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Territory,
gli ultimi veri romantici

  • di Silvia Vittoria Trevisson Silvia Vittoria Trevisson

30 aprile 2020

Territory, gli ultimi veri romantici
Si chiamano Territory, vengono da Parigi e suonano musica shoegaze e post-punk. Di che si tratta? Di un genere che in Italia sembra dimenticato, ma che nei prossimi mesi vi farà ballare romanticamente come ai tempi del liceo. Poi non dite che non vi avevamo avvertito

di Silvia Vittoria Trevisson Silvia Vittoria Trevisson

Appena si ascolta un pezzo dei Territory, si ha la sensazione di averli già sentiti da qualche parte. Ma non è una cosa negativa, come di solito succede con quasi tutte le band emergenti del momento. Per loro, è un punto di forza. Per la generazione dei millenial (alla quale loro stessi appartengono), i Territory riportano in auge un’ondata di suoni già conosciuti e purtroppo quasi del tutto dimenticati. È un po’ come aprire quel cassetto dei ricordi e trovarci dentro, a nostra insaputa, un sacco di cose fighe. Ma la cosa più figa di tutte è che la band nasce dalla genuinità di quattro ragazzi che amano sperimentare, e per cui la musica significa prima di tutto “amicizia”. 

Partiamo dal principio, come nasce Territory? 

Martin: “La nostra band si è formata a Parigi. Come si suol dire, ‘eravamo quattro amici al bar’. Uscivamo insieme la sera e ascoltavamo la stessa musica, quindi l’idea di creare un progetto insieme è venuta fuori in modo piuttosto naturale. Io e Adrien siamo la voce e le chitarre, Alex è al basso e Mathieu alla batteria”.  

La cosa che colpisce di più sono le vostre melodie romantiche, che si fondono insieme a dei ritmi davvero energici. Che tipo di musica vi è di ispirazione? Vi riferite a qualche band in particolare?

Martin: “Adoriamo Elliott Smith, gli Slowdive, anche se, negli ultimi tempi, abbiamo preso una direzione abbastanza diversa, in vista del nostro primo album, che tra l’altro uscirà a breve”.

Adrien: “Siamo ancora romantici, ma stiamo diventando più post-punk rispetto all’inizio, lo si percepisce anche durante gli show. Non abbandoniamo l’atmosfera shoegaze, ma ci stiamo addentrando in suoni più aggressivi e forse anche più profondi. Direi un mix tra Slowdive e Fugazi”.

Come componete la vostra musica? Fate un lavoro di squadra o ognuno pensa al suo?

Martin: “Adrien scrive i testi, e per quanto riguarda la musica ci lavoriamo tutti, in sala oppure a casa. Di solito comunque, componiamo tutti i pezzi insieme durante la sessione di prove”.

Times, New Romance è un EP sognante ma allo stesso tempo ha qualcosa di malinconico. Avete un pezzo preferito, tra quelli che avete già fatto?

Adrien: “Per adesso direi Late Night nel primo EP, ma allora eravamo ancora giovani come band. C’è un sacco di roba figa che sta arrivando col nuovo album”.

Martin: “Sono d’accordo, Late Night. Per ora, ovviamente”.

Adrien: “Penso che in questo momento, siamo finalmente arrivati al punto in cui volevamo arrivare fin dall’inizio. E stiamo facendo la musica che abbiamo sempre voluto fare”.

Ma allora svelateci un po’ del vostro primo album. Cosa arriva di nuovo?

Martin: “Sarà sicuramente più potente, come ha detto Adrien. Forse avrà anche qualcosa di più drammatico…”.

Adrien: “Penso che per quest’album abbiamo impiegato tutte le nostre forze. Ha più sostanza, è più personale, e i testi hanno molto più significato rispetto a quello che abbiamo già scritto. È più profondo, spero che arrivi al pubblico e che alla gente piaccia almeno un minimo di quanto piace a noi”.

È bello parlare con una band così entusiasta e unita. Come vi descrivereste a chi non vi conosce?

Adrien: “Siamo così uniti perché prima di essere una band, siamo migliori amici. Passiamo il 90% del nostro tempo insieme, e descrivere Territory è come descrivere noi stessi come persone. Quindi direi…Musica potente, dalla prospettiva di un’anima naïf”.

E qual è invece, ad ora, il vostro più grande successo?

Martin e Adrien: “Aspetta qualche mese, e poi ve lo facciamo vedere”.

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