Ogni anno, addirittura più volte all’anno, Nike butta fuori dei modelli di Air Max che diventano in men che non si dica dei veri e propri simboli generazionali. Il brand dell’Oregon, attraverso le menti visionarie dei suoi designer, si è garantito il podio mondiale nel mercato del footwear.
Come? Al team di Nike non è mai bastato stare al passo coi tempi: li hanno sempre anticipati.
Air Max nasce per essere una scarpa poliedrica e dalle mille personalità, pensata per accontentare praticamente chiunque, reinventandosi continuamente a seconda della moda del momento. Ma aldilà del look, è la sua tecnologia all’avanguardia che dagli anni ’90 l’ha resa la scarpa più rivoluzionaria del mondo del footwear.
Ecco quali sono i 10 modelli più iconici di sempre.
AIR MAX 1 (1987)
Facciamo subito un passo indietro, e rispolveriamo un po’ di storia. Siamo nel 1987 quando l’architetto futuristico Tinker Hatfield conosce Bill Bowerman, uno dei soci fondatori di Nike. I due decidono di collaborare per il progetto di una nuova scarpa. Hatfield parte da un progetto preesistente di Nike, che incapsula del gas in una sorta di cuscinetto per ammortizzare i movimenti. L’invenzione dell’unità air viene attribuita nientedimeno che a un ingegnere aerospaziale, Marion Franklin Rudy. Ma è Hatfield ad avere il lampo di genio: decide di ingrandire il cuscinetto e renderlo visibile, in modo che diventi parte dell’intersuola. L’architetto si ispira al Pompidou di Parigi, un edificio la cui peculiarità sta nel mostrare all’esterno i propri elementi strutturali, come scale o travi. La Air Sole si rivela così agli occhi di tutti, e la tecnologia della scarpa, che fino ad allora era sempre stata nascosta, diventa il marker inconfondibile dello stile Nike Air Max. E pensare che all’inizio l’idea viene respinta dai colleghi, che sostengono sia eccessivamente provocatoria e di cattivo gusto. Ma per fare la rivoluzione bisogna spingersi oltre ai limiti, e quando la scarpa esce diventa in men che non si dica un must e un punto di svolta per intere generazioni. Questo anche grazie allo spot pubblicitario, che ha come protagonista e testimonial Michael Jordan. Nasce così Nike Air Max 1, il primo di una lunga serie di successi nell’ambito della performance e dello stile.
AIR MAX 90 (1990)
Tre anni dopo è la volta delle Air Max 90, che oggi compiono trent’anni. In principio si chiamavano “Air Max III”, infatti solo una decade dopo dopo si decide di rinominare tutta la collezione utilizzando l’anno in cui ogni scarpa era stata ideata.
La Air Max 90 nasce come scarpa da running, e con gli anni diventa uno status symbol per intere generazioni. Durante la sua creazione, Hatfield spinge al massimo termini di performance ed estetica.
Decide di ingrandire visibilmente la suola, in modo che si noti sempre di più il distacco tra la parte anteriore e quella posteriore della scarpa; il cuscinetto viene messo in risalto, quasi estremizzato dai pannelli a colori sulla suola super pompata; fornisce infine un inserto multi laccio, in modo che chiunque possa personalizzare la propria scarpa decidendo come allacciarla. Il risultato è una scarpa dal look fresco e sovversivo, “un piccolo capolavoro che sembra in movimento anche quando è fermo”.
Air Max 90 è un punto di svolta mondiale, e nel 1990 esce sul mercato in diverse colorazioni. Prima l’ “Infrared”, e poi la “Laser Blue”, che anni dopo verrà indossata da Eminem nel videoclip di “Rap God” e durante parecchi live. Col passare del tempo sono stati proposti mille remake della scarpa, declinata in colorway e materiali diversi, frutto di collaborazioni tra artisti e designer di tutto il mondo. La Air Max 90 diventa un oggetto di sperimentazione, ed oggi all’inizio della nuova decade abbiamo due modelli esclusivi che prendono vita dal suo DNA: Air Max 2090 e Air Max 90 CS.
