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Tananai è il più bel plot twist di Sanremo: nato ultimissimo, ecco perché merita la vittoria più di Mengoni

  • di Grazia Sambruna Grazia Sambruna

10 febbraio 2023

Tananai è il più bel plot twist di Sanremo: nato ultimissimo, ecco perché merita la vittoria più di Mengoni
L'essenziale. Tananai sta facendo il Sanremo perfetto. Nessuno, nemmeno lui, ci avrebbe scommesso dopo le stecche dello scorso anno sulla hit "Sesso occasionale" (che, infatti, arrivò ultimissima in classifica). E invece la sua Tango è così struggente da meritare la vittoria. Molto più di Marco Mengoni?

di Grazia Sambruna Grazia Sambruna

Non ne prendeva una. Lo scorso anno Tananai era sul palco dell'Ariston con la sua Sesso Occasionale, canzone che sarebbe poi diventata la hit che tutti conosciamo. Mentre si affannava invano per azzeccare almeno mezza nota live dalla splendida cornice del Festival 2022, nessuno gli avrebbe dato due lire. E infatti si piazzò ultimissimo. Quando Amadeus annunciò il suo nome come fanalino di coda della classifica finale, il giovane avviò una diretta Instagram in cui sbocciava champagne con il proprio staff. Come se avesse vinto. Poi il successo del brano, il tormentone estivo in feat con Fedez e Mara Sattei a cantare La Dolce Vita. Negli ultimi mesi, una ballad molto teen, Abissale, dedicata a un amore perduto. E chissenefrega.

Il punto è che a Sanremo 2023, contro ogni pronostico, Tananai sta facendo una gara perfetta. Testo, video, outfit, c'è perfino un filo di voce che non si sospettava potesse avere. E sì, la sua Tango c'entra con la guerra in Ucraina. Ma non si tratta del classico pezzo paraculo. Mentre Marco Mengoni, vincitore annunciato, propone un pigrissimo brano che regala solo lo sfoggio della mirabile potenza vocale che possiede (ma lo sapevamo già), Tananai rappresenta in carne, ossa e occhiaie la favola di Steven Bradbury. E questo è solo uno dei motivi per cui meriterebbe la vittoria del Festival. Intanto, dopo le prime tre serate, milita saldo tra i primi cinque in classifica provvisoria, ossia tra quelli che, da regolamento, si giocheranno il trionfo in finale. Chi ce lo doveva dire. 

Prima di tutto, il fairplay. Quando uscì il testo della canzone su Sorrisi, insieme a quello di tutti gli altri brani in gara, gli fu chiesto di spiegarene in breve il significato. Fece il vago: "Una storia d'amore a distanza", disse. Vero. E pure coinvolgente. Fin dal primo ascolto, appena ha iniziato a cantare dal palco dell'Ariston, Tananai ha infatti catalizzato l'attenzione dell'intero Twitter: in primis, non era stonato. Nemmeno Pavarotti, ovvio. Ma non era stonato. Poi, di verso in verso, anche i più cinici si sono arresi e hanno cominciato a buttar giù un messaggio per l'ex nelle note del telefono. Tango sprigiona un senso di mancanza a dir poco killer, impossibile ascoltarlo indenni. Ancora prima di capire di cosa parli davvero. 

C'è già chi gli dà del paraculo. Il pezzo che porta a Sanremo 2023, infatti, pur non menzionandoli mai racconta l'amore tra Olga e Maxim, una coppia di giovani ucraini che si è vista piombare addosso la guerra e ha dovuto inventarsi, da un giorno con l'altro, come sopravviverle. Riuscendoci. La maggior parte dei Big in gara, se avessero portato un brano su questo tema, ci avrebbero puntato subito. L'avesse fatta Kekko dei Modà, per esempio, ci immaginiamo che si sarebbe intitolata, con ogni probabilità: "Ho scritto un pezzo sull'Ucraina", in caps lock. Tananai, no.

Ed è stata una scelta coraggiosa, oltre che tutto meno che paracula. Non poteva di certo contare sulla voce o l'interpretazione, nemmeno sulla propria "credibilità" artistica. Per tutti era il giullare dell'Ariston, oppure quello della hit estiva con Fedez. Simpatico, per carità. Ma un cantante è altra cosa. Gli sarebbe ben convenuto, dunque, spingere il topic #Ucraina come teaser, per racimolare un po' di attenzione buonista (e magari qualche polemica) ancora prima di esibirsi. Non l'ha fatto. Ha presentato "Tango", semplicemente cantandola senza spiegazioni e, al termine della serata, si è subito classificato tra i primi cinque. Per merito, dunque, a scampo di ogni piaggeria. Poi, è uscito il video su Youtube. 

