No, questa volta non vi costringeremo a leggere l’articolo più lungo mai scritto su Sotto il sole di Riccione e il motivo è presto detto. Sul nuovo film del duo di registi YouNuts! (Niccolò Celaia e Antonio Usbergo, gli stessi dei video di Tommaso Paradiso), realizzato sulla base di un soggetto scritto da Enrico Vanzina e “musicato” dallo stesso Tommy Paradise, c’è così poco da dire che ce la caveremo in fretta. Quello che doveva essere la versione 2.0 di Sapore di mare, infatti, dopo essere sbarcato su Netflix con un discreto hype tanto sui social quanto sulle testate on-line, si è rivelato, alla fine dei conti, null’altro se non un filmetto mediocre da guardare col telefono in mano.
La storia è questa: un gruppo di ragazzi si ritrova in riviera (a Riccione, appunto), per la classica vacanza tardo adolescenziale fatta di serate e amori leggeri. Fine.
La compagine, come sempre accade, si riunisce includendo nuovi e vecchi frequentatori della zona, a partire da Marco (Saul Nanni, lo stesso della serie Disney Alex & Co. - uno che a vent’anni era già al Festival del Cinema di Venezia ma che qui sembra la versione bella di Raffaele Sollecito), che torna a fare le vacanze a Riccione per rivedere Guendalina (Fotinì Peluso, la stessa de La compagnia del Cigno) e tutto il giro con cui si becca ogni anno. Marco condivide la stanza con lo sballone milanese Matteo Oscar Giuggioli, in un appartamento di proprietà di Gualtiero (Andrea Roncato), bagnino-playboy in pensione, prodigo di consigli sull’arte della seduzione. New entry del gruppo: Vincenzo (Lorenzo Zurzolo, tra i protagonisti di Baby), un ragazzo non vedente figlio di Irene (Isabella Ferrari), e Ciro (il mega fisicato Cristiano Caccamo, già noto per il Paradiso delle Signore e Provaci ancora Prof). Tra gli altri presenti anche Luca Ward (com’è invecchiato!), che se la fa con Isabella Ferrari, Ludovica Martino (già Skam Italia), che se la fa con il non vedente Vincenzo, Davide Calgaro, l’amico un po’ sfigato ma simpatico, Claudia Tranchese (migliore amica della fidanzata di Ciro, nonché colei che glielo arruberà) e Giulia Schiavo (da Un Posto al Sole, incredibilmente simile alla Sofia interpretata da Amanda Campana in Summertime - che tra l’altro vi consigliamo di seguire su Instagram).
Ora, cosa non funziona nel film? Numero uno: Tommaso Paradiso himself. Ci dispiace dirlo, che noi a Tommaso sotto sotto gli vogliamo pure bene, ma ormai è diventato la parodia di sé stesso. Parte il film, parte la sua Sotto il sole di Riccione, e sembra di ascoltare i The Giornalai de Le Coliche. Le sue canzoni, che pure, a quanto sembra, hanno in qualche maniera ispirato Vanzina, conferiscono al film un aspetto quasi caricaturale. In questo, Summertime è avanti anni luce, spaziando tra i generi e fornendo un esempio realistico di ciò che, chi ha vent’anni, fa e ascolta davvero - una specie di “carotaggio” di gioventù reale. L’impressione di avere a che fare con una parodia si ripresenta, poi, ogni qual volta Cristiano Caccamo appare sullo schermo. È lui o è Ciro dei The Jackal? Hanno anche il nome in comune.
Il formato poi - sì, il film - non permette, ancora una volta al contrario di Summertime, che si crei una vera affezione nei confronti dei personaggi. Troppo poco tempo assieme a loro, troppe poche ore ad ascoltarne gli struggimenti, a calarsi nei loro panni, a fronte di una profondità giocoforza limitata della scrittura che li riguarda e che quindi non compensa, in tridimensionalità, la prevedibilità di ciò che diranno e faranno nel corso della storia. Ed è proprio questo, probabilmente, il difetto principale: i personaggi di Sotto il sole di Riccione non sono né sufficientemente caratterizzati da diventare macchiette, da fare quel giro della morte che facevano invece i Jerry Calà e i Guido Nicheli di Sapore di mare, né così autentici da toglierci la sensazione di avere appena visto la versione sbiadita di un film già visto. I personaggi a cui Sotto il sole di Riccione rende omaggio erano ingredienti speziatissimi di una portata che ha mantenuto inalterato il suo sapore nel tempo. Il film di Niccolò Celaia e Antonio Usbergo, al contrario, è così delicato da risultare impalpabile, perdendo inesorabilmente il derby della piadina contro Summer e la sua cricca.