“Per il bene dei giovani” è il cavallo di battaglia di ogni oppositore alla legalizzazione della cannabis. Il libro “Mamma mi faccio le canne” si propone di sovvertire questo “dogma”, spiegando in dettaglio come e perché, invece, sarebbe proprio la legalizzazione a produrre effetti benefici per i giovani (e non solo). Ne abbiamo raggiunto telefonicamente l’autrice, Antonella Soldo, coordinatrice di Meglio Legale e membro del comitato referendum cannabis. Inevitabile, partire proprio dalla proposta di referendum che, a fine ottobre scorso, raggiunse in tempi record 630mila firme subito portate in Cassazione. A distanza di un paio di mesi, ci sono aggiornamenti? Da queste premesse (e con molti focus su come la questione cannabis venga gestita - più efficacemente - all’estero), è nata una conversazione senza tabù e luoghi comuni sul tema, facendo piazza pulita anche di molte “fake news” diffuse dai detrattori della legalizzazione…
A fine ottobre sono state consegnate in Cassazione più di 630mila firme (quando ne sarebbero bastate già 500mila) per chiedere un referendum sulla cannabis legale. A che punto siamo ora?
Sul referendum ci sono passaggi obbligati: prima di tutto c’è da aspettare l’ok della Corte di Cassazione. Dovrebbe arrivare a giorni, ci siamo. Poi quello della Corte Costituzionale che entro il 10 marzo deve pronunciarsi sul quesito. Dopodiché, si andrebbe al voto in primavera. Dita incrociate!
Visto che, tra detrattori e sostenitori, se ne è sentita di ogni… Vogliamo ricordare, brevemente, cosa proporrebbe nello specifico questo referendum sulla cannabis legale?
Ah sì, i detrattori della raccolta firme dicevano spesso: se passa questo referendum, non sarà reato guidare “sballati” dalla cannabis. Una bufala. Si tratta di un referendum abrogativo e va a rimuovere il divieto di coltivazione nel comma 1 dell’articolo 73 lasciandolo in altri luoghi. Quindi, in parole semplici, chiede una depenalizzazione della coltivazione a uso personale che a oggi è un reato per cui si possono prendere dai 2 ai 6 anni di carcere. Questo, però, sarebbe solo un primo step: vorremmo andare in direzione di una regolamentazione tout court, ovvero una regolamentazione che si allarghi alla produzione e alla vendita, anche a livello industriale.
Se questo referendum dovesse passare, cosa cambierebbe, da un punto di vista pratico, nella vita delle persone?
Quello su cui il referendum interviene è la semplice sistemazione di una falla legislativa che si spiega in due parole: oggi cosa avviene? Avviene che se tu ti stai facendo una passeggiata o sei seduto sulla panchina di un parco avendo in tasca un tot di grammi di cannabis e vieni fermato dalle forze dell’ordine, anche se non stai guidando ti possono ritirare la patente perché ti ritengono generalmente non idoneo alla guida. In pratica, è come se uscissi dal supermercato con due bottiglie di vino nel sacchetto della spesa e ti ritirassero la patente perché potresti berle e metterti al volante. Non ha senso. Quindi il referndum chiede di rimuovere la sanzione amministrativa ma di mantenere punibile penalmente la guida in stato di alterazione, come già avviene giustamente per lo stato di ebbrezza.
In “Mamma mi faccio le canne” si parla di tabù e fake news che riguardano la cannabis: vogliamo sfatarne già qualcuno per fare un po’ di chiarezza?
Intanto la prima fake news (o luogo comune) è quella che vede la cannabis come una droga di passaggio. Ciò non è vero perché già smentito da un punto di vista scientifico. Quello che è vero è che il proibizionismo è la vera droga di passaggio.
In che senso?
Sì, il proibizionismo è la vera droga di passaggio perché se tu oggi vai da uno spacciatore puoi trovare anche droghe più pesanti. Questo può portare alla conoscenza e poi anche al consumo di altre sostanze. Ciò non accadrebbe se ci fossero vendite regolamentate e filiere separate per la cannabis. Invece, la situazione attuale, dovuta al proibizionismo, dà una mano anche alla mafia…
Perché?
Perché non è vero che il proibizionismo non aiuta la mafia: i dati del Ministero dell’Interno ci dicono che il mercato illegale della cannabis riguarda il 40 % di tutto il traffico degli stupefacenti. Quindi è una bella fetta che oggi garantisce alla criminalità organizzata una grande liquidità che la mafia investe in riciclaggio, ovvero nella costruzione di attività legali come alberghi, ristoranti, supermercati e così via. Dunque il proibizionismo dà modo e potere alle mafie di comprarsi la nostra vita di tutti i giorni. Inoltre, ciò mette a rischio anche le attività “pulite”: capisci bene che per qualsiasi impresa è più difficile sopravvivere se ne ha di fianco un’altra, dello stesso settore, che campa con i soldi riciclati dalle mafie. Tutto questo rappresenta una minaccia per la nostra vita democratica.
