TikTok è un mondo strano. Lo è per i quarantenni, per i trentenni, anche un po' per i ventenni. Un social dove si balla e si imita, dove si canta in playback e si fanno challenge su qualsiasi cosa. È il social più giovane di tutti, più ironico e creativo, più leggero. Ma le rivoluzioni non partono dalle cose vecchie. A boicottare il comizio di Trump a Tulsa non è stato certo Facebook, così attento a non pestare i piedi a nessuno e troppo impegnato a perseguire la libertà di parola non controllata, facendo arrabbiare multinazionali e investitori. Non è stato nemmeno Twitter, o Instagram.
È stato TikTok.
Sì, il social dei balletti. Sì, il social che avete insultato perché vostra cugina di tredici anni stava ore a provare le coreografie a tutto volume. Sì, proprio quel mondo strano in cui i giovani hanno trovato uno spazio che li rappresenti, solo loro, che attraverso il divertimento che li ha uniti e che ora si sta trasformando in qualcosa di nuovo.
Sono stati loro - i tiktoker, gli zoomer, i new influencers - a boicottare il primo comizio di Trump post-Covid con un giochino tanto semplice quanto funzionale. Per partecipare all'evento di Tulsa infatti era richiesta una registrazione gratuita: un gesto simbolico utile agli organizzatori per avere un'idea di quante persone si sarebbero presentate. I posti prenotabili erano infiniti, nessun biglietto era in qualche modo vincolante. Così, da qualche parte nell'incomprensibile universo di TikTok, è partita l'idea: prenotare biglietti per Tulsa e non presentarsi.
Il risultato? Un gongolante Donald Trump che pochi giorni prima annuncia sui social la presenza di un milione di persone al suo comizio e lo scontro con la realtà di un palazzetto (che conteneva al massimo ventimila posti) mezzo vuoto.
Joe Biden ha fatto la cosa più americana di questo mondo: ha assunto per la sua campagna elettorale la persona responsabile del flop di Trump
Ma perché nessuno si è accorto di quello che stava succedendo? Non è avvenuto in gruppi chiusi, non è stato portato avanti di sordina, nascondendo i dettagli di questo diabolico piano. Era tutto alla luce del sole, tutto visibile e prevedibile. Per evitare il flop del palazzetto mezzo vuoto sarebbe bastato monitorare con attenzione quello che stava accadendo sui social. E forse lo hanno fatto, considerando anche il grande potere che Trump ha ottenuto negli anni grazie alla diffusione dei suoi contenuti virali, ma si sono dimenticati di TikTok.
Boomer contro zoomer. Gli adulti che minimizzano il potere dei ragazzini mentre loro si preparano a fare una piccola rivoluzione. Non si vota con i social, è vero, e probabilmente molti dei ragazzi che hanno contribuito al flop di Tulsa non hanno nemmeno diritto al voto. Non avranno nemmeno ben chiara la politica economica, fiscale e sanitaria voluta da Trump in questi anni, non sapranno pressoché nulla di quello che questo Presidente burbero e insopportabile ha fatto o non fatto negli anni del suo mandato. Ma loro pensano e agiscono di pancia, proprio come lui.
Cercare di parlare con Trump usando la pacatezza e il ragionamento non ha mai funzionato. Sfida i suoi avversari, li prende in giro, li umilia. "Un atteggiamento da teenager arrogante" si è detto spesso. E allora eccolo qui l'antidoto a questo atteggiamento da boomer: gli zoomer.
Che per sconfiggerlo lo hanno preso in giro, umiliato, come piace fare a lui. Che gli hanno dato uno scossone, forse utile a prendere in mano le redini di una campagna elettorale sottotono o forse fondamentale per fare capire qualcosa al suo avversario.
E Joe Biden, da buon americano, ha fatto la cosa più americana di questo mondo: ha assunto per la sua campagna elettorale la persona responsabile del flop di Trump. E no, non è una quindicenne che balla complicate coreografie su basi reggaeton. La chiamano la ‘TikTok Grandma’, ha 51 anni e il suo video contro Tulsa è diventato virale in tutti gli Stati Uniti.
Biden - in corsa per la presidenza come uno che deve correre per non essere sbranato da un leone - ha imparato dagli errori del suo avversario e ha istituito la “Biden Digital Coalition”, una delegazione che si rivolge ai più giovani e monitora gli sviluppi della campagna sui social. 100 persone, tutte esperte di internet e piattaforme di condivisione, a cui oggi si aggiunge anche Mary Jo Laupp, la nonna di TikTok, per aiutare lo studio di questa nuova piattaforma a molti ancora poco chiara.
Sì, proprio TikTok. Sì, proprio il social dei balletti.