La prima presenta un look a dir poco futuristico e grintoso, la seconda propone una silhouette più tradizionale, fedele in tutto a quella delle classiche 90. La colorway è la “Triple Sail”, che tradotto è praticamente una “vela” bianca su cui disegnare il futuro. Ma siamo solo all’inizio, perché Nike ci promette un 2020 pieno di release.
AIR MAX 91 (1991)
Il modello di Nike Air Max più venduto della storia è quello del ’91, chiamato anche Air Max IV oppure BW “Big Window”, per sottolineare la grande apertura sulla suola che ne mostra la tecnologia.
Questa scarpa rivoluziona il mondo del running per la silhouette decisa e la colorway d’impatto, “Persian Violet”, che presenta i contrasti del bianco, il nero e il viola. E' una scarpa audace, che diventa subito un must nella scena techno e rave.
Viene indossata soprattutto dai gabber, sottocultura in voga nei primi anni ’90, ma non solo per il suo stile inconfondibile: la sneaker, oltre a stare da Dio sotto alle tracksuit in acetato, era anche una delle più comode in circolazione. Perfetta quindi per ballare per una decina di ore filate, come ogni gabber che si rispetti. A marzo 2016, in occasione dell’Air Max Day, è stata proposta la sua rivisitazione nonché il suo ritorno nella scena: Nike Air Max BW Ultra. La colorway è la stessa, ma il peso della scarpa è notevolmente ridotto grazie a una tomaia traspirante e leggerissima, unita ad una suola e un’intersuola che diventano un blocco unico. Un remake di alta qualità, che ha fatto appassionare i collezionisti di tutto il mondo.
AIR MAX 180 (1991)
Sempre nel ’91 Nike esce con un’altra sneaker memorabile, stavolta frutto collettivo della mente di Hatfield e Bruce Kilgore, designer della Air Force I.
I due creativi generano l’idea di rendere l’unità air ancora più visibile, e si ispirano alla forma del ferro di cavallo per realizzare una sorta di airbag che gira tutto intorno al tallone.
La scarpa viene quindi ammortizzata a 180 gradi, mentre il cuscinetto air è più largo del 50% rispetto a tutti i modelli precedenti. Per la prima volta inoltre, viene saldata all’airbag una suola in uretano. Insomma, Nike non smette di stupire e sconvolgere gli standard della performance e del look. Per le colorazioni si punta ancora all’irriverenza e ai contrasti, ed in particolare ebbe successo la versione “Concord”, scelta e indossata da Michael Jordan durante i giochi olimpici del ’92. Nike Air Max 180 è una vera e propria pietra miliare delle sneakers, e negli anni a venire è ovviamente stata proposta in tantissime colorways e materiali diversi. Indimenticabile quella del 2005, creata in onore di Kanye West e del suo album di debutto: pelle nera tonalizzata, pop di colori fluo nel dettagli, e la grintosa stampa leopardata che ricopre il tacco. A detta dei creatori, la 180 è stata una delle scarpe più complesse da realizzare. Ci furono mesi di ricerca ossessiva e perfezionismo, ma alla fine riuscirono a renderla un’impeccabile e invidiabile scarpa da running. E infatti come ci mostra il celebre spot del ’91, con la 180 ai piedi puoi correre per tutto il mondo.
AIR MAX 93 (1993)
La tecnologia air della 180 si perfeziona ancora di più con il modello che Nike sforna due anni dopo, la Nike Air Max 93.
Il punto di successo della silhouette era sempre stato senza dubbio il tallone; quindi perché non estremizzarlo ancora di più?
Per la 93 Hatfield rende l’ammortizzazione visibile di 270 gradi, e l’unità air (ispirata ai cartoni del latte) diventa la più grande mai prodotta, accaparrandosi il soprannome di “bubble”. Si valuta anche di migliorare la vestibilità e di renderla più dinamica e confortevole, aggiungendo un rivestimento interno di neoprene. In questo modo, il piede e la caviglia, quando sono in movimento, hanno un sostegno ancora maggiore.
