Il week-end di Le Mans ha preso il via tra uno scroscio e l’altro ma uno dei più importanti temi, in vista dei mesi futuri, non ha trovato ancora una soluzione: Valentino Rossi continuerà a correre? E, se lo farà, correrà con il suo stesso team? E quale moto userà? E quando darà l’annuncio? Niente, nessuna risposta è arrivata, tranne l’indicazione che qualcosa di grosso sarà annunciato al Mugello. I bene informati però avvertono: non sarà al GP d’Italia che verrà sciolto il riserbo sul suo futuro. Più verosimilmente, in quella data, verrà annunciato con quale moto sarà impegnato il nascente team VR46 destinato alla MotoGP. Per il futuro di Vale in person, bisognerà attendere fino a Misano.
È questo un rituale al quale abbiamo fatto, oramai, ben più che l’abitudine. Se contiamo l’anno di “pausa” 2019, è dal lontano 2018 che, puntualmente, il problema si pone all’inizio di ogni estate. All’epoca, un Valentino ormai 39enne (e, per questo, ritenuto legittimato a valutare, già in quel momento, un eventuale ritiro) decise di firmare un biennale che lo legasse a Yamaha, team ufficiale, per altri due anni. L’anno seguente, Deo gratias, siamo riusciti a vivere una stagione senza questo patema. Ma, dal 2020, siamo punto e a capo: “Corro le prime gare, valuto se sono ancora competitivo, se mi diverto, e decido”. Questo, a grandi linee, è quello che ci è stato detto lo scorso anno e che è stato riproposto, come un leitmotiv anche all’inizio di questa nuova avventura in Petronas.
Ora, a voi è mai capitato di valutare l’ipotesi di cambiare lavoro? Avete presente quanto tempo, quanta energia mentale, quanta distrazione sia capace di portare con sé una tale incertezza sul proprio futuro? Pensate ai calciatori o agli allenatori, giusto per restare in ambito sportivo. Pensate quale crollo delle motivazioni si manifesti puntualmente in chi decida di cambiare aria o di mollare il colpo. Pensate a Pedrosa o a Lorenzo! Pensate a quale drastico calo abbiano subito le prestazioni di entrambi, nel momento in cui la loro testa ha fatto quel famoso click. Ecco, adesso considerate che Valentino corre con questi pensieri, con il pericolo che questo click arrivi da un momento all’altro, da - sostanzialmente - quattro stagioni. Sono forse queste le condizioni per rendere davvero al meglio? Lo dicono i team manager, i meccanici, lo dice chi progetta l’abbigliamento tecnico, lo dice la legge non scritta del paddock: un pilota deve pensare soltanto a guidare. E quindi, forse, anche se ti chiami Valentino Rossi, la verità è che per recuperare un altro pezzettino, per togliere un altro decimo, tocca pensare anche a cose come questa. Perché Valentino torni a dare il meglio di sé, è necessario che abbia di nuovo la mente sgombra, che possa pensare soltanto agli assetti, a come cambiare - ancora una volta - il suo stile di guida. La verità è che perché possa stare di nuovo con gli altri, a Vale serve il posto fisso! Vale, firma un bell’indeterminato. Metti mai sia la volta che torni a vincere e che noi ci togliamo sto pensiero per più di un anno di fila.