Nomen omen avrebbero detto i latini di Roberto Parodi, “in arte” @il_parods. Noi invece ci limitiamo a commentare, “c’amm’a fa”, sconsolati come il barista che nella scena inziale di Troppo Forte di Carlo Verdone, lancia al bullo dalla giacca di pelle il pennarello per segnare sul flipper il nuovo record da infrangere. Non tanto perché la cover parodi-a del Pescatore di Fabrizio De André - che ha fatto tanto irritare il figlio Cristiano - è un po’ come quelle battute banalotte lanciate nei momenti sbagliati a cui nessuno ride, ma perché la postura militante filo-israeliana di Parodi annoia e non è del tutto spontanea. Si vende come personaggio pop, rock, con il naftone anti-zecche comuniste. Nonostante il capello bianco e la erre moscia si crede giovane, ma la sostanza è un grigio diluvio diplomatico. Ma perché tutta questa verve politica e un umorismo così terribile? Anzitutto perché Parodi è un ingegnere meccanico, e negli ingegneri, di solito, c’è qualcosa che non va. Sono davvero pochi gli ingegneri capaci di fare battute divertenti, e quei pochi sono una risorsa preziosa per l’umanità. Ma come tutto ciò che è prezioso, è scarso. Roberto Parodi, lo sa bene quando tenta di imitare in modo pessimo l’irriverente humour ebraico. In un’intervista alla Zanzara, qualche tempo fa, ammise di essersi dato alla “letteratura” e al “giornalismo”, solo dopo aver guadagnato una quantità di soldi “imbarazzante” nel suo lungo periodo da investment banker.
Sul suo LinkedIn, infatti, si legge che dal 2012 è un “chartered journalist (…) novelist, piano and guitar player” e dulcis in fundo, “motorcycle rider” (estic**i). Ma prima del 2012 si può dedurre sia scoccata in Parodi la scintilla che infiammò la sua passione per Tel Aviv. Senza la pretesa di svelare alcun arcano, andiamo con ordine. Parodi ha iniziato la sua carriera nella finanza internazionale come associate presso Chemical Bank e Chase Manhattan Bank dal '94 al '99 per poi essere promosso a vice-presidente di JP Morgan, ruolo che ricoprì per un anno dal primo gennaio del 2000. Durante il mandato di vice-presidente di Parodi, Jp Morgan avviò la sua espansione formale anche in Israele. Secondo l’Ivc Research Center, tra gli investitori stranieri, JpM fu quello con più first investments (16 in totale) in società israeliane, in particolare nel settore delle telecomunicazioni. La banca in questione, poi, sempre in quel periodo si candidò come advisor per la privatizzazione della società statale di navigazione Zim. Vale la pena ricordare che con lo scoppio della guerra a Gaza il ceo della società di proprietà della famiglia Ofer ha annunciato che l'azienda in questione ha senza esitazione offerto al governo israeliano tutte le sue navi e infrastrutture per sostenere le operazioni belliche di Israele. Poi, per il bell’ingegnere datosi alla finanza si inaugurò il lungo periodo come direttore della Société Générale Corporate and Investment Banking, a partire dal maggio del 2001 fino alla folgorazione sulla via della “letteratura” nel 2012 quando entrò in Mediaset come conduttore del programma Born To Ride, programma di moto e viaggi su Italia2. In questi dodici anni Société Générale, per altro, è stata particolarmente attiva e figura inoltre in numerosi rapporti come legata a società israeliane coinvolte nelle attività di insediamento illegali.

Tutto questo forse non vuol dire niente, ma vale la pena di essere raccontato, anche perché dopo una carriera così brillante e prestigiosa, per @il_parods finire a storpiare il pescatore del buon De André in camicia nera, seduto in un salotto rivestito in boiserie è quanto meno bizzarro e domandarsi il motivo di questa sua metamorfosi è forse davvero inutile. Piuttosto potrebbe avere senso capire a quale tipo appartenga davvero Roberto Parodi. Un altro Roberto, di cognome Graves, noto per la sua grande raccolta di miti greci ed ebraici, potrebbe accorrere in nostro aiuto. In un bel romanzo intitolato “Sette Giorni Tra Mille Anni”, l’autore britannico ci parla di una società del futuro, Nuova Creta, composta da cinque caste, corrispondenti alle dita della mano. Al pollice stanno i capitani. Tra le dita il pollice è il più forte e si accoppia facilmente con qualunque altro dito, mentre l’indice è l’archivista perché guida la penna. Il medio è il più lungo e corrisponde alla classe media, la più numerosa. L’anulare, invece è il dito dei servi perché meno capace di movimenti autonomi, definito anche il dito di Apollo, perché Apollo un tempo era un servo e quando si scordò di esserlo iniziò ad agire da padrone, e i servi, sono i padroni peggiori. Infine, il mignolo, rappresenta la casta dei maghi, la più piccola delle cinque ed è composta da coloro che non partecipano veramente alla partita, così da mettere a disagio i compagni con la propria presenza, pur giocando bene. I maghi pensano in modo attivo, tutti gli altri, no. Matematici, filosofi e scienziati sono archivisti, non maghi.
Certamente Parodi non appartiene alla classe media, anche se il dito medio gli si addice. Dubitiamo della sua possibilità di essere un archivista, ma soprattutto di essere un mago. Il mago vero era Fabrizio De André, capace di restare in equilibrio sul crinale. Molestare il suo cadavere e il suo monumento con una pessima parodia che sembra scritta da Ben Gvir, per uno che si vanta di scrivere libri “sullo stile”, è uno scivolone piuttosto ridicolo che ce lo rende antipatico più degli arci-antipatici come lo stesso Cristiano De André, giustamente incazzato, e pure Greta Thumberg, che figura in descrizione al reel incriminato per essere stata “rimorchiata”. E va bene, non stiamo qui a criticare Parodi dandogli del "sessista", non ci interessa questa retorica, ma il fatto è che siamo a dei livelli talmente bassi di pensiero che una volta constatato questo sì, viene da ridere, ma per la grande disperazione alla quale siamo costretti ad assistere. Preferiremmo essere arrestati dall'Idf piuttosto che guardare un altro video del genere.