Come per tutti gli altri modelli nel corso degli anni, anche per la 93 vengono proposte infinite colorway. La prima a uscire è la “Menthol Blue”, famosa perché per la prima volta si colora la parte interna della “bolla” d’aria. In onore della 93 e della 180, nel 2018 è uscita Nike Air Max 270 (come sarebbe dovuta chiamarsi in principio la 93). Il campione del basket Kevin Durant è stato il primo ad indossarle durante il lancio, e portare al massimo l’hype della scarpa. Si capisce già dal nome che il sistema di ammortizzazione è sempre a 270 gradi, ma la vera novità è che la scarpa viene pensata per il lifestyle quotidiano, e non più esclusivamente per il running. Il comfort è al massimo, grazie soprattutto ad un’unità air di ben 32 millimetri.
Anche lo stile è rinfrescato ed assolutamente più minimal, grazie ad una silhouette sagomata e una tomaia in mesh traspirante. Elegantissima anche la sua versione 270 Flyknit, un vero e proprio peso piuma, con la tomaia in maglia.
AIR MAX 95 (1995)
Ma passiamo ora ad una delle vere icone della storia Air Max.
Verso la metà degli anni ’90, i prodotti running proposti da Nike vengono surclassati dal business crescente del basket.
È qui che viene chiesto l’aiuto del designer Sergio Lozano, che fino ad allora aveva lavorato nel dipartimento tennis e training.
Servono nuove idee, e spesso derivano da nuove visioni. Il giovane designer si siede nel suo ufficio a Beaverton e osserva il paesaggio dalla finestra. Piove, e la pioggia erode il terreno. E se con l’erosione, si scoprisse sottoterra il prodotto perfetto? Lozano si mette a sketchare una scarpa con mille striature, simili a quelle del Grand Canyon. Si ispira poi all’anatomia del corpo umano per le parti strutturali della scarpa, come la tomaia a strati che ricorda le fibre muscolari, e gli occhielli che assomigliano a delle costole. Per i colori invece si ispira al progresso della natura, all’erosione delle pareti rocciose, e soprattutto ad evitare il fango e la sporcizia. La scarpa viene proposta, riceve subito mille critiche e diventa la pecora nera dell’ufficio stile. La scelta di una colorway interamente grigia si distacca troppo dal design delle scarpe precedenti, ma soprattutto manca il logo. Lozano accetta tutti i pareri. Vengono aggiunti dei dettagli fluo che elettrizzano la scarpa, e lo “swoosh” diventa una piccola firma non convenzionale, posta nella parte posteriore. Il design è al massimo dell’innovazione, ma in aggiunta a ciò, Lozano ha un approccio completamente diverso anche nei confronti della tecnologia: le unità di ammortizzazione diventano due, una nella parte anteriore e una in quella posteriore della suola. Doppia air unit, doppio comfort. E come se non bastasse, l’intersuola si colora di nero. Nasce così l’Air Max 95, una scarpa dal look aggressivo e senza precedenti, che grazie al suo animo rivoluzionario non tarda a diventare un simbolo della cultura giovanile. Da Beaverton fino all’Europa e al Giappone, della 95 sono state fatte più di 200 colorazioni. Tra i fan più accaniti ricordiamo LeBron James, Spike Lee, Gucci Mane e The Game, che ci ha dedicato perfino un verso di “Love Or Hate It”. E non dimentichiamoci di Valentino Rossi, che in pista indossa da sempre la colorway originale e a tutt'oggi sembra non desiderare altra scarpa.
AIR MAX 97 (1997)
Due anni dopo, con l’Air Max 97 disegnata da Christian Tresser, si introduce l’elemento più all’avanguardia della storia dei modelli Nike.
