Passaggio al bosco neofascista, Passaggio al bosco fuori da Più libri più liberi. È quest, in sintesi, la proposta di alcuni intellettuali, tra cui Anna Foa, Alessandro Barbero, Antonio Scurati, Zerocalcare, Domenico Starnone, Carlo Ginzburg, Domenico Procacci, Loredana Lipperini, Christian Raimo, Caparezza, Valerio Renzi, Massimo Giannini, Daria Bignardi, che vorrebbero bloccare la partecipazione della casa editrice toscana nata nel 2017 in seno all’estrema destra fiorentina (quella di Casaggì). Come scrivono nell’appello, “Appare evidente che non si tratta di testi di studio o di indagine su determinati fenomeni o periodi storici, ma di un progetto apologetico che dipinge la temperie dei fascismi europei, anche nei loro aspetti più violenti, persecutori e sanguinari, come un'esperienza eroica da cui trarre esempio”. Anche molti altri editori hanno condiviso il comunicato e ora si è aperto il dibattito, nonostante l’Aie, l’Associazione Italiana Editori, abbia confermato la partecipazione dell’editore, non volendo censurare gli espositori in base alla loro linea editoriale. Ne abbiamo parlato con Massimiliano Zossolo, fondatore di Welcome to favelas e nuova firma de Il Tempo.
Cosa pensi del caso? È giusto bloccare la partecipazione a una casa editrice neofascista?
Ma per carità, è una scelta ridicola. Ogni volta il solito teatrino: una volta è Altaforte, una volta è la presenza di Caffo, sono casi montati ad arte per far parlare di questi eventi legati a un mondo dell’editoria moribondo. Non penso sia nemmeno una questione di destra o sinistra, credo che ogni volta cerchino la polemichina per mettere un po’ di sale su un piatto decisamente sciapo.
Se fosse stata una casa editrice di sinistra, che magri pubblica ex terroristi e criminali conclamati, avresti comunque sostenuto il loro diritto a partecipare?
Io, nella mia posizione, non ho alcun potere di appoggiare o osteggiare la partecipazione a un evento del genere, e nemmeno mi interesserebbe farlo. Per quanto mi riguarda, trovo i libri scritti da terroristi o da persone considerate impresentabili estremamente interessanti: da Prospero Gallinari a Pierluigi Concutelli, per restare tra i terroristi italiani. Credo che vietarne gli scritti sia molto più pericoloso che permetterne la lettura. Parliamoci chiaro: non è che i libri di Léon Degrelle o di Claudio Lavazza trovino un pubblico vasto; rimangono letture circoscritte a studiosi di determinati segmenti storici o politici e non c’è alcun rischio reale che domani qualcuno cominci a spedire pacchi bomba solo perché ha letto il manifesto di Unabomber.
Però quella casa editrice comunque pubblica libri davvero bordeline. Alla fine va bene la libertà di espressione, ma potremmo anche farcene una ragione no?
Ma infatti stiamo parlando di un non-problema, o meglio di un problema creato ad arte. Se i libri non piacciono, semplicemente non si comprano; se la casa editrice non piace, tanto vale non farle nemmeno spendere le 400-500 euro per il banchetto alla fiera, soldi che probabilmente non riuscirà nemmeno ad ammortizzare con le vendite. Non ne faccio una questione di libertà d’espressione, anche perché di sicuro la libertà non si chiede partecipando a quella che, in fondo, è poco più di una sagra di paese come Più Libri Più Liberi.
Hai detto che, appena saputo della polemica, hai comprato subito un libro di Passagio al bosco. Quale?
Ho comprato Remigrazione di Martin Sellner, l’argomento è abbastanza chiaro.
Lo hai già letto? Com’è?
Il testo è interessante, il concetto di “Remigrazione” sta entrando prepotentemente in politica e Martin Sellner è stato tra i primi a mettere a terra delle proposte concrete in merito.
Ma le fiere del libro come Salone del libro e Più libri più liberi non sono un po’ “scaduti” ormai? Neanche a sinistra li sostengono più. Tu andresti?
Da tempo sono convinto che bisogna lottare per distruggere tutto ciò che oggi, a torto, viene considerato cultura. Cinema, editoria, giornali, musica: tutte cose fatte passare in malafede per beni culturali, quando in realtà si tratta semplicemente di impianti di spartizione e mantenimento del potere. Fortunatamente oggi ci viene in soccorso l’Intelligenza Artificiale, che nei fatti ha già spazzato via questi segmenti. Certo, l’illusione di far parte ancora di quei gruppi e di credersi indispensabili alla società durerà ancora a lungo. Nei prossimi anni vedremo che più le IA renderanno evidente la disfatta dei blocchi culturali, più la politica li sosterrà con forti iniezioni di soldi pubblici, ma il collasso sarà inevitabile, perché quel sistema è semplicemente già finito. Io andrò alla fiera per un paio di dibattiti che mi interessano; magari, se non li cacciano, ci si incontra allo stand di Passaggio al Bosco.