Che il CD fosse ormai roba vecchia, era già chiaro a tutti. In un’era dominata dallo streaming e dalla musica “immateriale”, non possiamo più permetterci di ascoltare i nostri pezzi preferiti attraverso un formato che si danneggia solo a guardarlo. Per carità, mai rinnegare il passato. Il look del Compact Disk si sposa alla perfezione con le esigenze dei primi anni 2000, grazie alla sua fisicità dinamica e poco ingombrante. Leggero, semplice, futuristico - anche se spesso e volentieri si trasformava anche in un frisbee. Si infilava dappertutto e te lo dimenticavi, probabilmente, dappertutto. Era un perfetto sostituto della musicassetta, prodotta dalla Philips negli anni ’60, che col suo stile po’ chunky e la tecnologia grossolana non ha mai regalato grandi performance nell’ambito del suono (e nemmeno in quello della durata). La domanda quindi sorge spontanea, in quest’epoca segnata dal comfort spasmodico e dall’immediatezza isterica, come diavolo hanno fatto le musicassette a ritornare sul mercato? Ci troviamo di fronte a un paradosso, a un’inversione di marcia: la sfrenata tecnologia del ventunesimo secolo soppiantata dai “boombox”, dai “ghetto blaster” e dagli walkman, come arabe fenici che riemergono dalle ceneri degli anni ’80. Perché? Proviamo a capirci qualcosa.
La prima spiegazione è che l’universo del vintage esercita una grande potere un po’ in tutti gli ambiti, e il settore musicale non è di certo immune al suo fascino. La riapparizione delle musicassette è senza dubbio un’effetto trainante del successo del vinile, rientrato clamorosamente sul mercato nel 2010. Da allora, la vendita dell’iconico 33 giri è sempre stata in crescita costante. Certo, si presentano sugli scaffali ad un prezzo molto più alto rispetto agli altri formati, ma (c'è chi dice) assolutamente adeguato all'inimitabile suono che riescono a restituire. Una vera e propria chicca per gli intenditori, che prima dovevano sgomitarsi ai mercatini di Camden per potersi accaparrare il disco più inedito. E poi diciamocelo, l’occhio vuole la sua parte, e i vinili stanno da Dio anche tappezzati sul muro della cameretta. Quindi via, tutti a rispolverare i vecchi giradischi. Eppure sapete che succede? Stando a un report della BuzzAngle Music, una famosa società americana che analizza l’industria musicale, nel 2017 la vendita delle cassette ha superato di gran lunga quella dei vinili, con una crescita del 136 per cento rispetto agli anni precedenti. In un’epoca di crisi economica il prezzo degli LP è quindi penalizzante, e la musicassetta, col suo prezzo stracciato, sembra essere un ottimo compromesso per non rinunciare all’aura nostalgica del vintage senza smenarci una fortuna.
Oltre agli States, il loro ritorno trionfante si fa sentire soprattutto nel Regno Unito, dove lo scorso anno ne sono state vendute circa 80.400, tra negozi e mercatini. Una cifra impressionante, ma nessuna novità per gli inglesi, che dal 12 ottobre 2013 celebrano perfino il “Cassette Store Day” in tutti i record store. Sul podio dell’analogico spiccano tre icone della musica pop: Billie Eilish, Madonna e Kylie Minogue. La cassetta più venduta di sempre, invece, sembra essere la colonna sonora di “Guardiani Della Galassia”, l’epico film della Marvel. Ma parte integrante della loro resurrezione è dovuta invece a un colosso della musica rock, i Pearl Jam. La band di Seattle ha ben pensato di festeggiare il ventesimo anniversario dell’album “Ten”, nel 2011, con un’edizione speciale che include il disco, un libro e una cassetta. Ovviamente, un successo clamoroso che ha spianato la strada di ritorno delle mitiche “tapes”.
Il rock, insieme a tutti i suoi sottogeneri, si sposa perfettamente col suono caldo e “sporco” delle musicassette. Ed oltre ai grandi classici, anche l’industria della musica indipendente sta contribuendo attivamente alla crescita del formato analogico. Sono proprio i piccoli gruppi e le band emergenti che scelgono le cassette per promuoversi, ovviamente optando per un prezzo più basso e una qualità del suono imperfetta. Ne è un esempio la label francese “Gone With The Weed”, che punta alla promozione della musicassette per tutte le sue band underground. In Italia siamo ancora all’inizio dell’ondata, ma nonostante ciò vantiamo di una delle più grandi fabbriche di musicassette d’Europa. Tape It Easy è nata nel 2016 a Tribiano, non lontano da Milano, e in men che non si dica si è ritrovata a produrre circa 1500 cassette a settimana, per soddisfare una richiesta di mercato che in 12 mesi è aumentata del 300%.
Tralasciando i numeri, si può benissimo constatare come il ritorno di fiamma delle musicassette sia stato fortemente influenzato dall’estetica, dalla fisicità e dal fetish nei confronti di un oggetto personalissimo e personalizzabile. Se vogliamo, possiamo fare il paragone con gli amanti della carta e dei libri che disdegnano gli ebook. In una società fin troppo smaterializzata, abbiamo voglia di qualcosa di concreto e tutto nostro. E allora pronti con le matite alla mano per riavvolgere i nastri, e per appuntare le compilation più romantiche da registrare per la nostra dolce metà. Ci prepariamo a fare un bel tuffo nel passato, allontanandoci dagli schermi giusto per il tempo di qualche canzone.