Tutti conosciamo la Parigi-Dakar e i vari campioni che negli anni hanno combattuto tra loro nella gara più estenuante che ci sia, tra le dune del deserto. Sfido, però, chiunque di voi ad avere anche un solo ricordo della Cartier Challenge. Qualcuno ne sa qualcosa? Nessuno? Ok, allora parte lo spiegone.
Che il mondo degli orologi e quello dei motori abbiano spesso avuto esistenze intrecciate è del tutto innegabile, ma pensare che addirittura Cartier si fosse interessata a una competizione così lontana dal lusso e dall'alta moda è davvero difficile da ipotizzare. Eppure - eppure - non soltanto si tratta di un qualcosa che è successo davvero, ma è pure il caso di un'associazione che riverbera i suoi effetti fino ai giorni nostri.
Correva, infatti, l'anno 1983, mancava poco alla quinta edizione della Dakar e l'allora amministratore delegato di Cartier Alain Dominique Perrin si rivolse al fondatore dell'evento Thierry Sabine con l'idea di offrire un premio di grande valore a chiunque fosse riuscito a realizzare ciò che entrambi consideravano una mission impossible: vincere la Parigi-Dakar per due anni di seguito utilizzando la stessa categoria di veicoli.
Ma i due non avevano fatto i conti con il piccolo – baffuto – pilota belga Gaston Rahier e la potenza del boxer BMW.
Certo, non si poteva dire che Rahier fosse sottovalutabile, dato che era già stato tre volte campione del mondo di motocross 125, ma nessuno si aspettava che in sella alla sua fida G/S si sarebbe portato a casa l’edizione 1984 e 1985 della Dakar.
Ogni promessa è debito e fu così che Cartier consegnò al campione belga il suo “Cheich”, un insolito orologio contraddistinto da una cassa che prende ispirazione dal logo del Rally: il volto di un Tuareg che indossa il tradizionale copricapo di cotone noto come "cheich". L’orologio è forgiato con tre colori di oro 18 carati (bianco, rosa e giallo) che vanno a creare una cassa monumentale che riproduce meticolosamente tutte le morbide pieghe dell'indumento. Il quadrante, tipico degli orologi da sera Cartier, presenta una minuteria centrale rettangolare, indici a bastone e numeri romani e una corona di carica con il classico cabochon blu della Maison.
Perché ne parliamo oggi? Perché quell'orologio sarà messo all'asta da Sotheby’s: base di partenza mezzo milione di euro. Una chicca che è stata consegnata dagli eredi di Rahier, alla nota casa d'aste, con tanto di custodia su misura, sul cui coperchio è presente la dicitura: "Trophee Paris Alger Dakar" in caratteri dorati.
Cos’altro si sa di questo orologio? Ne sono stati creati solo tre esemplari: quello assegnato a Rahier, un altro per una potenziale vincitrice donna e un terzo realizzato nel 1985 per chiunque altro avesse raggiunto la "doppietta" necessaria.
In realtà, la sfida Cartier si concluse quasi subito, a causa della morte improvvisa di Thierry Sabine in un incidente in elicottero causato da una tempesta di sabbia verso la fine dell'evento del 1986.
Gli altri due esemplari del Cheich rimangono nella collezione storica di Cartier e non saranno mai messi in commercio. È per questo, naturalemente, che l'asta dell'esemplare consegnato a Rahier, l'unico che sia mai stato premiato, rappresenta un'occasione unica per ogni collezionista che si rispetti.
La valutazione data dalla casa d’aste, per essere precisi, è di circa 400.000 euro, ma in molti si aspettano di vedere puntate ben più alte. Non a caso, qualche tempo fa, un esemplare del modello Crash, sempre di Cartier, realizzato in una dozzina di pezzi, è stato battuto all'asta a un prezzo di oltre un milione e mezzo di euro!