Sul caso Morisi questi sono i fatti su cui più o meno tutti gli organi di stampa concordano: 1) La Procura di Verona ha indagato per cessione di stupefacenti Luca Morisi, ex responsabile della comunicazione social di Matteo Salvini, dimessosi “per ragioni personali” in seguito all’accaduto (prima che la notizia dell’indagine uscisse sui giornali). 2) L’inchiesta è partita dopo la denuncia dei carabinieri che hanno perquisito la sua cascina a Belfiore (Verona) e trovato un modesto quantitativo di droga (a quanto pare 2 grammi di cocaina). 3) A metà agosto erano stati fermati dei ragazzi romeni (due secondo alcuni quotidiani, tre secondo altri) che secondo la versione ufficiale avrebbero riferito che Morisi avrebbe ceduto loro della droga liquida di cui sarebbero stati trovati in possesso. Stop. Su quasi tutto il resto le versioni e le analisi possibili divergono.
“Emergono infatti numerosi punti oscuri – sottolinea il Corriere – nella ricostruzione della vicenda. E novità che potrebbero emergere dall’esame dei contatti tra l’indagato e i ragazzi rumeni che hanno raccontato di aver ricevuto da lui droga liquida”.
Cosa rischia Morisi?
Per la Stampa “i militari dell’Arma hanno così perquisito la casa dell’ex responsabile dei social media della Lega, inventore della «Bestia», e vi hanno trovato 2 grammi di cocaina. Una dose che rientra nella modica quantità per uso personale per cui non è scattata una denuncia penale ma solo la segnalazione per illecito amministrativo. Lo stesso era avvenuto per i tre ragazzi che hanno tirato in ballo Morisi, considerata la scarsa quantità di droga. La cui natura non è però chiara: non sono ancora noti i risultati degli esami di laboratorio per capire se si tratti della Gbl, la cosiddetta droga dello stupro, o del simile Ghb (l’ecstasy liquida, spesso a sua volta definita droga dello stupro). Ancora da verificare resta, inoltre, la tesi sostenuta dai tre giovani: davvero hanno ricevuto la droga da Morisi? La procuratrice capo di Verona, Angela Barbaglio, precisa che «si tratta di un fatto banale per quanto riguarda l’autorità giudiziaria. Dalla testimonianza dei tre ragazzi emerge che la cessione di sostanza stupefacente da parte di Morisi è stata occasionale». Il Giornale aggiunge che Barbaglio ha anche chiarito: «Non mi pare risulti altra pregressa attività di spaccio né risulti mai indicato da nessuno come ipotetico spacciatore». Riguardo al fatto che si tratti di droga dello stupro, ha quindi tenuto a dire: «Il laboratorio di analisi chimica è subissato di richieste e visto che si tratta di un processo corrente, ordinario, siamo in coda cronologica perché il fatto risale a più di un mese fa». Che cosa rischia quindi Morisi? Se fosse accertato che ha ceduto veramente la droga ai due giovani ignoti, che gli inquirenti assicurano non essere legati alla Lega, potrebbe essere incriminato per spaccio e rischiare la reclusione da 6 a vent’anni e una multa fino a 260 mila euro. Se si tratta di quantità irrisorie la pena si riduce alla detenzione fino 4 anni e una multa fino a 10.329 euro. Morisi ha affidato la difesa all’avvocato Fabio Pinelli del Foro di Padova che parla di «fatto banale per quanto riguarda l’Autorità Giudiziaria». Per La Repubblica “sarà banale, ma Morisi è indagato per cessione in base all’articolo 73 del Testo unico sugli stupefacenti in una vicenda che associa il suo nome a due tipi di droga, la cocaina e – forse – il Ghb. Tale familiarità con le sostanze per gli inquirenti è significativa. Così come ritengono importante capire chi è il suo fornitore”.
La tempistica è casuale?
“È trascorso un mese e mezzo – sottolineano sul Corriere Angiola Petronio e Fiorenza Sarzanini – da quando i carabinieri sono entrati nella cascina di Luca Morisi e hanno trovato 2 grammi di cocaina. Ma soltanto una settimana fa il responsabile della comunicazione social del leader della Lega Matteo Salvini ha reso nota la scelta di abbandonare l’incarico. Che cosa è accaduto in queste settimane? Chi sapeva che cosa era accaduto? E soprattutto, perché dirlo soltanto adesso?” “Morisi – riporta sempre il Corriere in un altro articolo firmato da Cesare Zapperi – rassegna le dimissioni da tutti gli incarichi a inizio settembre. Ma solo una decina di giorni dopo racconta a Salvini della perquisizione subita a casa e dell’inchiesta che lo coinvolge”.
