Formula1, MotoGP e Superbike azzoppate. Niente Olimpiadi, niente Europei di calcio. E se quest’anno provassimo a giocarci il Mondiale delle Canzoni? Ogni nazione la sua rosa. Con quale formazione scenderebbe in campo l’Italia potendo scegliere tra i più famosi successi di tutti i tempi?
Azzardiamo le nostre 23 convocate con la doverosa premessa che, come per ogni commissario tecnico, la scelta è soggettiva e il criterio dell’oggettività, non potendo fare riferimento ai gusti personali, ha dovuto affidarsi solo al parametro del successo ottenuto (negli anni, nel mondo e tra le varie classifiche trovate in rete o sulle playlist di Youtube).
Il primo dato che salta all’occhio, purtroppo, è l’età media delle fuoriclasse italiane: tanta esperienza e poca gioventù. La scelta dei numeri, quindi, non è relativa ad un ordine di preferenza, ma ad un modo di affrontare il campo non certo moderno e ai ruoli del vecchio calcio. Quello, per intenderci, delle marcature a uomo e dei numeri di maglia dall’1 al 23.
L’11 di partenza
1. Nel ruolo che è destinato a chi vola tra i pali c’è “Nel blu dipinto di blu” di Domenico Modugno. Più “volare” di così non ce ne è! E il successo senza tempo di Modugno rappresenta, di fatto, la canzone italiana più conosciuta nel mondo. Le spetta di diritto, quindi, il numero 1 (anche se, lo ripetiamo, questa non è una classifica).
2 Per il terzino destro la scelta è ricaduta su “Con te partirò”, di Andrea Bocelli. È il ruolo del randellatore per eccellenza, quello che con il numero 2 sulle spalle seguiva l’ala sinistra avversaria in ogni zona del campo, potendosi però riservare qualche incursione offensiva sulla sua fascia di competenza fino ad affacciarsi a ridosso dell’area avversaria: “Con te partirò…su navi, per mari…paesi che non ho mai veduto”.
3. Il numero 3 è quello del terzino di sinistra: maggiore licenza di offendere e più estro, a dispetto di un rigore tattico non sempre rispettato; il più richiamato dagli allenatori per via delle sue scorribande poco consone alla tradizione difensivista del calcio italiano. Una descrizione che richiama “Tu vuo’ fa l’americano”, di Renato Carosone, a cui lanciamo, quindi, la maglia numero 3.
4. Il mediano incontrista. Il duro e puro di ogni squadra, quello pronto a tutto e, spesso, anche a riparare agli errori dei compagni di squadra. Mai un sorriso, forza fisica, distacco e tanta accettazione. Pronto a tutto per amore della maglia, un po’ come il testo di “Cose della vita” (sono umane situazioni, da capirci niente poi), il successo internazionale di Eros Ramazzotti cantato anche in duetto con l’intramontabile Tina Turner.
5. Lo stopper, con il numero 5 sulla maglia e il duro compito di marcare a uomo l’attaccante più forte della squadra avversaria. Un suo errore equivale quasi sempre ad una nitida occasione da rete per la squadra affrontata e se lui perde la bussola, la squadra perde la partita e i tifosi perdono l’amore. “provi a ragionare, fai l'indifferente fino a che ti accorgi che non sei servito a niente. E vorresti urlare, soffocare il cielo, sbattere la testa mille volte contro il muro” – sono le parole rese celebri nel mondo da Massimo Ranieri. “Perdere l’amore” è, quindi, la canzone italiana conosciuta oltreconfine che scegliamo per il ruolo di stopper.
6. Il 6 è il numero del libero, il ruolo simbolo del calcio italiano. Quello che ha identificato l’atteggiamento difensivista e sempre accorto dell’Italia del pallone e che, di fatto, ha rivendicato una sorta di identità nazionale anche nel calcio: “sono un italiano!”. “L’Italiano” di Toto Cotugno è inevitabilmente, quindi, la canzone famosa nel mondo più adatta ad interpretare il ruolo di libero.
