientalista che sarà anche nobile ma qui si veste del più trito ideologismo. Il documentario, se non falso, è del tutto artefatto: se vogliamo salvare il pianeta possiamo inanellare molti comportamenti virtuosi, però manteniamo la tradizione della benzina, che con quelle improbabili HD, irriconoscibili dall’aspetto, non arrivi neppure al mare.