Per la prima volta quella bolla d’aria tanto chiacchierata, viene mostrata completamente. In più, l’air unit si distende per tutta l’intersuola della scarpa, senza mezze misure. Ma è la silhouette futuristica della scarpa che sconvolge totalmente il pubblico. La 97, con la sua forma affusolata e il suo design fluido, ricorda i treni ad alta velocità di Tokyo. Per questo tutti la soprannominano “Silver Bullet”, di cui oggi rimane comunemente “Silver”. In realtà Tresser è più poetico e rivela di essersi ispirato ai cerchi concentrici che generano le gocce d’acqua, e alla struttura delle ruote della bicicletta. Le Silver spopolano Italia, a tale livello da essere soprannominate le “Air Max italiane”. Per i giovani degli Anni ’90 non sono delle scarpe per il running, ma un vero e proprio simbolo della moda del momento da sfoggiare ovunque, insieme agli outfit più cool. Nel 2017 tornano più forti che mai, declinate in nuove diverse colorway e addirittura in edizione limitata con la bandiera italiana sulla linguetta. Inutile dire che sono andate letteralmente a ruba. Tra le celebrities innamorate delle 97 ricordiamo Drake e Bella Hadid, che rispolverano alla perfezione il look nostalgico dei late ‘90s.
AIR MAX PLUS (1998)
Nike è riuscita a riportare in auge il settore del running, grazie ai lampi di genio e allo spirito rivoluzionario dei suoi designer. E se il successo è in mano ai rivoluzionari, allora perché non osare ancora di più? L’Air Max Plus è una scarpa ancora più insolita di quelle che la precedono, ma proprio per questo appena esce, nel ’98, tutti (ma proprio tutti) la vogliono. Qualcuno se l’è perfino tatuata sul piede. Nel 1997 Sean McDowell ha appena iniziato a lavorare per Nike, e coglie al volo la sfida di disegnare un nuovo modello di scarpa da running. Il punto focale è l’utilizzo di una nuova tecnologia chiamata “Sky Air”, che evolve il sistema di ammortizzazione utilizzando due emisferi opposti. La parola “cielo” gli scatena l’illuminazione: è tornato da poco da una vacanza in Florida, e il paesaggio suggestivo del tramonto sulla spiaggia è l’ispirazione perfetta per il design della scarpa.
Comincia a fare gli schizzi, esegue delle linee geometriche che ricordano delle palme sui lati della scarpa e sfuma tutta la tomaia dall’azzurro al blu notte.
Da bravo runner pensa anche al sistema rifrangente, e invece che porlo tradizionalmente sul retro, lo sviluppa in modo che percorra tutte le linee della scarpa. Ma vi starete chiedendo, perché tutti le chiamano “Tn”? Ovviamente per il sistema Tuned Air, che distribuisce il meccanismo ad aria in diverse sezioni del piede. McDowell pensa che sia importante evidenziarlo, e decide di mettere in evidenza il famoso logo giallo sul retro della scarpa.
La Air Max Plus escono nel ’98 in tre colorway diverse, tutte ispirate ai mutamenti del cielo, e grazie alla loro estetica assolutamente audace diventano e rimangono un’icona dello streetwear mondiale. In Italia, prendono il soprannome di “Squalo”, che altro non è che una traduzione sbagliata della coda di balena (shank), che McDowell ha disegnato sul cambriglione della scarpa.
AIR MAX 98 (1998)
Stesso anno, altra scarpa. Le Air Max 98, disegnate da Lozano vogliono cavalcare l’onda del successo delle 97, ma a quanto pare non ce la fanno. Ne condividono la tessa tecnologia air full lenght, che distribuisce la bubble su tutta l’intersuola, ma qualcosa non convince.
Rimangono così all’ombra delle scarpe precedenti, che hanno tanto sconvolto il mercato degli anni ’90.
Forse la silhouette non è al passo coi tempi, e il pubblico preferisce una forma più affusolata, versatile, e dal look più aggressivo.
