McDonald’s al centro della bufera per accuse di razzismo. A partire da inizio settimana il colosso del fast-food si trova infatti costretto a far fronte all’azione legale intentata da decine di ex dipendenti di colore. Questi ultimi hanno fatto causa alla compagnia per discriminazione, segnalando di essere stati sistematicamente privati dei privilegi economici e di posizione che – a parità di ruolo – venivano invece garantiti ai bianchi.
Sono 52 gli ex lavoratori che hanno citato in giudizio McDonald's. La causa, intentata lunedì sera, assume particolare importanza perché è stata presentata da personale attivo dagli anni ’80 ad oggi, che ha complessivamente contribuito nel tempo alla gestione di circa 200 ristoranti.
Secondo la denuncia McDonald's "indirizzava sistematicamente" i querelanti verso punti vendita in luoghi meno sicuri, con guadagni ridotti rispetto ai colleghi e con comunicazioni false da parte dell’amministrazione sulla redditività dei ristoranti.
Dalla sua, la compagnia ha negato in maniera categorica la circostanza, rimarcando l’impegno per le pari opportunità che da sempre la contraddistingue e dicendosi fiduciosa del fatto che lo sviluppo del processo farà venire a galla l’inconsistenza delle accuse. Lo ha fatto tramite una nota pubblicata nella giornata di ieri: “Queste accuse vanno contro tutto ciò che rappresentiamo come organizzazione, come partner di comunità e proprietari di piccole imprese in tutto il mondo. Non solo neghiamo categoricamente le accuse secondo cui alcuni dipendenti non siano stati in grado di avere successo a causa di qualsiasi forma di discriminazione da parte di McDonald's, ma siamo del tutto fiduciosi che i fatti mostreranno quanto siamo impegnati per garantire pari opportunità nell’intero sistema McDonald's, anche attraverso i nostri affiliati, fornitori e dipendenti”.
La replica del CEO: “Accuse false”
Una replica che anche il CEO Chris Kempczinski ha voluto evidenziare. Lo ha fatto tramite un video indirizzato a dipendenti, fornitori e affiliati di McDonald's negli Stati Uniti. Nel breve filmato ha ribadito il “disaccordo con quanto sostenuto in questa causa” e “l’intenzione di difenderci con forza”. Ma ha anche osservato che la società può e deve fare di più per favorire la diversità all'interno dei suoi franchising.
Nella causa, si afferma che McDonald's ha chiesto ai dipendenti neri che avviavano l’attività in franchising di portare a termine le operazioni di ristrutturazione e avvio attività in un periodo di tempo più breve rispetto alle loro controparti bianche, garantendogli meno sostegno finanziario. A supporto di una tesi discriminatoria, nei documenti viene citato che il numero di dipendenti neri in franchising è diminuito dai 400 del 1998 ai meno di 200 odierni.
Non è la prima volta che la compagnia affronta accuse di razzismo da parte dei suoi lavoratori. A gennaio, due dirigenti hanno intentato una causa sostenendo che la società li aveva discriminati. Da allora l’azienda ha presentato una mozione per archiviare il tutto, che è ancora in sospeso.
Le accuse di razzismo arrivano in un momento in cui la cultura del posto di lavoro dell'azienda è sotto i riflettori. Da ricordare infatti l’episodio dello scorso anno che ha portato al licenziamento dell'ex CEO Steve Easterbrook, accusato di aver intrattenuto una relazione sentimentale con una dipendente.