Fango e Risate è il titolo del libro in cui Andrea Muccioli si propone di raccontare tutta la verità su San Patrignano, la comunità fondata da suo padre Vincenzo e tornata sulla bocca di tutti a inizio anno, quando uscì la docu-serie Netflix Sanpa. Muccioli Jr, estromesso dalla guida della comunità nel 2011, non ha mai nascosto di non essere stato soddisfatto, per usare un eufemismo, dal progetto della grande N (che lo vede tra gli intervistati) quindi, dalle pagine di Repubblica, annuncia l’uscita della sua versione letteraria di questa storia (dal 1975 al 1995) ancora piena di tenebre e luci, nonostante tutti i tentativi fatti per raggiungere un maggior livello di chiarezza. Fango e Risate sarà disponibile dal prossimo 26 ottobre, nell’attesa abbiamo raggiunto telefonicamente Giuseppe Maranzano, figlio di quel Roberto Maranzano che è stato ucciso all’interno della comunità di San Patrignano nel 1989: il tragico fatto divenne di pubblico dominio solo quattro anni più tardi grazie alla “confessione” di un testimone e portò Vincenzo Muccioli nuovamente in tribunale dopo lo storico “processo delle catene”. Giuseppe Maranzano non è convinto che nel libro in uscita verrà raccontata, davvero, tutta la verità su San Patrignano. Forse anche perché, a volte, tocca constatare quanto la “verità” sia in grado di assumere la forma di un prisma. Ce ne sarà davvero soltanto una, in fondo? Nel frattempo, sentiamo quella di Giuseppe Maranzano (che, su questo non ha dubbi, leggerà il libro di Andrea Muccioli).
Fango e Risate è libro di Andrea Muccioli sulla storia di San Patrignano dal 1975 al 1995. Cosa pensa del titolo scelto?
Credo che abbia voluto metterci “risate” perché lui racconta di essersi sempre divertito molto a San Patrignano prima di diventarne responsabile. Per quanto riguarda “fango”, invece, penso che quella parola stia lì con un duplice significato: il primo rappresenta gli inizi della comunità che sono stati letteralmente in mezzo al fango perché fu costruita su un’azienda agricola dal niente, non c’erano nemmeno strade asfaltate. Metaforicamente, invece, sta a indicare anche il “fango” che è stato buttato su suo padre.
Lo stesso fango buttato sul suo di padre, Roberto Maranzano?
Su mio padre ne è stato buttato moltissimo di fango. Sempre con l’obiettivo di pararsi dalle accuse. Di fango i Muccioli ne hanno buttato non solo su mio padre, ma su chiunque, su tutte le persone che non seguivano il loro pensiero. Ecco, questo sarebbe stato un buon titolo per il libro di Muccioli: Sabbia e fango. Sabbia per insabbiare ciò che non gli faceva comodo divenisse di dominio pubblico, fango per screditare i “nemici” o le persone che potessero costituire un problema per l’immagine della comunità. Come mio padre. Che però lì dentro ci è morto ammazzato.
Leggerà Fango e Risate?
Sì, sicuramente. Anche se mi dispiace dargli questi soldi. Magari però gli serviranno visto che è stato cacciato così in malo modo dalla comunità.
Andrea Muccioli dice: “questo libro ha un solo obiettivo, quello di raccontare la verità”. Si aspetta di trovarne leggendolo?
Guarda ho letto l’intervista questa mattina e ti faccio un esempio per risponderti: l’autore dice, replicando a una domanda del giornalista, che nel libro non verranno trattati temi come la presunta omosessualità, la misoginia e addirittura le cause della morte di suo padre. Sono già tre discorsi belli grandi che però non ci saranno. Curioso, visto che le intenzioni dichiarate sarebbero quelle di “raccontare tutta la verità”. Non mi stupisco più di tanto, comunque: guardando la serie Sanpa, ci sono rimasto di sale quando ho scoperto che né la madre né il fratello di Vincenzo abbiano mai saputo di quale male fosse morto. Come del resto, ad oggi, non lo so ancora nessuno in via ufficiale. Queste omissioni da parte della famiglia hanno portato a voci e magari anche illazioni, come quelle sull’Aids, che campeggiavano sulle prime pagine di tutta la stampa nazionale all’epoca. Sarebbe bastato smentire, dire qualcosa. Quando non si ha niente da nascondere, dovrebbe essere così.
