È tutta una questione di schiaffoni. Quello preso sul sedere dall’aspirante giornalista di Toscana Tv Greta Beccaglia, quelli ricevuti dall’alto delle tastiere e degli schermi touch screen da Giorgio Micheletti (il conduttore della trasmissione che è stato addirittura sospeso, ndr), e quelli che sarebbero stati da dare a un violento molestatore. Ciò che è successo fuori dallo stadio Carlo Castellani di Empoli nel dopo gara del derby tra i padroni di casa e la Fiorentina, l’abbiamo visto tutti. Molestie in diretta televisiva, senza se e senza ma. Gesti vergognosi nei confronti di chi stava svolgendo il proprio lavoro, esattamente come ogni domenica. Nessuno deve essere autorizzato a toccare nessuno, men che meno una ragazza. Nell’unanime condanna del gesto, però, c’è da trovare un colpevole. Quello che ha toccato, senza alcun permesso e in modo così violento, la giornalista? No.
Il colpevole, o meglio l’agnello da sacrificare sull’altare del perbenismo e dei trending topic di Twitter, è diventato Giorgio Micheletti, il conduttore. Infatti, durante quei concitati minuti di diretta ha prima detto alla giornalista “non te la prendere” e poi “si cresce anche attraverso queste esperienze”. Frasi da condannare, inappropriate. Poi provate a sistemare da un “qualche sano schiaffone che se fossero dati da piccoli li avrebbero fatti crescere meglio”, che in molti neanche hanno sentito perchè sia mai si guardi il video per esteso. Ma la diretta è così. Ti prende, ti butta in un vortice impazzito e se non sei aggrappato bene vai giù.
Succede anche chi la televisione la fa da 45 anni. A volte cadi e ti rialzi, altre volte finisci nel tritacarne che non smette mai di girare a suon di offese e illazioni, come se tutti ti conoscessero, e poco importa se ti scusi riconoscendo i tuoi errori. Perchè ci saranno le nuove madri e i nuovi padri del giornalismo, pronti a sacrificarti facendo così passare in secondo piano il vero colpevole. Da chiedersi resta se hanno mai affrontato una diretta. Sono momenti concitati, frenetici. Sia per chi è in studio, sia per chi è in esterna e deve “fare risultato”.
Chi scrive ha avuto l’onore di lavorare fino a fine agosto per l’emissione televisiva nella quale è andata in onda la molestia. Nelle ultime ore si sono lette frasi di ogni genere con tutto il carrozzone della politica e del mainstream a fare la gara a chi è più solidale o a chi scrive meglio il comunicato. Nel frattempo, i social, sono diventati luogo dove attaccare senza freni, a briglia sciolta. Da chi “tifa” per il licenziamento di Micheletti (nonostante ci si erga a paladini del lavoro e sindacalisti alla prima occasione utile), a chi accusa di complicità la televisione. Ma complicità di cosa, poi? Si è semplicemente cercato un nuovo bersaglio, poiché fino a questa mattina non si conosceva il nome del molestatore. Si è spostato il focus altrove e addirittura mettendo sullo stesso piano chi le mani le ha usate e chi, invece, avrebbe potuto gestire in maniera diversa la cosa. Fare ciò porta a distrarci dal problema culturale che dovremo affrontare. Questo che avete letto l’ha scritto un maschio bianco “basico”. Ora arrabbiatevi pure.