Per Il Giornale all’interno della Lega “qualcuno è insospettito dalla coincidenza con le elezioni" («L’errore c’è tutto ma modi e tempi dovrebbero far riflettere...» scrive sui social il deputato Paolo Grimoldi) e “guarda caso qualche giornale tira fuori la notizia a quattro giorni dal voto per le elezioni amministrative”. Anche La Verità batte su questo tasto: “Perquisizione a metà agosto, dimissioni a inizio settembre, notizia che esce a una settimana dalle elezioni con simultanee cronache sui due giornaloni. Noblesse oblige giudiziario. Se non ci avessero abituato a rutilanti inchieste puntuali come cronografi elvetici, potrebbe anche sembrare una curiosa fatalità”.
Il direttore di Libero Alessandro Sallusti va oltre e parla di “agguato”: “L’inchiesta, partita ad agosto, è stata svelata ieri da due quotidiani, Corriere e Repubblica (in verità pare che la notizia fosse inizilamente solo di Repubblica, poi “aggiunta” anche dal Corriere in una ribattitura notturna, ndr), a pochi giorni dalla tornata elettorale per le amministrative in importanti città. L’interessato non nega il fatto, cioè di fare uso di stupefacenti, la stessa Procura lo definisce «fatto banale», ma il caso irrompe nella campagna elettorale, già infuocata di suo, con la sperimentata violenza mediatica e politica il cui obiettivo, ovviamente, non è Morisi bensì il suo capo Salvini e per certi versi l’intera Lega, come se un partito dovesse sapere dei vizi privati dei suoi dirigenti o, come nel caso del figlio di Grillo accusato di stupro, addirittura dei parenti. Sono in tanti in queste ore, a sinistra ma anche a destra, a fregarsi le mani per questo insperato regalo. Già, un pacco regalo ben confezionato, nei tempi e nei modi, dal solito «sistema» che da anni, da dietro le quinte, instrada la politica dove meglio gli aggrada. Ancora non sappiamo se un reato è stato consumato in punta di legge (la modica quantità non è illegale), ancora non sono state compiute le perizie sui liquidi che Morisi avrebbe ceduto ad altri ragazzi e già le carte passano dalle procure ai soliti giornali. […] Più che una inchiesta, tutto ciò a me pare un agguato”.
Controllo casuale di routine o mirato?
Per La Stampa, “per quanto possa prestarsi a elucubrazioni, quello che è successo è semplice. Così lo spiega la procuratrice capo di Verona, Angela Barbaglia: «I carabinieri della stazione di San Bonifacio hanno fermato un’auto per un controllo. I tre ragazzi a bordo erano in possesso di quella che potrebbe essere droga liquida. Sono stati loro stessi a condurre i militari a casa del signor Morisi, lì dove hanno detto di aver preso quella sostanza di cui ancora aspettiamo il risultato delle analisi chimiche». Dei ragazzi si sa poco. Fra i venti e i trent’anni. Non della zona. Non veneti. «Conoscevano Morisi», dice un investigatore. Ed ecco ancora la vicina di casa, la signora Fioravanzo: «I carabinieri sono arrivati e sono stati al piano di sopra per circa un’ora. Li abbiamo visti andare via con un borsone gonfio di roba. Dopo il pomeriggio del 14 agosto uno di quei ragazzi è tornato qui»”.
Per il Corriere “c’è il sospetto che Morisi fosse sotto osservazione già da qualche settimana e il controllo sia scattato monitorando i suoi contatti”. E ancora: “I vicini parlano di una retata. In realtà quel pomeriggio di piena estate (il 14 agosto, ndr) i militari effettuano un controllo nell’abitazione e poi vanno via con tre uomini: 2 giovani e un adulto di circa 50 anni”.
Nella Lega nessuno sapeva, qualcuno sapeva o sapevano tutti?
“Nessuno sapeva nulla, neanche Salvini, così – scrive Il Giornale – assicurano dalla Lega. La notizia dell’indagine per droga ha sbalordito tutti, raccontano i leghisti. […] Il sentimento che prevale è lo stupore, nel caso di Salvini anche l’incazzatura, visto il rapporto personale e il danno politico che può subire la Lega a pochi giorni dalle amministrative”.
