Dialogare con Trump è come cercare di parlare con quello zio un po' strano che vedi solo ai pranzi di famiglia. Quello che dice cose vagamente razziste, sempre fuori contesto e quello che - non c'è alcun dubbio - non ti lascerà mai finire un discorso, perché dovrà sempre cercare di interromperti e parlarti sopra.
Il presidente degli Stati Uniti è sempre stato un maestro in questo e, dopo il primo confronto diretto con Joe Biden, è impossibile negare la sua maestria nella sacra arte della divagazione. Il loro dibattito diretto si è infatti concluso in un clima di caos e isterismo: impossibile seguire i discorsi dei due, con continue pause e cambi di argomento, con temi lasciati a metà e insulti personali fuori contesto.
Il secondo confronto non poteva andare peggio del primo, impossibile da guardare fino alla fine, anche perché i due politici in corsa per la presidenza non si sono incontrati fisicamente ma hanno risposto alle domande degli elettori in sedi separate, entrambi incalzati da giornalisti nel ruolo di moderatori.
E se da una parte Biden se l'è cavata più che bene, sempre convincente quando si tratta di situazioni più "tranquille" e controllate che non mettono a dura prova la sua leggera balbuzie, a Trump poteva andare decisamente meglio.
Il presidente in carica, attualmente in grossa difficoltà nella scalata verso la rielezione, aveva bisogno di un successo clamoroso per risollevare i sondaggi ma, sulla sua strada, ha trovato Savannah Guthrie. La giornalista da 13 anni voce e volto di Nbc, non ha solo saputo tener testa a Trump - che non è mai riuscita a zittirla o a toglierle la parola - ma lo ha messo al tappeto durante tutto il confronto.
Se durante il dibattito diretto con il suo avversario Trump, bestia televisiva dai perfetti tempi scenici, ha avuto vita facile nel suo gioco di prepotenza, con Savannah Guthrie - abituata più del presidente a fare televisione - non è andata altrettanto bene.
Durante tutto il confronto Trump ha finto di dimenticare cose (come la data dei suoi tamponi o i tempi della sua malattia) o di non conoscerne altre, usando l'ignoranza per sviare le domande, ma la giornalista non si è fatta bastare un "non ricordo" come risposta, picchiando duro proprio dove il presidente si metteva sulla difensiva.
"Perché ha retwittato la teoria complottista secondo cui Joe Biden avrebbe orchestrato la finta morte di Bin Laden?"
"Era solo un retweet. Quella è l'opinione di qualcuno, io l'ho rilanciata poi la gente può farsi la sua idea"
"Ma lei è il Presidente, non un vecchio zio matto che può ritwittare qualunque cosa!"
Questo il passaggio più divertente - e già virale - dello scontro tra i due. Da una parte un presidente che non sa da che parte posizionarsi, ancora una volta attaccato per aver condiviso un contenuto contenente una fake news e peraltro proveniente da un gruppo complottista come i Qanon, e dall'altra una giornalista che non si accontenta di sentirsi dire "non so chi siano" / "non me lo ricordo" / "non l'ho detto io ma un altro".
Savannah Guthrie ha avuto il coraggio di fare quello che molti altri giornalisti, chiamati a ricoprire lo stesso ruolo, non hanno mai il coraggio di fare. Soprattutto se dall'altra parte c'è l'uomo più influente del mondo e, allo stesso tempo, lo zio strano che non ti lascia finire di parlare e commenta la tua gonna "troppo corta" per sviare il discorso, demolendoti senza scrupolo.
Ma Savannah Guthrie non lo ha permesso, e per questo oggi sarà fiera di se stessa. Non per la popolarità internazionale guadagnata, non per l'ottima figura dimostrata, e nemmeno per la soddisfazione di aver messo al tappeto il presidente degli Stati Uniti.
Sarà fiera di se stessa per essere rimasta Savannah Guthrie anche, e soprattutto, davanti a Donald Trump. E forse anche un po' per avergli dato dello zio pazzo in diretta mondiale.