Durante l’autunno del ’98 finiscono addirittura tra gli scaffali in saldo, mentre in Giappone stanno riuscendo a vendere discretamente.
A cosa si deve quindi, il loro successo? A salvarle è stato nientedimeno che Supreme, nel 2016, 18 anni dopo, che le sceglie per una rivisitazione spaziale. La gente finalmente comincia ad accorgersi del modello sottovalutato grazie alla collab fantastica con il brand streetwear newyorkese.
Vengono riproposte anche nel 2018, anno del loro ventesimo anniversario, generando un sacco di hype nel mercato.
La colorway più famosa è senza dubbio la “Royal/Red” comunemente soprannominata “Gundam”, perché ricorda lo schema cromatico dell’eroe del celebre cartone animato. Kendrick Lamar invece le ha indossate nella loro elegantissima colorazione “Sepia/Stone”, quando è stato premiato per l’album “DAMN” del 2017. Ad oggi, contrariamente a 22 anni fa, sono uno dei modelli che più fa impazzire gli sneakerheads. Sarà quel pizzico di nostalgia.
AIR MAX 360 (2006)
Perché si portasse a termine un’innovazione consistente, stavolta, è stata necessaria quasi una decina d’anni.
Ma ne è valsa la pena, perché l’idea è come al solito all’avanguardia.
Air Max 360 esce nel 2006, ed è pensata per essere punto di svolta per gli atleti, offrendo una corsa decisamente più morbida e duratura.
L’obbiettivo principale infatti è il comfort, ed oltre alle prestazioni eccellenti, anche la stabilità di chi la indossa è notevolmente migliorata rispetto ai modelli precedenti.
Per quanto riguarda il look, era arrivato il momento di cambiare rotta. Per la prima volta la air sole diventa visibile a trecentosessanta gradi, sconvolgendo gli standard tradizionali ed abbandonando il cuscinetto nell’intersuola, che già appartiene al passato. L’unità Air non è più “imprigionata”, la tomaia viene completamente traforata, e niente schiuma nella composizione. Un look che cattura grazie al minimalismo e la semplicità, dopo anni alla ricerca di un design appariscente. Purtroppo la 360 è abbastanza pesante e altrettanto fragile, e bisogna aspettare qualche anno per il suo perfezionamento con la AM 2009 e la AM 2015. Tra i fan della scarpa ricordiamo Cameron Diaz, che è anche un’ottima runner, paparazzata più volte nel pieno degli anni ’00 con le Air Max ai piedi.
AIR VAPORMAX (2017)
Ed eccoci qua, con l’innovazione più eclatante del decennio nel mondo del footwear. A quasi trentotto anni dalla nascita della prima suola air, Nike ci stupisce ancora con la sua VaporMax.
La scarpa ridefinisce completamente il mondo del running, e la totale assenza di elementi strutturali dà la sensazione a chi la indossa di correre direttamente sull’aria. Flessibile e leggera come una piuma, la VaporMax elimina tutto il superfluo sia nella tecnologia che nel design.
Ci sono voluti ben sette anni di ricerca per produrre una scarpa del genere, composta solo da quattro livelli, con la tomaia il Flyknit che ormai caratterizza lo stile pulito di Nike. Ma finalmente, dopo essere stata sottoposta a mille test posturali e medici, si può affermare che Nike abbia realizzato il suo sogno con VaporMax, progettata per essere la scarpa ideale per la corsa.
Oltre alla tecnologia impeccabile, il look futuristico fa gola un po’ a tutti, anche a chi della corsa non frega proprio nulla.
E non si è tardato nemmeno a generare un ibrido che fonde il passato col futuro: Air VaporMax Plus, un’unione fresca e all’avanguardia.
Le linee frastagliate delle Tn spiccano sull’elegante suola VaporMax, generando un’icona che non passa inosservata.
Ma gli ultimi traguardi sono solo il primo grande passo che a detta di Brett Holts, vicepresidente di Nike footwear, apre la strada ad un futuro eccitante nella storia storia di Air Max.