“Va detto – sottolinea La Repubblica – che non tutti, anche dentro la Lega, credono che il segretario fosse all’oscuro dei guai del suo strettissimo collaboratore. Ma tant’è. La soluzione (concordata?) è quella lettera di scuse in cui Morisi parla della sua “fragilità esistenziale” e annuncia a sorpresa, forse troppo tardi per essere credibile, di essersi dimesso a partire dal primo settembre da tutti gli incarichi, ivi incluso quel posto nella ristretta segreteria del partito che Salvini gli aveva assegnato fra i malumori dei big”.
A sparigliare tutto o quasi c’è Pillon: “Questa brutta storia di Morisi – dice il senatore del Carroccio al Foglio – non mi sorprende, soprattutto se gli avessero trovato la droga dello stupro. C’erano cose note da tempo a tutti. […] Adesso capisco quando a Verona, al congresso mondiale della famiglia, Morisi si mise di traverso”. E parla poi della “corrente Mykonos” della Lega. Cioè? “I gay del mio partito. Sono tantissimi. Li conosco tutti. Tra Camera e Senato non bastano due mani per contarli. […] Niente di personale, ci mancherebbe. Ognuno vive come vuole. Basta saperlo. Questo sì”. Parole poi in parte smentite: “Sono molto dispiaciuto e amareggiato – scrive su Facebook Pillon – per quanto a me attribuito oggi su «Il Foglio» in ordine alla vicenda di Luca Morisi. Un mix di molte parole che non ho detto, miscelate con alcune parole strumentalmente decontestualizzate, nel quale non mi riconosco in alcun modo, e che non rendono giustizia né a Luca Morisi, né a Matteo Salvini e neppure a me”.
Cosa c’entrano, se c’entrano, i vicini russi?
Secondo il Corriere “negli ultimi mesi l’appartamento acquistato dalla società Socec del costruttore Andrea Lieto era finito sotto osservazione per una serie di passaggi di soldi. Ma anche per quello che i vicini definiscono un continuo viavai". Questo avvalora l’ipotesi che in realtà i controlli sui due ragazzi siano scattati dopo una soffiata relativa proprio alla cessione della droga. O forse alla ricerca di altro. Due anni fa, quando scoppia il caso dei fondi russi alla Lega, la trasmissione Report descrive Lieto come «imprenditore con aziende in paradisi fiscali e in relazione con uomini d’affari russi». E uno dei vicini di casa di Morisi, a Belfiore, è tale Sergey Martyanov. Che col guru della comunicazione di Salvini condivide anche lo stesso numero civico, l’1. Ha comprato casa lì nel 2012, Martyanv. Che risulta anche essere socio di un’azienda, la Namiana srl, che ha la sede sempre a palazzo Moneta. Morisi ha sempre negato di conoscerlo, ma il suo nome compare più volte nelle segnalazioni di operazioni sospette di Bankitalia per i fondi ricevuti proprio dal Carroccio per finanziare la «Bestia», il sistema di gestione social di Morisi.
C’entra l’omosessualità?
Le allusioni dei vari giornali parlando di “festini” e altro (“trascorrono in casa sua almeno 12 ore”) sono chiare, anche se non pienamente esplicitate. Forse perché fa più effetto parlare di “droga dello stupro”. Ma la famigerata “droga dello stupro” (ghb/gbl) in verità è usata anche e soprattutto nel “chemsex”, ossia nel sesso consenziente facilitato dall’assunzione di sostanze chimiche. Al di là dei suoi effetti dannosi, oltre a ridurre le inibizioni ha un effetto rilassante e quindi può rendere il sesso anale più facile e meno doloroso. E tutti i protagonisti e i comprimari citati dalle cronache, per quanto la questione dovrebbe essere affar loro, sono uomini.
I giornaloni sono o non sono progressisti?
I grandi quotidiani mainstream hanno dei principi o vale solo il principio di attaccare il nemico? La droga va bene e quindi viva il referendum e la legalizzazione, o la droga è cattiva e quindi chi viene trovato con due grammi di cocaina va in prima pagina? Le relazioni intime sono un affare privato, il sesso è libero e Ddl Zan subito, oppure i “festini” tra uomini sono da denunciare e sono cose su cui indagare nei minimi particolari? È razzista scrivere la nazionalità dei protagonisti della cronaca, oppure se è per screditare un leghista è cosa buona e giusta parlare esplicitamente e solo di rumeni (persino con la “u”, che sarebbe “offensivo”, anziché “romeni”), senza nemmeno altre caratteristiche? Tutto pare già visto: il sesso orale ricevuto dal democratico Clinton alla Casa Bianca da una stagista andava bene, mentre le ospiti ricevute a casa sua da Berlusconi erano uno scandalo permanente. Due pesi e due misure. Ma a questo ci siamo abituati, ve'?