Un altro “slogan” dei detrattori al referendum è, generalmente: “Se si comincia a permettere questo, poi cosa si permetterà?” come fosse l’inizio di una discesa verso il baratro, insomma…
Allora, l’unica risposta possibile a un’osservazione di questo tipo è che “poi” si permetterà ciò che verrà deciso tramite un percorso democratico, vivendo in un Paese democratico. Inoltre, per fortuna il nostro non è uno Stato etico quindi non deve normare su ciò che reputa moralmente giusto o sbagliato. Il consumo di cannabis è qualcosa che riguarda la storia dell’umanità da secoli e secoli. Noi abbiamo fatto di tutto, non solo come italiani ma proprio a livello occidentale, mettendo in pratica le leggi più severe del mondo e i divieti più ferrei per impedire la circolazione di cannabis. Il risultato è che il mercato non ne è stato scalfito nemmeno di un grammo.
Ci sono dei dati in merito?
Certo. Per restare in Italia, da noi il testo unico sulle droghe ha 30 anni e dimostra come in questo lasso di tempo il consumo di cannabis non sia diminuito, bensì aumentato (soprattutto tra i minori). Ciò nonostante qui vigano alcune delle leggi più severe d’Europa contro questa sostanza. Al contrario, nei Paesi che hanno scelto di legalizzarla si può notare con evidenza come non ne sia aumentato il consumo che si è mantenuto più o meno stabile quando non si è addirittura registrata una flessione come è accaduto in Colorado e in Canada, soprattutto nelle fasce giovanili.
L’alcol è catalogato come droga pesante (insieme a eroina e cocaina, per intenderci), mentre la cannabis è una droga leggera. Nonostante ciò, il primo è perfettamente legale quando invece la seconda subisce da sempre pesanti restrizioni. Perché, secondo lei, lo Stato a un certo punto ha scelto di mettere il proprio monopolio su una droga pesante, vessandone invece una leggera?
Ecco, hai colto uno dei cortocircuiti più evidenti della situazione in cui stiamo vivendo. Le principali riviste scientifiche mettono l’alcol (come anche il tabacco) tra le sostanze maggiormente dannose, la cannabis sta moltissimi gradini sotto, se vogliamo immaginarci una classifica. Perché, invece, nei fatti avviene questo “ribaltamento”? Per via del peso del tabù sul racconto di questa sostanza.
Esistono altri “cortocircuiti” di questo tipo?
Te ne dico uno dei più impoortanti (ma non certo l’unico): in Italia la cannabis a uso medico è legale dal 2007 ma non c’è nemmeno un’azienda farmaceutica che la tratti, ad eccezione di uno stabilimento chimico alle dipendenze del Ministero della Difesa che ne produce una piccola quantità. Mentre altre otto aziende farmaceutiche producono medicinali tramite oppiacei che sono notoriamente una droga più pesante.
Quindi vuole dire che la cannabis non sia dannosa, in senso assoluto?
Assolutamente no. Il consumo, e soprattutto l’abuso, di cannabis specialmente tra i minori può compromettere lo sviluppo dell’encefalo e dare origine a malattie psichiatriche. Una volta che queste cose vengono spiegate ai più giovani, magari decidono di aspettare qualche anno prima di farne uso. L’informazione è sempre l’arma più importante per tutelare la salute di tutti. Inoltre, naturalmente, vanno fatti investimenti sull’informazione e sulla formazione.
Per esempio?
Per esempio in Missouri, parte degli introiti della cannabis legalizzata sono investiti nelle scuole delle periferie (dove si registra una maggiore incidenza di fenomeni di microcriminalità come lo spaccio). Con i suddetti introiti, appunto, si possono fare grandi campagne di informazione e sensibilizzazione per i minori, dunque. Naturalmente il tabacco crea tantissime conseguenze negative sulla salute ma vietarlo non aiuterebbe a diminuirne il consumo, favorirebbe anzi fenomeni come il contrabbando o, più in generale, altri mercati paralleli e illegali gestiti dalle mafie.
In Nuova Zelanda si sta pensando a una legge che vieti l’acquisto di sigarette da parte dei nati dal 2013 in poi, vita natural durante…
Eh, auguri! (ride) Penso che questa proposta non verrà mai messa in atto perché il disordine sociale che una misura del genere comporterebbe, sarebbe di gran lunga superiore ai benefici.