7. L’ala destra, quello sempre a mille all’ora, poca disciplina tattica, tanta generosità e un estro troppo imbrigliato per accontentarsi e non tentare qualche evasione. E’ anche il ruolo più randellato, perché preso sempre in piena corsa e quindi più soggetto a conseguenze pesanti. Velocità, spirito anarchico e moto perpetuo che fanno pensare ad una “vita come quella di Steve McQueen”. Per questo la maglia numero 7 spetta a Vita Spericolata, la canzone di Vasco Rossi che ha avuto maggior successo nel mondo.
8. Il metodista. Il giocatore che a centrocampo detta tempi e geometrie e che fa girare la squadra “come fosse una bambola”. Vanta anche una sorta di presunzione di superiorità proprio per l’importanza che riveste il suo ruolo e, quindi, tende a considerare i compagni di squadra come le “altre dieci bambole che non servono più”. O che, comunque, servono un po’ di meno. Detto fatto: a “La bambola” di Patty Pravo spetta, quindi, la maglia numero 8 della nostra nazionale delle canzoni italiane più cantate nel mondo.
9. È il numero del centravanti. Quello chiamato a fare goal e che tende spesso ad estraniarsi dal gioco. Il suo compito è ben chiaro e gli importa poco di ciò che accade lontano dal suo terreno di caccia: l’area di rigore avversaria. Tanta generosità e fiuto del gol superiore a quello di tutti i suoi compagni messi insieme, ma se il pallone non arriva mai dalle sue parti sembra uno che si ritrova a fare i conti in mezzo al campo con “quelle domeniche da solo in un cortile, a passeggiar”. Quando, invece, viene messo nelle condizioni di fare ciò che gli viene meglio, diventa un simbolo… “azzurro”, come la canzone di Adriano Celentano simbolo di italianità nel mondo che scegliamo per lamaglia numero 9.
10. Il fantasista: tecnica sopraffina, velocità di pensiero e l’incoscienza di tentare colpi che ad altri non verrebbero neanche in mente. Il 10 sulle spalle è quasi una responsabilità, ma a lui sembra non importare, perchè è concentrato su se stesso, sullo spettacolo e sul pallone, con il quale vive un rapporto di simbiosi assoluto. Tanto da risultare così egoista da non volersene staccare mai, ma anche così talentuoso da riuscire a fargli fare quello che vuole. Insomma, come riesce a lui “nessuno saprebbe mai. Emozionando sempre di più”. Ecco perché la maglia numero 10 spetta a “Come saprei”, di Giorgia.
11. Un po’ attaccante, un po’ padrone della fascia sinistra dal centrocampo in su. L’11 conta su un discreto senso tattico, su un ottimo fiuto del gol e, spesso, su un piede sinistro allo stesso tempo fatato e potente. Fa da raccordo tra il resto della squadra, la fantasia del 11 e le finalizzazioni del 9, affidandosi anche a grandi doti atletiche. Un generoso con licenza di uccidere che, però, ha il dovere di tornare: “come e quando non lo so, ma so che tornerò”, sviluppando così una filosofia di gioco che fa pensare al “sarà quel che sarà”. E proprio “Che sarà”, di Jimmy Fontana e portata al successo internazionale dai Ricchi e Poveri, è la canzone che scegliamo chiudere il nostro 11 di partenza.
Il ruolo di commissario tecnico, di diritto, spetta a “O sole mio”, simbolo assoluto della canzone italiana nel mondo, mentre per completare la fantasiosa rosa delle ventitre italiane di maggior successo internazionale ecco gli altri 12 titoli:
Caruso - Lucio Dalla; La Solitudine - Laura Pausini; Rumore - Raffaella Carrà; Felicità - Albano e Romina; Quando quando quando - Tony Renis; Vivo per lei - ORO; Ti amo - Umberto Tozzi; Senza una donna - Zucchero; Abbronzatissima – Edoardo Vianello; Sapore di sale – Gino Paoli; America – Gianna Nannini; Mentre dormi – Max Gazzè.