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A Voghera, tra la folla
in ricordo di Youns: "Delitto di Stato".
La sorella: "Perché l'assessore
non è in galera?"

  • di Gianmarco Aimi Gianmarco Aimi

26 luglio 2021

A Voghera, tra la folla in ricordo di Youns: "Delitto di Stato". La sorella: "Perché l'assessore non è in galera?"
Sabato alla manifestazione, organizzata da varie realtà del territorio insieme ai rappresentanti di diverse comunità di stranieri, è esplosa la rabbia per la morte del 39enne marocchino colpito dal colpo di pistola dell'assessore leghista Massimo Adriatici. Tra insulti, minacce, richieste di commissariamento del Comune e simulazioni (con la pistola) di come sarebbe avvenuto il delitto, ecco il nostro video-reportage della giornata

di Gianmarco Aimi Gianmarco Aimi

Circa duemila persone hanno preso parte alla manifestazione organizzata sabato a Voghera (Lombardia) per chiedere giustizia per Youns El Bossettaoui, il 39ene marocchino ucciso da un colpo di pistola partito dall’arma dell’assessore alla Sicurezza, Massimo Adriatici.

Oltre alla famiglia, capeggiata dalla sorella Bahija, erano presenti diverse realtà che ruotano intorno alla comunità araba e della rete antifascista e dell’associazione “Noi siamo idee”. Da piazza Meardi, luogo in cui è avvenuto il delitto o la sciagura (le indagini sono in corso) hanno camminato in corteo raggiungendo il Municipio e poi piazza San Bovo, arrivando anche sotto l’abitazione del sindaco di Voghera.

Noi eravamo presenti, tra simulazioni di sparo e minacce esplicite all'assessore leghista, c'è chi considera quanto avvenuto "un crimine di Stato". 

Alla manifestazione di Voghera in ricordo di Youns El Boussetaoui e contro l'assessore leghista Massimo Adriatici, c'era anche il, noto giornalista Gad Lerner, che sull'atteggiamento di chi parla di legittima difesa, ha sostenuto: "È un riflesso condizionato tipico del razzismo"

Nel frattempo, continuano le indagini ed è emerso in queste ore che, per il gip di Pavia Maria Cristina Lapi, l'assessore alla Sicurezza di Voghera Massimo Adriatici deve rimanere ai domiciliari. Un provvedimento giustificato perché "una misura che limiti provvisoriamente ma fortemente la libertà di circolazione a un soggetto che, per sua stessa ammissione, non è in grado di gestirla senza gravissimi rischi per la collettività". Questa la motivazione, alla quale viene speficificato: "La grave sproporzione tra azione e aggressione subita - scrive il giudice - va valutata considerando le qualità professionali di Adriatici", dalle quali "deriva un'aspettativa comportamentale proporzionalmente inversa rispetto alla condotta tenuta". Questo comporta "un giudizio negativo di personalità e di rimproverabilità specifica nel governo di situazioni di pericolo, neppure eccezionale, che non può non condurre a un'attenuazione radicale della fiducia che la collettività deve poter riporre nel comportamento di ciascun consociato quindi anche del prevenuto, nell'ottica della dovuta salvaguardia di beni giuridici superiori".

Non solo, perché "a ciò si aggiunge - annota il gip - l'abitudine, riferita dallo stesso Adriatici , di passeggiare con in tasca o nella fondina una pistola con il colpo in canna e priva di sicura che evidenzia certamente una consuetudine comportamentale che è alla base della condotta oggetto di valutazione (essendo evidente che, se l'avesse rimossa all'atto dello sparo, il titolo muterebbe indubbiamente da colposo a doloso)".

Dal canto loro, i legali di Adriatici faranno ricorso al Tribunale del Riesame per ottenere la revoca dei domiciliari. Secondo l'avvocato Gabriele Pipicelli "non sussiste in alcun modo il pericolo di reiterazione del reato" in base al quale il gip ha confermato i domiciliari disposti dal pm.

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Il luogo in cui è morto Youns El Bossettaoui

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