Appena si ascolta un pezzo dei Territory, si ha la sensazione di averli già sentiti da qualche parte. Ma non è una cosa negativa, come di solito succede con quasi tutte le band emergenti del momento. Per loro, è un punto di forza. Per la generazione dei millenial (alla quale loro stessi appartengono), i Territory riportano in auge un’ondata di suoni già conosciuti e purtroppo quasi del tutto dimenticati. È un po’ come aprire quel cassetto dei ricordi e trovarci dentro, a nostra insaputa, un sacco di cose fighe. Ma la cosa più figa di tutte è che la band nasce dalla genuinità di quattro ragazzi che amano sperimentare, e per cui la musica significa prima di tutto “amicizia”.
Partiamo dal principio, come nasce Territory?
Martin: “La nostra band si è formata a Parigi. Come si suol dire, ‘eravamo quattro amici al bar’. Uscivamo insieme la sera e ascoltavamo la stessa musica, quindi l’idea di creare un progetto insieme è venuta fuori in modo piuttosto naturale. Io e Adrien siamo la voce e le chitarre, Alex è al basso e Mathieu alla batteria”.
La cosa che colpisce di più sono le vostre melodie romantiche, che si fondono insieme a dei ritmi davvero energici. Che tipo di musica vi è di ispirazione? Vi riferite a qualche band in particolare?
Martin: “Adoriamo Elliott Smith, gli Slowdive, anche se, negli ultimi tempi, abbiamo preso una direzione abbastanza diversa, in vista del nostro primo album, che tra l’altro uscirà a breve”.
Adrien: “Siamo ancora romantici, ma stiamo diventando più post-punk rispetto all’inizio, lo si percepisce anche durante gli show. Non abbandoniamo l’atmosfera shoegaze, ma ci stiamo addentrando in suoni più aggressivi e forse anche più profondi. Direi un mix tra Slowdive e Fugazi”.
Come componete la vostra musica? Fate un lavoro di squadra o ognuno pensa al suo?
Martin: “Adrien scrive i testi, e per quanto riguarda la musica ci lavoriamo tutti, in sala oppure a casa. Di solito comunque, componiamo tutti i pezzi insieme durante la sessione di prove”.
Times, New Romance è un EP sognante ma allo stesso tempo ha qualcosa di malinconico. Avete un pezzo preferito, tra quelli che avete già fatto?
Adrien: “Per adesso direi Late Night nel primo EP, ma allora eravamo ancora giovani come band. C’è un sacco di roba figa che sta arrivando col nuovo album”.
Martin: “Sono d’accordo, Late Night. Per ora, ovviamente”.
Adrien: “Penso che in questo momento, siamo finalmente arrivati al punto in cui volevamo arrivare fin dall’inizio. E stiamo facendo la musica che abbiamo sempre voluto fare”.
Ma allora svelateci un po’ del vostro primo album. Cosa arriva di nuovo?
Martin: “Sarà sicuramente più potente, come ha detto Adrien. Forse avrà anche qualcosa di più drammatico…”.
Adrien: “Penso che per quest’album abbiamo impiegato tutte le nostre forze. Ha più sostanza, è più personale, e i testi hanno molto più significato rispetto a quello che abbiamo già scritto. È più profondo, spero che arrivi al pubblico e che alla gente piaccia almeno un minimo di quanto piace a noi”.
È bello parlare con una band così entusiasta e unita. Come vi descrivereste a chi non vi conosce?
Adrien: “Siamo così uniti perché prima di essere una band, siamo migliori amici. Passiamo il 90% del nostro tempo insieme, e descrivere Territory è come descrivere noi stessi come persone. Quindi direi…Musica potente, dalla prospettiva di un’anima naïf”.
E qual è invece, ad ora, il vostro più grande successo?
Martin e Adrien: “Aspetta qualche mese, e poi ve lo facciamo vedere”.