“Ddl Zan subito!” Ma non subitissimo. “Tempo scaduto!” In tal caso sono guai… Che fine hanno fatto il disegno di legge contro l’omotransfobia e il dibattito sul tema? Un tema che fino a poche settimane fa veniva presentato da più parti politiche e da ancor più celebrità o presunte tali come uno dei problemi principali del Paese?
Dopo la presentazione di una catasta di emendamenti (circa un migliaio, di cui quasi settecento della Lega e quattro di Italia Viva), siamo praticamente fermi all’anatema di una decina di giorni fa da parte della pasionaria del Pd Monica Cirinnà: "Faremo i nomi di chi ferma il ddl Zan", aveva detto, con un’uscita che aveva fatto gridare più di uno (tra cui Davide Faraone di Iv) alle liste di proscrizione.
E proprio Faraone, che nelle sue dichiarazioni spinge per l’approvazione entro l’estate (mentre quasi tutti sono rassegnati al “se ne riparla (forse) a settembre”) è uno dei pochi che nell’ultimo periodo stiano parlando di Ddl Zan, anche se principalmente sotto forma di critica ai teorici sostenitori.
E poi c'è Elio Vito di Forza Italia, che, prima di scambiarsi pubblicamente messaggi affettuosi con lo Zan inteso come persona (il deputato del Pd Alessandro), ha invocato l'omonimo ddl dopo l’insulto “omofobo” del tennista Fognini, che dopo un errore alle Olimpiadi ha dato del "frocio" a... sé stesso.
Una circostanza tendenzialmente paradossale che fa il paio con l’accusa di omotransfobia nei confronti del Green Pass, perché costringerebbe gli individui trans e “non binari” a rivelare il proprio sesso e nome anagrafico (peraltro, visto l’andazzo, potrebbe anche essere l’unica tra le tante e leggermente più fondate obiezioni a essere presa in considerazione).
Da bisogno impellente del Paese e ragione di vita di Fedez a mezza barzelletta?
Di certo, a nemmeno tre settimane dall’apice dello scontro, del ddl Zan si sa e si sente poco o nulla. Appesantito dagli emendamenti e da numeri che al Senato forse non ci sono, soverchiato da questioni più pregnanti come Green Pass, vaccini e giustizia, il disegno di legge non è più nemmeno sulle tastiere social di influencer, vip e vippetti vari. Del resto anche loro si meritano una vacanza (non si sa una vacanza da cosa, peraltro, visto che per certi personaggi il lavoro consiste nel documentare a cadenza più o meno regolare la propria vacanza perenne pagata da altri). Ma i diritti non vanno in vacanza! I diritti no, ma i loro strenui (sedicenti) difensori evidentemente sì.
"Fino a solo un paio di settimane fa – ha dichiarato al Foglio oggi il deputato di Italia Viva e sottosegretario all'interno Ivan Scalfarotto – ci facevano paginate di giornali, aperture di tg. Adesso è completamente scomparso dai radar, sembra di vivere in un piano parallelo della realtà. Non vorrei dipendesse dal fatto che Fedez è andato in ferie".
E ancora: “Se lo si vuole approvare lo si deve calendarizzare in aula prima della sospensione estiva, nei prossimi giorni. A meno che Pd e M5sS non abbiano fatto tutto un loro calcolo. […] Se sono disposti ad aspettare fino a settembre, poco prima delle elezioni, evidentemente sperano di raccogliere un tornaconto elettorale. E però così lasciano nel limbo tutte quelle persone che giustamente chiedono una forma di tutela dalle discriminazioni di cui sono oggetto. Sembra quasi che sia più conveniente scriversi «ddl Zan» sulle mani che in Gazzetta ufficiale".