“Sono un albero di arance, un panino, una dea” scrive Arisa in una foto dove si mostra al naturale, e tutti a dire che brava Arisa, che bella Arisa, perché naturale è bello. Come se essere naturali fosse bello, io evito anche i cibi naturali. Tanto nessuno può dire che fa schifo, perché sarebbe subito lapidato per body shaming, anche se una che è un albero di arance quanto meno è molto schaming, soprattutto se è Arisa, che è solo Arisa. Io piuttosto allora preferisco le vecchie rifatte, e non le vecchie qualsiasi.
Ieri ho scritto a Ornella Muti, su Instagram, in privato. Spero che mi risponda e che non mi si scagli addosso quella iena isterica olistica di Naike Rivelli, magari per gelosia. Il tutto è partito da una riflessione femminista che potrebbe avermi stimolato anche la tremenda Murgia, la quale vede i maschi solo come degli arrapati repressi dietro alle ragazzine. Voglio dire: i sex symbol degli anni Ottanta negli anni Ottanta non me l’avrebbero mai data, ma ora? E vuoi vedere che adesso farebbe piacere anche a loro? Perché magari soffrono la vecchiaia più di altre? D’altra parte, ne ho avuto una prova: una sera tardi con la mia amica Marisa Laurito ho avuto l’impressione che se ci avessi provato ci sarebbe stata, mentre non ci sarebbe mai stata negli anni Ottanta. Qualcuno penserà che Marisa Laurito non fosse un sex symbol ma non è vero, era nelle fantasie di molti italiani, è il tipo di napoletana pagnottella sexy che ti suscita certe fantasie perverse rustiche.
Stessa cosa con Enrica Bonaccorti, un giorno a casa sua le ho chiesto papale papale se voleva scopare (non si è offesa, anzi, mica è la Murgia, che si offende anche quando la chiedono a altre, o proprio per questo), mi ha detto di no ma perché è fidanzata con Giacomo, un gentile signore più vecchio di lei e io non ho insistito, ma se avessi insistito secondo me cedeva, e non tanto perché sono il più grande scrittore italiano ma perché sono un quarantanovenne adesso appetibile per loro, e di certo anche Enrica Bonaccorti negli anni Ottanta non me l’avrebbe data, era più tipo da Domenico Modugno o quella gente lì.
Una volta a casa di Roberto D’agostino, invece, ho incontrato Edwige Fenech ma non ho fatto nessuna avance sia perché ero a casa sua e gli avrei fatto fare brutta figura, sia perché si manteneva davvero bene e se la tirava ancora molto ma sono passati dieci anni, chissà com’è adesso, credo sia più disponibile e che si comporterebbe bene, con me o con altri, non come si sarebbe comportata con me o con altri negli anni Ottanta.
Quindi ho scritto a Ornella, Ornella non mi risponde, ma non ha neppure visualizzato. Le ho scritto una lettera gentile in cui le dico che malgrado l’età la trovo molto attraente e se vuole diventare la mia amante part-time una volta al mese (non è per scortesia ma non ho molto tempo da dedicare al genere umano).
Di Ornella sono sempre stato innamorato, non è solo una questione di sesso, la porterei a guardare il cielo stellato e le parlerei di tutto l’orrore di cui è fatto questo universo senza speranza e lei avrebbe i brividi di emozione lungo la schiena. (l’alternativa a Ornella sarebbe stata Eleonora Giorgi, solo che Eleonora Giorgi adesso è diventata come la mia amica Barbara Alberti, e allora vecchia per vecchia mi tengo Barbara).
Tutto questo discorso insomma mi sembra molto femminista, perché dà alle donne famose vecchie ancora un barlume di possibilità di sentirsi come quando erano giovani, e a noi che quando eravamo giovani negli anni Ottanta potevamo solo sognarle la possibilità di trasformare quel sogno in realtà, sebbene in parte avvizzito, ma noi riempiamo quel vuoto di freschezza con la fantasia.
Certo, nel mio discorso la Murgia si attacca in ogni caso, ma lì io non c’entro.