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La Global Sumud Flotilla verso Gaza è un evento epocale, come le proteste contro le guerre in Vietnam e in Iraq: 50 navi, 44 Paesi e migliaia di persone in giro per il mondo ci spiegano cos’è la democrazia

  • di Riccardo Canaletti Riccardo Canaletti

1 settembre 2025

La Global Sumud Flotilla verso Gaza è un evento epocale, come le proteste contro le guerre in Vietnam e in Iraq: 50 navi, 44 Paesi e migliaia di persone in giro per il mondo ci spiegano cos’è la democrazia
Un evento del genere non si era mai visto. La Global Sumud Flotilla è la più grande missione umanitaria dal basso che si sia mai vista per una delle più gravi tragedie degli ultimi anni. E qualsiasi società democratica, di fronte a una mobilitazione del genere, dovrebbero sostenerla

di Riccardo Canaletti Riccardo Canaletti

Per la partenza da Genova della sezione italiana della Global Sumud Flotilla erano presenti forse 50 mila persone. Il progetto internazionale di aiuti umanitari e protesta contro il genocidio israeliano coinvolge quarantaquattro Paesi e almeno cinquanta navi, è una mobilitazione mai vista prima. Con questo livello di organizzazione, di dedizione e di coraggio, perché Israele ha già dimostrato di non essere interessata a dialogare con attivisti umanitari e critici. Non solo, il ministro della Sicurezza Ben Gvir ha detto che tratterà gli attivisti come terroristi, li arresterà e li manderà nelle prigioni di Ketziot e Damon: “Non permetteremo a chi sostiene il terrorismo di vivere nell’agiatezza”. Lo ha detto in un incontro con il peggio del governo israeliano: Israel Katz, Gideon Saar e Ron Dermer, oltre a Netanyahu ovviamente. Come abbiamo detto, Israele agisce indisturbato, anzi con il consenso Usa, e si è ormai convinto di non dover rispondere a nulla.

Ma quanto è iniziato domenica 31 agosto ha una portata che va oltre il potere dei fascisti israeliani. Basterebbe ascoltare uno dei rappresentanti dell’Usb (Unione sindacale di base) a Genova: “Voglio che sia chiaro a tutti: intorno a metà settembre queste barche arriveranno vicino alla costa di Gaza. Se noi per soltanto venti minuti perdiamo il contatto con le nostre barche, con le nostre compagne e i nostri compagni, noi blocchiamo tutta l’Europa, e me lo sono scritto qua così non me lo dimentico. Insieme al nostro sindacato Usb, insieme a tutti i lavoratori portuali che ci stanno, insieme a tutta la città di Genova da questa regione escono 13-14 mila container all’anno per Israele, non esce più un chiodo”. È un evento epocale. Quando il 15 febbraio 2003 seicento città vennero bloccate da una protesta globale contro la guerra in Iraq (a Roma furono 3 milioni le persone che scesero in piazza), Patrik Tayler scrisse questo sul New York Times: “Ci sono due superpotenze sul pianeta: gli Stati Uniti e l’opinione pubblica mondiale”. Oggi siamo di fronte a qualcosa del genere. Neanche il clima aveva mosso in modo così trasversale il giudizio morale dei cittadini occidentali.

Una preghiera a Colombo per il successo della Global Sumud Flotilla
Una preghiera a Colombo per il successo della Global Sumud Flotilla Ansa

Ho parlato con persone di destra che sostengono l’iniziativa, moderati di sinistra, cattolici, atei, materialisti e hippie. Vecchi e giovani, e non è vero che siano più giovani che vecchi. Sta succedendo qualcosa, come è accaduto in modo cruciali del passato. I cittadini che si stanno muovendo sono come le colombe che manifestarono contro la guerra in Vietnam, come chi lottò contro l’apartheid in Sud Africa. Di fronte a un evento del genere, a prescindere dalle idee, uno deve accettare il risultato: quale senso può avere altrimenti la democrazia, se non l’umiltà di riconoscere che si ha di fronte qualcosa di più grande di sé, che va oltre ciò che noi possiamo o no considerare giusto? Certo, i valori morali sono universali ed esistono indipendentemente dai consensi. Ma bisogna chiedersi se una mobilitazione del genere non sia una buona indicazione per capire dove dovrebbero portare dei giudizi morali corretti. L’etica non deve essere una questione di maggioranza, ma questo non vuol dire che la maggioranza non abbia alcun peso. Come nella scienza, la verità non è a discrezione del gruppo più forte, ma il cosiddetto consenso scientifico è un modo per fare ordine tra opinioni decisamente sbagliate e opinioni più vicine alla realtà.

Possibile che operai, impiegati di ufficio, docenti, intellettuali, artisti, segretari, bidelli, studenti, marinai, scienziati, politici si sbaglino tutti e siano lo stesso così disposti a unirsi a livello transgenerazionale e transnazionale per sostenere la pace in Medio Oriente? Sì, è ovvio. Ma potrebbero anche avere ragione. Possiamo davvero restare indifferenti, fingere che siano tutti “bimbi di Hamas”, che siano tutti sostenitori del terrorismo, che abbiano tutti le idee chiare sul futuro di quei territori, che siano tutti antisemiti, antisionisti, nostalgici dell’Impero ottomano, pagati dal Qatar, corrotti dall’Iran, sostenitori dell’ideologia talebana, fondamentalisti, estremisti e sostenitori della violenza contro Israele?

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