Spesso l’esterofilia ci prende la mano. Pensiamo che ciò che è lontano, ciò che viene da fuori, d’oltreoceano, sia migliore di quello che proponiamo noi. Spesso non sbagliamo, ma anche in Italia abbiamo sfornato prodotti televisivi degni di nota.
La scrittura profonda, la regia accurata, la bellezza e l’importanza di tutte quelle caratteristiche che più di tutte contraddistinguono le serie tv made in Italy: ecco quali sono le migliori di sempre, secondo MOW.
The Young Pope
Paolo Sorrentino mette in scena il teatro dell’assurdo. Poche cose sono plausibili in The Young Pope eppure tutte sono verosimili. L’originalità della trama non può che trovare un interesse da parte del pubblico che si è innamorato del personaggio interpretato meravigliosamente da Jude Law.
Con questa serie - e con il sequel The New Pope - Sorrentino ha costruito una macchina affascinante, potente, brillante. Riprese virtuose, ritmi alternati e dialoghi intelligenti - che però a volte possono sembrare fini a se stessi - nascondono al loro interno domande universali, le stesse che dall’alba dei tempi l’uomo si pone nei confronti della fede e dell’esistenza.
Boris
Le fondamenta della comicità, della satira, del confine tra grottesco e nosense.
Boris racconta le fragilità di un mondo, quello televisivo, i limiti, le incoerenze, le imbarazzanti situazioni che accadono dietro e davanti a una telecamera. Boris è la telecamera nella telecamera. È la meta narrazione di un mondo sempre troppo crudo, diretto, per niente affabile, affrontato con ironia, satira e intelligenza. Non c’è spazio per gli ideali, solo per i difetti, i vizi, gli errori. Da qualche settimana è nuovamente disponibile su Netflix.
Romanzo Criminale
È il primo capolavoro di Stefano Sollima. A dimostrazione che con le idee si vince sempre e che le americanate le lasciamo dall’altra parte del mondo, Romanzo Criminale racconta in maniera incredibilmente avvincente la nostra storia, quella più violenta, quella della banda della Magliana, insomma, il caos che ha scosso il nostro paese negli anni Settanta. Dopo il film del 2005, non altrettanto emozionante, firmato da Michele Placido, Sollima prende il comando del progetto seriale di Sky e, oltre a lavorare benissimo sulla profondità dei personaggi, ormai iconici, riesce a ricostruire quel tempo storico. Ritmo, dialoghi, trama. Tutto di livello assoluto.
Suburra
Se nel mondo cinematografico siamo sempre stati etichettati come “quelli che fanno le commedie”, nella serialità siamo ormai universalmente riconocisbili come esperti di criminalità. Vuoi perché purtroppo la quotidianità ci mette a disposizione storie tetre, bizzarre e violente, vuoi perché ci siamo scoperti abili a raccontarle. E in questo Sollima è il genio della regia italiana in questo campo. Mafia Capitale, uno dei più grandi scandali degli ultimi anni diventa un romanzo, anche se è tutto terribilmente vero. Mafia, politica, corruzione, droga, violenza, giochi di potere. In Suburra c’è tutto, soprattutto un cast incredibile primeggiato da Alessandro Borghi, cattivo, crudele, vendicativo e bastardo.
Gomorra
È l’opera più esportata degli ultimi anni, e già questo potrebbe bastare a prendere in considerazione l’idea che questa serie sia la migliore italiana. Aggiungiamo che la serie realizzata da Sky, Fandango e Cattleya è un’opera di un livello produttivo incredibile, sempre in crescendo, sempre pronta a migliorarsi grazie alla direzione di Stefano Sollima, per la terza volta in qesta selezione e a tutti gli effetti vero guru delle serie crime italiane.
Non è ancora sufficiente? Roberto Saviano, autore del romanzo omonimo, ha curato la sceneggiatura, insieme a un team, che potesse rispecchiare Napoli, i dintorni del capoluogo campano e le relazioni tra le bande criminali. Ha dettagliatamente raccontato come avvengono le guerriglie, i traffici, le spedizioni, le scelte, le corruzioni.
Dentro Gomorra c’è un pezzo di Italia. Marcia, vera, profonda, reale. Un livido che ci teniamo vicino al cuore che pulsa fuori ritmo, ma che purtroppo fa parte di quello che siamo. Gomorra, anche grazie al dialetto napoletano che ha costretto molti italiani a usare i sottotitoli, ha cambiato la struttura narrativa delle serie italiane che sono state realizzate dopo.
Gomorra è la stella nel buio che racconta in maniera sopraffina, anche se spesso romanzata, la quotidianità mafiosa che ogni giorno vive, cresce e si diffonde nelle crepe di un paese spesso immobile e cieco.