Conoscerete la nostra velocità è il titolo di un romanzo dell’americano Dave Eggers. Particolare interessante, la storia cominciava sulla copertina (insomma non c’era proprio tempo da perdere). Uscito nel 2002, questo titolo che mi sembra così calzante a descrivere la situazione dell’oggi. Siamo tra quelli che hanno identificato la parola “velocità” con il gusto tutto novecentesco del correre verso traguardi impensati e progressivi. Eredità che ci giunge dai Futuristi, dal loro amore per le automobili, le metropoli, il gas asfissiante e asmatico, la guerra sola igiene del mondo. A noi, figli del boom economico, proponevano spot di macchine velocissime che non rispettavano i limiti di velocità e che potevamo guidare dopo aver bevuto un whiskey. Ricordo bene le immagini adrenaliniche ben oltre la soglia del delirio di Koyaanisqatsi, il film di Godfrey Reggio del 1982 con la musica martellante di Philip Glass: spesso mi tornavano alla mente quando mi trovavo nella metropolitana di Londra, New York, Milano, tutti a correre, spingere, muoversi a scatti, la chiamavano rush hour. A un certo punto hanno inventato il fast food, mi pare un ossimoro perché mangiare veloce fa male almeno quanto stare tre ore a tavola e quel cibo consumato in fretta presto si è scoperto che tanto sano non è, scialbo e anonimo gli hanno contrapposto la nuova filosofia dello slow food e della filiera corta, a riscoprire il senso della convivialità.
Ma la velocità è un'altra cosa. Dopo il lockdown lo abbiamo capito ancora di più. Velocità significa risposta pronta, capacità di reazione immediata, decisionismo che si mischia all’impulsività, ragione e istinto nello stesso preciso identico istante. Dopo l’inimmaginabile (la pandemia a casa nostra, nelle nostre vite) anche questo termine, velocità, ha cambiato rapidamente (è il caso di dirlo) senso, significato, valore simbolico. Il tempo ha assunto altro carattere, altra dimensione. Avere troppo tempo libero può fotterti, soprattutto chi è abituato a riempirlo e corrergli contro. Ed è così che abbiamo compreso che la velocità, soprattutto, coincida con la capacità di adattarsi rapidamente al cambiamento, anche a quello di andare più piano.
Due gli esempi a suffragare tale ipotesi. Appena una settimana dopo la chiusura, i docenti come me, chiunque insegna a scuola, si è trovato di fronte all’urgenza di cambiare radicalmente la didattica. Il buon professore è un performer, un attore più o meno esperto che ha bisogno del rapporto fisico con gli studenti per esperire il proprio talento e il proprio sapere. Se sei bravo due ore di lezione corrono via. Invece non si può parlare (da soli) a uno schermo vuoto per più di 40 minuti. All’inizio in molti hanno pensato che l’opportunità del remoto avrebbe comunque salvato la scuola, dopo un mese ci eravamo già stancati, abbiamo perso energia e determinazione, rimpiangendo le vecchie aule fatiscenti e persino maleodoranti. Eppure, velocemente, siamo chiamati a cambiare tutto. La storia ci dice che tornare indietro è impossibile. Altri metodi, trasformazioni, nuove letture ci attendono. Gli intellettuali ci hanno invitato a leggere di più, ma della qualità degli scritti qualcuno ha parlato? Ha ancora senso che riviste e giornali indichino il tempo di lettura per il singolo articolo?
Sei arrivato fin qui, mio lettore veloce, o ti sei già stancato? Dammi ancora un po’ di tempo, concluderò in fretta.
Secondo esempio. La coda davanti al verduriere (finché ho potuto ho evitato il supermercato, mi rimandava a un’immagine troppo da est sovietico, non ce la faccio). Chi come me è abituato a correre, avrebbe mai pensato di “buttare via” un’ora di tempo per comprare fragole, spinaci, formaggio, prosciutto e pane? Non sembrava forse che alla fine di questa solita corsa ci fosse un muro contro cui inevitabilmente saremmo andati a sbattere? Saremo capaci di attendere il turno per accomodarci in spiaggia quest’estate? Mai. La ribellione si nutre della velocità. Abbiamo capito che anche le strade secondarie saranno piene di automobili e che il traffico sarà rallentato come negli anni ‘60? Verrà ancora buona la pubblicità del Freccia Rossa che ci promette di arrivare più in fretta da Milano a Roma? Se velocità è il primo termine di ingresso nel mondo post 2020 ci sarà da riflettere sul significato fin qui conosciuto e altrettanto velocemente capire ciò che va e ciò che invece proprio la rapidità del nostro tempo imprevedibile ha consumato del tutto.
Ma una cosa è lampante: o si è veloci a capire ciò che è giusto fare. Oppure, senza scomodare citazioni famose, lentamente lasciamo il passo a chi è più reattivo di noi. La velocità è uno stato mentale.