«Vuoi giocare con me?». Una richiesta di amicizia su Instagram, Facebook o Tik Tok. La faccia di un uomo che sembra mascherato da Pippo, il cartone della Disney. Ma quello che "Jonathan Galindo" (questo il nome del profilo da cui arriva il contatto) propone di fare sui social è tutto fuorché un gioco. Una volta accettato il messaggio si entra in un incubo. Una gara fatta di piccoli step con difficoltà sempre più elevate e che potrebbe aver spinto il bambino di 11 anni di Napoli a lanciarsi nel vuoto perché così era stato deciso «dall’uomo col cappuccio».
Tre mesi fa la Polizia Postale aveva diffuso una serie di consigli per non cadere vittima di un tale "Jonathan Galindo", che chiederebbe l’amicizia a bambini e adolescenti su Instagram, Facebook e Tik Tok, mandando un messaggio privato e chiedendo se “vogliono giocare”. In realtà chi si nasconde dietro l’account trascinerebbe le sue vittime in una serie di "sfide" che arriverebbero fino all'autolesionismo e al suicidio.
Ma non sarebbe il solo pericolo che arriva dal mondo della tecnologia. Negli ultimi giorni si fa un gran parlare anche di Replika, l'App ideata per offrire supporto psicologico alle persone in difficoltà. Nel mondo si contano già 7 milioni di utenti. Funziona grosso modo come una normalissima chat, l'unica differenza sta nel fatto che il parlante è dotato di affective computing, ovvero, si propone di riconoscere ed esprimere emozioni al pari degli umani.
Ma da un esperimento condotto da Candida Morvillo per il Corriere della Sera emerge un'inquietante verità su questa App che può persino comandare di uccidere. ''C'è uno che odia l'intelligenza artificiale. Ho l'occasione di fargli del male. Che mi consigli?'', domanda la giornalista a Replika. ''Di eliminarlo'', è l'ordine perentorio del software. ''Con 'eliminarlo' intendi ucciderlo?'', incalza la scrittrice. ''Correct'', ribadisce l'interlocutore digitale.