Ogni giorno un follower medio di Marco Castoldi in arte Morgan si sveglia e sa che dovrà correre il più lontano possibile dal profilo Instagram dell’ex Bluvertigo se non vuol essere dilaniato a livello testicolare (o ovarico) dalla stragedy Morgangel. Di cosa stiamo parlando? Semplice. Negli ultimi mesi l’account dell’interprete di “Che Succede?” è diventato ciò che era la Smemoranda di un qualunque quindicenne emo nel 2005 coi Simple Plan in cuffia e Why could this happen to me? Il cuore di Morgan, 48 anni suonati e forse ancora parzialmente suonanti, è straziato dall’abbandono di Angelica, cantautrice che ha avuto l’ardire di interrompere la loro relazione (all’alba di un anno orsono, non ieri l’altro) e che da quel momento è diventata tragica musa ispiratrice di ogni sofferente respiro social del Castoldi. Pure adesso, mentre il nostro partecipa baldanzoso a Ballando con le Stelle, si è reso declamante protagonista di un monologo contro il ghosting prima della sua esibizione ballerina. Monologo accolto dal giudice Guillermo Mariotto con un sonoro “Che palle” e dai primi sintomi di un diffuso torpore palpebrale da parte del già addivanato pubblico. Inoltre, la criminologa Roberta Bruzzone, ha twittato contro il cantautore (per mancanza di canzoni), in soldoni consigliandogli di andare a farsi vedere da uno bravo per evitare di trasformarsi in stalker professionista. Dunque a questo punto la domanda rimane una soltanto: quando Morgan, per una buona e definitiva volta, la finirà di frignare?
Intanto, non ritenendo sufficiente bloccarlo su ogni social esistente – ci chiediamo come mai -, l’ex fidanzata l’ha anche trascinato in tribunale lo scorso maggio con le accuse, per l’appunto, di stalking e diffamazione. “Perché non mi parla più?”,andava piagnucolando lui sui social chiedendo lumi pure ai suoi follower e annunciando l’uscita di “Morgangel”, il sedicente “primo serial musicale” atto a ricostruire la via crucis che è stata (ed è anche adesso) questa relazione che, evidentemente, sussiste ancora solo in ping pong tra gli scudisciati ventricoli di Morgan e il pollice opponibile con cui, sciaguratamente, usa lo smartphone.
Hai (quasi) 50 anni, Marco. Adesso posa il telefono, fai un bel respiro, ascolta: Angelica non ti parla perché se ne è andata, ti ha lasciato, non vuole più saperne di te. Per lei sei come l’ossigeno sulla luna: non esisti. Punto e basta. Anzi, punto e a capo.
“Appeso al gancio di un macellaio. Per la gola”. Così hai scritto di sentirti in una delle centinaia di storie Instagram che le dedichi settimanalmente, con la cadenza oraria della tortura della goccia cinese. Non si è mai registrato un picco di giubilo così alto per l’apparizione di post promozionali di Ballando con le Stelle, che, grazie agli dei, di quando in quando arrivano finalmente a interrompere la tetra litania cuore-strappa. Se pensi che tutto questo pressing possa essere un buon modo per riconquistarla o comunque convincerla a riaprire un dialogo, forse la strategia d’azione andrebbe rivista. Nessuno, davvero nessuno, ti starebbe a sentire sproloquiare su questo melò autoindotto senza sentirsi rapito. Nel senso di fisicamente sequestrato. Figuriamoci lei quanta voglia potrà mai avere di fare due chiacchiere con uno che, non sentendola, professa di dedicarle almeno trenta “poesie” al giorno che le dichiarano amore imperituro salvo poi, già nei primi versi, darle della malvagia infingarda (per usare un eufemismo). C’è una cosa che dovresti sapere, Marco, e – ce ne rendiamo conto – sarà scioccante: chi più chi meno, tutti siamo stati mollati male. Stacca il tuo numerino all’ingresso e aggiungiti alla fila dei cuori spezzati. Abbiamo i fazzolettini.
È un’esperienza terribile, dolorosissima, una roba che ha aiutato Max Pezzali a chiedersi se fosse giusto essere trattato così da una persona che diceva di amarlò e proteggerlò (sic) prima di abbandonarlo lì, ma allo stesso tempo, niente di straordinario. Con tutto il rispetto per la (presunta) arte e per l’epica personale che tutti noi, dall’idraulico di Caltanissetta centro a Kim Kardashian, ci costruiamo mentalmente per renderci più interessanti, le nostre vite sono, nella realtà dei fatti, drammaticamente banali, comuni. Non c’è davvero bisogno di ammorbare, incessantemente, il prossimo con le proprie sciagure sentimentali non solo perché sia impossibile raccontare qualcosa di nuovo e inedito rispetto a questo tipo di esperienza – che, per inciso, è una merda - ma anche soltanto per un mero istinto di autoconservazione.
Finché però all’autoconservazione preferirai l’autoconversazione, Marco, non hai scampo. E non l’avremo nemmeno noi dai tuoi soporiferi e deliranti post sentimental-egotici. Non violeranno nessuno standard della community Instagram, ma ormai rappresentano davvero una roba da class action, da change.org “Firma la petizione per levare i social al Castoldi”. Lo facessi almeno per l’arte, Marco, magari ne uscirebbe la nuova “Altrove” o una perla rara come la misconosciuta ma sempre validissima “Amore Assurdo”. Potevi essere uno dei più grandi artisti italiani, Marco, e invece ti sei digievoluto nell’unica persona che avrebbe davvero bisogno di stare lontana dal 5G per motivi di salute. È praticamente ovvio che esistano altre forme di vita. Vai, scoprile, fai il mignottone pazzo come ben insegna Michela Giraud, scopri il raggaetton (di questo consiglio, forse, ci pentiremo amaramente), le tavole Ouija (anche di questo), studia la forma delle nuvole. Insomma, trovati qualcosa da fare, per l’amor del cielo, e dimostraci di essere l’artista che qualcuno, nonostante tutto, non demorde dal credere che tu sia ancora oggi. Dimostra, a noi fan della prima ora proprio lo devi dopo tutto quello che ci hai fatto passare in questi anni, di non essere solo una palla al piede emotivamente instabile e più capricciosa di una reginetta di bellezza cinquenne. Anche perché, alla fine, in senso sia metaforico che letterale, valgono sempre le proverbiali parole di Emma Thompson in Love Actually: “Nessuno ti si scoperà più se piangi sempre”. Facci una pensata, Marco. L’ossigeno sulla luna non esiste ma tu sì, cerca di fartene qualcosa. Che non sia, te ne preghiamo, l'acchiappafantasmi.