"Per il tuo culo, vendermi". Manuel Agnelli, del resto, il proprio se l'è ben corazzato evitandosi di rilasciare un primo disco da solista di merda. Avrebbe potuto permetterselo: i quattro singoli già usciti (Proci, Signorina Mani Avanti, Pam Pum Pam e soprattutto La profondità degli abissi, vincitore di un David di Donatello per la miglior canzone) sono stati, a loro modo, altrettante hit. Qualcosa in grado di non farci rimpiangere gli Afterhours e, anche, di avvicinare una nuova fetta di pubblico ai suoi storici scatarramenti musicali. In senso buono, se non ottimo. Ama il prossimo tuo come te stesso, titolo dell'album, è inaspettato. Così come le ballad d'amore spinto che contiene, accompagnate da un dolcissimo pianoforte mentre la voce di Manuel gioca come sempre tra seduzione e intimidazione. Agnelli non è mai stato rassicurante. E non ha certo intenzione di diventarlo ora. C'è la guerra, prendete i pop corn.
Se è vero che durante la presentazione del disco ha scatarrato sui Maneskin, risulta altrettanto cristallino che non ne abbia alcun bisogno per essere enormemente più rilevante di quei quattro ragazzetti de Roma che gli avevano affidato, croce e delizia, a X Factor. Oggi Agnelli, libero da onori e oneri televisivi, è uscito dalla gabbia e ha scelto di farlo da solo, consapevole che l'attitudine con cui è nato, consolidata da 30 anni di palco, gli avrebbe garantito di suonare credibile e disturbante per le orecchie di chiunque possieda un paio di timpani.
C'è qualcosa di nuovo, qualcosa di vecchio e qualcosa di blu(e) - non da ba dee da ba da - nelle dieci tracce di Ama il prossimo tuo come te stesso. Prevalentemente, il tema è davvero l'amore, ma contro cui si stagliano le ombre di molteplici Giuda sullo sfondo di una "Milano con la peste" dove ogni ora è fatta per dimenticare. La verità? Potrebbe interpretarli anche Orietta Berti, vogliamo immaginarcela con un fucile che fa Pam Pum Pam, ma a dare carattere e unica ragion d'essere a questi dieci brani, soprattutto a quelli non ancora diventati singoli, è la voce di Manuel con quella "R" stortissima, avvinghiata su se stessa che sarebbe auspicabile presto o tardi diventasse patrimonio Unesco. "Ho preso tutto, nessuno mi ha preso".
Ama il prossimo tuo come te stesso è un disco nato in pandemia che non vede l'ora di essere suonato dal vivo. Scalpita. Vuole di più. E lo avrà. Mentre le nuove leve del rock (?) internazionale possiamo immaginarle sedute al tavolo con un nutrito nugolo di cortigiani e leccapiedi a suggerire loro testi in base ai trend del mese, Manuel Agnelli fa il cazzo che gli pare, si diverte a regalarci canzoni d'amore tossico, odio, invidia, rancore, malfidenza e carne di cui sente la straziata mancanza. Senza dimenticare il sesso, dopo aver ucciso la calma ed essersi trasformato in guerra. "Potevo diventare un uomo di spettacolo", canta Agnelli in Ama il prossimo tuo come te stesso. Per fortuna, non è successo. Perché un conto è esibirsi al Circo Massimo, tutt'altra faccenda è esserlo. Agli altri, a tutti gli altri, non resta che inseguire il primo milione nella profondità degli abissi. Proci (che, però, nemmeno hanno il coraggio di scoparsi Penelope. Politically correct oblige)