Questi discorsi, queste domande ancora senza risposta e immaginiamo anche molte altre, ha mai avuto occasione di farli di persona ad Andrea Muccioli?
Sì, ma non è successo.
In che senso?
Una decina di anni fa quando avevano premiato la comunità di San Patrignano con il prestigioso Sigismondo d’Oro, io e Sebastiano Berla (il fratello gemello di Natalia, anche lei morta lì dentro) eravamo andati a Rimini per contestare questa assegnazione. Il giorno successivo ci siamo recati in comunità per poter avere un dialogo con Andrea ma, per quanto nevicasse e ci fossero meno cinque gradi, ci lasciò fuori per tre ore mentre suoi emissari (tra cui il capo ufficio stampa di San Patrignano che era un ex brigatista) venivano a raccontarci quanto lui fosse impegnato e purtroppo non avesse tempo. In pratica, non si è neanche degnato di venirci a stringere la mano, nemmeno di salutarci da lontano. Non è che fossimo il Presidente della Repubblica e il Papa, ma eravamo e siamo comunque i parenti di persone che lì dentro sono morte, due minuti pure contati li poteva trovare.
Cosa pensa di Andrea Muccioli?
Il classico figlio di papà viziato. Quando c’era suo padre lui faceva la bella vita: aveva macchinoni, motoroni ecc ecc. A un certo punto, i tempi sono cambiati e si è ritrovato con l’azienda del papi sulle spalle. Quindi ha provato a imitarlo ma non ci è riuscito e ha fatto più che altro danni. Si è dimostrato una persona non all’altezza che pure oggi, per forza di cose, si ritrova obbligata a dire falsità.
Ancora dopo più di 30 anni ritiene che Andrea Muccioli senta il bisogno di nascondere qualcosa o comunque il peso di non poter dire tutta la verità?
Dopo l’uscita della serie Sanpa, da cui è rimasto deluso perché credo si aspettasse l’ennesima osannazione del padre, non ha più potuto nascondere alcune cose. Se non altro oggi, per esempio, a quanto leggo ammette l’esistenza dei reparti nella comunità di quei tempi, conferma pure gli schiaffoni che volavano e il Sole Piatti. Tutte cose che ha passato anni a negare. Oggi si sentirà un coglione per averlo fatto, per aver negato l’evidenza, e sta cercando di salvare il salvabile, mantendo comunque la linea per cui suo padre fosse sotto ogni aspetto e sempre una persona meravigliosa e integerrima. Per il resto, tutto quello che potrà nascondere fino alla fine dei suoi giorni, continuerà a nasconderlo fino alla fine dei suoi giorni. Per forza.
Visto che siamo in tema di rapporti padre-figlio, ci possiamo salutare con un bel ricordo su suo papà, Roberto Maranzano?
Io ho solo bei ricordi con e su mio papà. Per esempio, quando avevo sette anni si era comprato una Fiat Argenta tutta nuova, coi sedili in alcantara. Era una delle prime auto con i cristalli elettrici e ci teneva moltissimo a poter andare in giro così visto che faceva il rappresentante. Io lo accompagnavo spesso al lavoro e me ne rimanevo in macchina a giocare. La prima volta che sono salito su quell’auto nuova fiammante, appena mio padre mi ci ha lasciato su da solo, ho scoperto l’accendisigari. L’ho preso subito, era una novità per me. L’ho fatto riascaldare e gli ho segnato il cruscotto in pelle più e più volte: mi sono proprio divertito, insomma, ma sta di fatto che gliel’ho sminchiato tutto, quel cruscotto. Sai che nemmeno si è incazzato? Forse era sotto choc, ma ricordo che, davvero, neanche un rimprovero. Lui non si arrabbiava mai.