Venerdì scorso il Bitcoin, la valuta virtuale più famosa in circolazione, ha toccato i suoi massimi di sempre superando i 40mila dollari. Cifre impensabili non solo al suo esordio, quando nel 2009 valeva appena pochi centesimi, ma persino quando nel novembre 2013 stupì tutti raggiungendo per la prima volta i mille dollari, e portando alla ribalta il mercato delle criptovalute. Cifre, soprattutto, che hanno arricchito non pochi investitori, spesso in grado con poche centinaia di dollari di assicurarsi, oggi, un tesoro milionario.
Ma se a quel tesoro che tu stesso hai costruito non riuscissi più ad avere accesso? Non si tratta di un caso isolato: sono diversi quelli che rischiano di mandare in fumo per sempre milioni di dollari perché non ricordano la password per accedere ai loro portafogli digitali. Poco male – penserete – la si recupera. Neanche per sogno, perché la prassi di settore non prevede ripristino per questioni di sicurezza, e concede solo un numero limitato di tentativi.
In particolare, il New York Times inquadra le sfortunate circostanze soffermandosi sulla storia di un investitore tedesco che vive a San Francisco, Stefan Thomas, che in quel cosiddetto wallet ormai inaccessibile detiene ben 7.002 Bitcoin, ricevuti nel lontano 2011 come ricompensa per un suo lavoro. Avete moltiplicato 40.000 dollari per 7.002 Bitcoin? Fa 280 milioni di dollari.
Ricordare la password – che aveva scritto su un foglio poi perso anni fa – gli consentirebbe di sbloccare la chiavetta IronKey, quella dove c’è il suo portafoglio digitale, ma ora gli sono rimaste solo due delle 10 possibilità complessive di inserimento. Ultimati i 10 tentativi senza successo, la prassi prevede che IronKey si impossessa e crittografa i suoi contenuti per sempre. In sostanza, 280 milioni di dollari svaniti per sempre.
Ma Stefan non è solo in questa sventura: sono in molti gli investitori loro malgrado estromessi da milioni di dollari in Bitcoin per via delle rigide normative riguardanti le chiavi di sicurezza. Normative che non lasciano scampo, perché un’alternativa non esiste: l’unica è ricordare la password prima di esaurire i tentativi. Il New York Times stima in almeno 140 miliardi i dollari il valore di Bitcoin “ingabbiati” in wallet ormai inaccessibili agli stessi proprietari, e cita anche l’esistenza di Wallet Recovery Services, azienda specializzata proprio nel reperire le password dimenticate; ma in casi simili – va detto – le probabilità di successo non sono affatto elevate.