Corso Giulio Cesare, periferia di Torino nei primi anni ‘80. La mia città stentava a sorridere e divertirsi persino negli anni del riflusso e del ludico, prigioniera della rigida divisione in classi e della cultura operaia, troppo seriosa e poco incline ad accettare che sì, le cose stavano davvero cambiando.
Alla metà circa di questa lunga arteria c’era il cinema Ambra, riconvertito da teatro popolare in sala a luci rosse. Sarà stato certo prima del 1983, prima dell’incendio del cinema Statuto in cui morirono 64 persone la cui conseguenza fu la chiusura di tutti i locali fuori norma. Ilona Staller, già assurta alla celebrità ben oltre la nicchia dell’hardcore, si esibiva “live” a Torino. La sala strabordava di gente, oltre il 90% pubblico maschile, attratta dalle funamboliche imprese della biondina ungherese che “cantava” in playback e a un certo punto tirava fuori da una cesta il celebre partner Pito Pito, il lungo serpente forse un po’ stordito utilizzato come particolarissimo sex toy. Con Fred e il Verra, gli amici dei vent’anni, quelli che incontri tutti i giorni e con i quali condividi tutto, anche le ragazze (Fred purtroppo non c’è più, il Verra è un rispettabile docente di cinema al Politecnico, nonché documentarista apprezzato) avevamo trovato posto solo in fondo, contando poi di guadagnare le prime file come succede nei concerti rock. C’era un tale seduto accanto a noi che si era portato da casa un binocolo di quelli che si usavano al Gran Paradiso per avvistare gli stambecchi, era venuto fin lì per vedere bene mica per farsi raccontare.
Oggi, Ilona compie 69 anni. Noi di solito festeggiamo gli anni tondi, però per il suo mestiere non c’è cifra più tonda, simmetrica, magari scomoda del 69, impraticabile dopo una certa età. Quelli della mia generazione, uomini e donne, le devono molto: prima a portare la pornografia nei salotti televisivi, prima a mostrare il seno nudo in diretta tv (nel 1978), prima a superare l’immagine sporca, indecente e punitiva del sesso, sostituendola con una visione angelicata, innocente, da paradiso terrestre. Prima a candidarsi in politica nelle liste del Partito Radicale, convinta da quel genio di Marco Pannella che ho votato quasi sempre e che mi manca tantissimo, eletta in parlamento nel 1987 con oltre 20mila preferenze. Prima di diventare “opera d’arte”, un’operazione così perfetta da far salire nella scala della popolarità anche il marito Jeff Koons, erede designato di Andy Warhol negli anni ’80.
“Siamo gli Adamo ed Eva contemporanei”, diceva Jeff per celebrare il mix tra kamasutra e barocco, kitsch e innocenza: “Ilona e io siamo fatti l’uno per l’altra. Lei è una donna mediatica, io sono un uomo mediatico. Io credo totalmente di essere nel regno dello spirituale, adesso, con Ilona. Attraverso la nostra unione abbiamo ristabilito il legame con la natura. Intendo dire che siamo diventati Dio”. Made in Heaven, il ciclo di opere firmate Koons, foto, sculture e oggetti con evidente sesso esplicito, debutta alla Biennale di Venezia nel 1990.
Dopo il matrimonio celebrato al Museo d’arte moderna di Budapest, l’anno dopo, la nascita del figlio Ludwig, il resto è cronaca giudiziaria che sulle pagine dei giornali ha sostituito i bei momenti di sesso, arte, alta società. Ha bisogno d’amore, Cicciolina, e infatti è rimasta in Italia dove le vogliamo un mondo di bene, soprattutto quelli della mia generazione che avrebbero venduto un rene per passare una notte o un pomeriggio con lei, che hanno visto tutti i suoi film e che (nel mio caso) hanno odiato Koons nonostante sia un grande artista perché l’ha trattata male, trattandola come la peggio puttana.
Alcuni anni fa, saranno almeno dieci, l’ho conosciuta a una cena a Napoli, ospite dello stilista Gianni Molaro che ci aveva coinvolti entrambi in una performance nel Luna Park. Bellissima, desiderabile, profumata come un angelo. Non ho resistito poiché lavoro nell’arte di chiederle qualcosa su Jeff. “Non ne parlo volentieri - mi rispose - ma se proprio vuoi saperlo faceva sesso malissimo, alla pecorina, due colpi e via con rabbia e violenza. E poi si portava sempre dietro l’insopportabile madre. Certi uomini proprio non sopportano che la loro donna abbia più successo di loro, tutto qui”. Per lei, per Ilona, mi sarei messo da parte, l’avrei aspettata a casa, l’avrei cucinato, avremmo visto un film insieme sul divano e poi avremmo fatto l’amore, anche se era stanca per il troppo lavoro.
Auguri bionda, con tutto il cuore da Luca Beatrice
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