“Così come nessuno può essere costretto a credere, nessuno può essere costretto a non credere”. Cit. Sigmund Freud. Bisogna credere per far sì che i problemi, anche apparentemente irraggiungibili, trovino un modo per risolversi. Lo insegna anche Michael Roccati, 30 anni, di Montaldo Torinese, che dopo la certezza che le gambe non sarebbero più tornate a funzionare, ha scoperto che la scienza, se crede, riesce. Anche se ci vuole tempo. Nel novembre 2017, percorrendo le sinuose strade che disegnano le vie del colle di Superga a Torino, Michael in moto incontra un animale che attraversa la strada. Prova a schivarlo, ma l’impatto è inevitabile e fa un grave incidente, spezzandosi la schiena. Viene ricoverato all’Unità spinale del Policlinico di Torino. La schiena, dopo le tac dei dottori, recitavano un conto assurdo: midollo spinale reciso, vertebre della schiena rotte in diversi punti. In pratica, gli impulsi nervosi non riuscivano a comunicare con le gambe e le vie nervose erano state distrutte. Ergo, non avrebbe più potuto camminare. All’ospedale rimane dove per sette mesi e le risposte dei medici sulle possibilità di riavere le gambe erano chiare: “Ti devi rassegnare”. La sua, di risposta, è stata il silenzio.
Ma da quell’assenza di parole è nata una piccola speranza, forse mai abbandonata da Roccati fin da quando la diagnosi era chiara a tutti. Ha iniziato a studiare, leggere libri sul midollo spinale e a informarsi su chi fossero gli esperti di questa area del corpo. “Dopo l’incidente mi sono messo a studiare. Ho seguito un convegno per specialisti dove ho conosciuto Grégoire Courtine del Politecnico di Losanna. Gli ho raccontato la mia storia, gli ho detto che non mi davo per vinto e continuavo ad allenarmi, per quanto potevo, per non veder sparire tutta la massa muscolare. All’inizio però non mi hanno preso. Ma ho continuato a insistere e il 5 dicembre mi hanno operato a Losanna”, ha detto Roccati a Repubblica.
E in Svizzera qualcosa ha funzionato. All’Epfl, il Politecnico di Losanna, Grégoire Courtine con l’aiuto deell’italiano Silvestro Micera (che lavora lì e alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa) lo hanno operato alla schiena. Il risultato è stato che dopo l’impiantazione di due elettrodi sulla schiena, Michael Roccati, quasi cinque anni dopo l’incidente, è tornato a camminare. Insieme a lui, anche altri otto pazienti. Della sua storia ne hanno parlato anche il Guardian e la BBC.
Scientificamente, l’operazione vede l’ingresso di due elettrodi collegati al midollo spinale che permettono una comunicazione, tramite il comando di un tablet, dal cervello al midollo spinale. Gli impulsi provenienti dal cervello evitano la parte lesionata del midollo spinale e raggiungono la parte periferica, comunicando alle gambe. Per ora avviene tutto tramite un tablet che offre varie funzioni di mobilità come camminare, nuotare, scendere/salire le scale, pedalare, o rimanere in piedi, ma l’idea di Courtine, che è un luminare in questo campo, è di realizzare un prototipo wireless che dal cervello bypassi il touch elettronico e porti gli impulsi del cervello a un chip nel midollo. Nel 2016 uno studio su due macachi ha dimostrato che è possibile.
Adesso che ha avuto prova di come la motivazione sia importante tanto quanto la scienza, Michael Roccati va forte. Camminando, per ora, riesce a fare solo 500 metri, ma l’obiettivo è raggiungere un chilometro intero a piedi.
Senza troppi fronzoli, Michael ha creduto nell’unica scelta che aveva, la scienza. Ha studiato, ha avuto fede nelle possibilità a cui gli studi avevano aperto e, grazie alla sua motivazione e al suo allenamento - non ha perso i muscoli e ha mantenuto il corpo tonico -, non ha smesso di credere che le moderne tecnologie potessero salvarlo da una vita senza gambe. Ha studiato, come si faceva a scuola, aprendo libri e parlando con le persone giuste, come il signor Courtine. Si è informato bene, ha capito che ce l’avrebbe potuta fare. E oggi nuota in piscina. Di questi tempi, per qualcuno, informarsi pare essere diventato un optional.