Ricorso al Tar sì o ricorso al Tar no? Il Silb Fipe, l’associazione italiana imprese di intrattenimento è divisa, visto che dopo la levata di scudi verso la chiusura forzata cominciano a formarsi un po’ di crepe fra gli stessi gestori di locali. I quali, nonostante la perdita economica evidente e ai problemi che ne deriveranno, sembrano – soprattutto chi è lontano dalle coste – compiere un primo e significativo mea culpa
Fra coloro che si sono più esposti sui social in questi giorni così caotici, c’è Riccardo Garcia Baez organizzatore del Tropical Animals e socio del CLUB21 a Firenze. Il suo lungo post è indicativo su quelle che erano le aspettative, che a quanto pare sono state tradite da alcuni colleghi piuttosto blandi sulle normative anti Covid: “Si poteva fare tranquillamente un clubbing più responsabile, magari con molti meno introiti e con un po’ di sacrifici, con più testa, più cultura e ricerca musicale e cura e con più consapevolezza per il bene del nostro settore e dei nostri clienti. Come i locali stanno facendo a Berlino e a Londra, ora. Potevamo, essendo usciti prima di tutti, dare l’esempio europeo e ‘istruire’ e far capire ai ragazzi che le cose c’è da farle nella maniera in cui la situazione ahimè ci obbliga”.
“Non la vedo come odio nei confronti dei ‘colleghi’ – ha proseguito Riccardo Garcia Baez - almeno da parte mia, ma con grosso rammarico e delusione per chi come me ha chiuso a febbraio due settimane prima del lockdown per buon senso anche se potevamo fare altre due settimane al massimo e soprattutto perché non si sapeva cos’era il Covi e non mi sembra si sia ancora capito fino ad oggi ‘come funziona’, ma come molte organizzazioni si sono adattate seguendo tutte le regole noi lo abbiamo fatto con Energia alla Manifattura Tabacchi, ma ne ho visti moltissimi, potevano farlo tranquillamente tutti, così da non dover continuare sempre sempre sempre a giustificarci per chi siamo e per quello che facciamo. Potevamo dare il buon esempio e c’era la possibilità di farlo. Il Governo ha sparato sulla Croce rossa, sull’unica cosa che potevano far fuori e parlando sinceramente per chi un po’ è dentro questo settore, era abbastanza palese il finale. Non ci sono colpe né chi è più bravo o meno, c’è solo tanta tanta incompetenza sia dallo Stato che da chi crea e gestisce questi locali ed eventi”.
D’altronde, guardando indietro alcuni segnali c’erano già stati in questo senso. Per esempio, nell’appello che aveva lanciato prima di Ferragosto Oliviero Giovetti, presidente del Silb di Bologna: “Capisco sia molto difficile, ma se rispetti la capienza che ti hanno dato eviti molti problemi”. Infatti, già in quei giorni erano state elevate delle sanzioni nei confronti delle discoteche romagnole che non rispettavano le normative anti-Covid. “Mi sembra che quello che è successo in Romagna dipenda esclusivamente dalla responsabilità del gestore”, sottolineava Giovetti. Basta fare osservare la capienza, “che è praticamente dimezzata nelle discoteche”, evitare di “fare assembrare la gente, difficile, ma ce la puoi fare”. Il rischio maggiore, che veniva già rilevato allora, non era tanto la chiusura per la stagione estiva (come però, purtroppo, è avvenuto) quando il rischio di chiusura prolungata per i locali anche in autunno-inverno: “Alcuni gestori in Romagna se ne sono un po’ fregati, è ovvio che se in una discoteca che ha una capienza da 3mila persone ne fai entrare 2.500 già non stai rispettando l’ordinanza. I giovani ovviamente stanno insieme, stanno assembrati, e magari non mettono neanche la mascherina, ma dipende molto da che impostazione dai al locale. Facciamo appello a Bonaccini (presidente di Regione), perché possa far riaprire anche i locali al chiuso, perché la stagione autunnale e invernale dura più di quella estiva”.