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Pure Il Foglio cambia idea su Gaza? Adriano Sofri sculaccia il quotidiano: “Caro Ferrara, non stai facendo un favore a Israele, Netanyahu ha sgretolato il MAI PIÙ AUSCHWITZ”

  • di Riccardo Canaletti Riccardo Canaletti

29 agosto 2025

Pure Il Foglio cambia idea su Gaza? Adriano Sofri sculaccia il quotidiano: “Caro Ferrara, non stai facendo un favore a Israele, Netanyahu ha sgretolato il MAI PIÙ AUSCHWITZ”
Da sempre la linea editoriale de Il Foglio è pro-Israele, ma siamo sicuri sia davvero così? Perché di Israele ne esistono almeno due: una, quella di Netanyahu, sta compiendo un genocidio, un’altra, in piazza (senza distinzioni politiche), sta provando a salvare l’anima di un popolo e di uno Stato che dovrà convivere, necessariamente, con una carneficina (e forse un genocidio). Ma chi glielo spiega a Il Foglio? Adriano Sofri, ovviamente, che firma una lettera, pubblicata dallo stesso quotidiano, in cui sculaccia l’amico Giuliano Ferrara

di Riccardo Canaletti Riccardo Canaletti

Sì, vero, l’ex pezzo grosso di Lotta continua non è il Direttore del Foglio, né il fondatore, né il caporedattore, ma sarebbe meglio se lo fosse. Uno come Adriano Sofri, uno con una storia come la sua, riesce a fare incazzare tutti. Il cattivo maestro, vicino alla sinistra extraparlamentare ma pappa e ciccia con l’elefantino del quotidiano più liberale d’Italia (ma anche un po’ berlusconiano), è una delle firme – espressione pessima e notarile – di punta – altra espressione bruttissima, visto che la punta è lo 0,35/0,40% di qualsiasi oggetto, come fa a essere un termine di paragone per qualcosa di importante (e per chi crede che punta voglia dare l’idea di qualcosa che è in prima fila, allora si ricordi che in prima fila ci sono le pedine e, in passato, gli schiavi). Vabbè, sta di fatto che è lui a firmare un articolo di punta dell’ultimo giovedì di agosto. Vabbè, non sono le chat di Raoul Bova, i video di Stefano De Martino, e si allontana un po’ dalla sessuomania di questa dannatissima estate. Però è uno di quei temi che, be’, chi legge Il Foglio sa di non poter evitare. Anzi, Il Foglio è diventato negli ultimi due anni il “Mia moglie” dei sionisti. Israele ovviamente. Da sempre, dicono, Il Foglio è stato filoisraeliano e filosioniosta. Non lo era Ferrara, che ha poi cambiato idea. Io ho cambiato idea, ma al contrario del Foglio, passando da filoisraeliano a sostenitore della tesi sul genocidio in corso. Quindi nessuno dovrebbe fare la morale a nessuno. Ma Sofri, che di moralisticheggiante ha al massimo i capelli bianchi, i suoi colleghi li sculaccia eccome. Da sempre dalla parte di Israele? Che minchia c’entra, si chiede?

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Giuliano Ferrara Ansa

Spiega: “La linea su Israele e Palestina non può non misurarsi col tempo trascorso e a venire”. Anche perché “avere una linea da sempre vale a rinunciare a misurarsi con i mutamenti portati dal tempo, specialmente quando il tempo si fa così tempestoso e precipitoso”. Aggiunge: “Israele contro i palestinesi e contro Israele e contro l’ebraismo e contro la memoria no”. E quindi come fai ad avere da sempre una linea se qualcosa non era mai successo? Il vero tema, semmai, è capire con quale parte di Israele si sta. Ce n’è una che sta portando al suicidio di Israele, termine usato variamente da tantissimi intellettuali: non solo Sofri, ma Anna Foa, Furio Colmbo, all’estero da Jaques Attali e Ian McEwan. È la parte di Netanyahu e dei sostenitori della pulizia etnica e del genocidio. Poi c’è una parte, la stragrande maggioranza della società civile secondo un recente sondaggio ripotato dal pure intransigente e destrorso Jerusalem Post, che non vuole più questa guerra, che chiede al proprio governo di trattare per il rilascio degli ostaggi. Ci sono una destra per lo sterminio e una destra in piazza insieme alla sinistra contro lo sterminio. E Il Foglio deve scegliere se guidare con una sola mano e l’altro braccio fuori dal finestrino in curva, a centocinquanta all’ora, o se vale la pena di dar retta al vecchio Sofri, tenere destra e sinistra sul volante del buon senso, che non ce l’ha con Israele come entità, né (figurarsi) con gli ebrei, né con il Foglio o l’amico Ferrara. Ma deve bacchettarli, perché è controproducente non tanto per loro (i giornali non devono essere efficienti, ma liberi), quando per Israele stesso: “Ferrara aveva rigettato come una sciocchezza la tesi su Netanyahu che manda allo sbaraglio Israele per la sopravvivenza propria (e di sua moglie), e sono molti a sostenere che chiunque altri, al timone di Israele, si sarebbe comportato allo stesso modo. È la convinzione più nemica della ragionevolezza e del libero arbitrio di persone e personaggi – e popoli. È anche la convinzione che più favorisce gli odiatori di Israele e della sua satanica predestinazione.

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