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Un post condiviso da Tananai (@tananaimusica)

Il video, diretto da Olmo Parenti, è un insieme di immagini che vedono Olga e Maxim insieme, prima e durante la guerra. Le vacanze in coppia, una serata coi narghilè, le giostre. Tutto scorre come in ogni giovane storia d'amore e sono bellissimi, lo siamo stati tutti almeno una volta nella vita. Innamorati. Poi, il Sottosopra. Scoppia il conflitto armato e a Maxim tocca di diventare soldato. I due continuano a starsi vicini, come possono. Lui le manda filmati in cui carica mitra o coccola gattini, circondato da carroarmati. Lei gli risponde con palazzine in fiamme, ma anche pranzi in casa, yoga in tuta fucsia. Si guardano come se fossero davvero faccia a faccia, si chiamano via FaceTime, tutti sorrisi, davanti a scenari notturni e diurni disperanti: macerie, rivolte, bandiere, fuoco. Commuove anche solo scriverne. Figuriamoci vederli.

Commuove, sì. E tanto. Perché le parole del brano raccontano quella storia d'amore, i ricordi elencati dalla voce sussurrata di Tananai appartengono a questi due fidanzatini, li hanno vissuti prima che il mondo gli si capolvegesse addosso. E li hanno postati, come tutti, sui social. Se li sono scambiati in chat tra una parola d'amore e l'altra. Vedere Maxim, poi, in tenuta militare mentre strimpella una chitarra richiama subito alla mente un'altra canzone di guerra: "C'era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones". Sì, ma quella la faceva Gianni Morandi nel 1967. Il video di Tango è un colpo al cuore anche perché, tramite una sapiente scelta di immagini vere, semplici ma potentissime, fa realizzare che quelle due persone (che potrebbero essere chiunque di noi) stiano vivendo ogni giorno una situazione che forse avevamo sentito raccontare dai nostri nonni. Qualcosa di lontanissimo nel tempo che ci appare del tutto anacronistico. Eppure, è qui e ora. Mentre, con ogni probabilità, ci stiamo affannando per comprendere la sadica e insidiosa natura del ghosting nelle relazioni. Fa male. 

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Fa male anche perché d'amore si parla sempre, ma in realtà è un po' come se non se ne parlasse mai. La sciagurata tematica viene memata, bistrattata, presa per il culo. Ad andar bene, banalizzata. Tanto, mica esiste. Ci sono le app di incontri, c'è la reciproca sopportazione, le fantasie su altre persone perché che cliché antiquato la monogamia, signora mia. C'è il sarcasmo: figuriamoci se mettersi con qualcuno possa portare a qualcosa di buono, oltre a quei piccoli momenti in cui si condivide il piacere di dimenticare le angosce e la pressione della vita così stressante che ci tocca vivere. Menomale che Tinder c'è. Come se non volessimo tutti, prima o dopo o adesso, ricevere e ricambiare l'intensità di sguardo con cui si lumano i Coma Cose, con cui si baciano a ogni parola, pur distantissimi, Olga e Maxim. 

La loro storia, raccontata in modo così sublime tramite parole e immagini, sbatte in faccia un dato fattuale. Fattuale e in assoluta controtendenza: l'amore esiste eccome. Vedi questi due. Questi due ci dimostrano che esistono amori grandissimi, enormi, capaci di tutto e non per fiction. Non sono felici nemmeno loro, però. Per vivere un legame così monumentale ci vuole "fortuna", forse, ma soprattutto una capacità di inventiva, una determinazione che esonda gli argini della follia. Ma non è possibile fare altrimenti. Sono rarissimi questi amori, eppur si muovono. Paralleli alle nostre vite "così stressanti" in cui ci ripetiamo che l'amore non esiste, quindi è del tutto accettabile non trovarlo. L'amore esiste, invece, solo che non è capitato a te. E, forse, non ti capiterà mai. Fa male. 

La voce incerta e timida di Tananai, poi, dona verità al brano, invece di deturparlo. Rende questa storia grandiosa ancora più vicina alla realtà. L'avesse interpretata un alfiere del bel canto all'italiana, ci saremmo tutti distratti a seguirne le evoluzioni vocali, senza badare troppo al resto. E cosa ci saremmo persi. 

Tango è un pezzo in grado di regalare tutto questo, tra guerra e indagine sul sentimento, senza un filo di retorica piaciona. Scritto con una delicatezza sopraffina, sarebbe stato una bomba anche se avesse raccontato la storia a distanza di Filippo e Caterina. Un progetto strutturato con così tanta cura, al millimetro, merita di vincere qualunque cosa. Marco Mengoni ha una voce incredibile, certo. Ma la sua Due Vite, papabilissima trionfatrice del Festival, è un giro a vuoto di tecnica, gorgheggi e acuti onanistici. Finisce lì. Si facesse scrivere una roba dagli autori di Tananai. Poi ne riparliamo. Pigro. 

 

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