Una storia terribile, quella del rapimento e assassinio di Sarah Everard, che per mesi ha scosso il Regno Unito. Il caso della 33enne, scomparsa mentre tornava tranquillamente a casa a piedi in una serata inglese di inizio marzo, ha suscitato sdegno in tutto il paese, con proteste contro la polizia e contestazioni che per giorni hanno intasato la mobilità di Londra.
La donna stava rientrando da Clapham, una delle zone più frequentate e sicure della capitale inglese, seguendo la via più lunga ma più illuminata tra quelle possibili, per non rischiare quindi di imbattersi in malintenzionati. A dare la notizia della scomparsa era stato il fidanzato, preoccupato per l'improvvisa assenza di Sarah, con cui aveva parlato al telefono proprio mentre questa stava rientrando a casa.
Le indagini condotte dagli inquirenti hanno portato al ritrovamento dei resti di Sarah in un bosco del Kant e al successivo arresto di Wayne Couzens, poliziotto della MET, la cui casa dista circa 30 chilometri dalla zona del ritrovamento.
Dopo proteste e contestazioni durate settimane il caso di Sarah Everard è arrivato in tribunale dove, il 29 settembre, è iniziato il processo contro il poliziotto Couzens: stando alle ricostruzioni l'agente aveva da poco finito il suo turno quando, dopo aver fermato la ragazza, l'aveva fatta salire sulla propria auto mostrando il distintivo, per poi legarla e rapirla. Sarah è stata successivamente violentata, uccisa e bruciata al fine di cercare di nascondere i resti del corpo.
Dal processo emergono ora inquietanti dettagli e materiali sul rapimento, compreso un terribile video in cui si vede la ragazza ammanettata sul retro dell'auto di Couzens, l'inizio dell'ultimo viaggio di Sarah: da Londra al Kent, dov'è stata uccisa e ritrovata.
Couzens, scrive il The Guardian, aveva fatto salire la ragazza a bordo dell'auto con la scusa di un'effrazione del regolamento Covid, e una volta salita per lei non ci sarebbe più stata speranza. L'ex agente, padre di famiglia, si è dichiarato colpevole delle accuse dopo le prove schiaccianti mostrate dall'accusa: testimonianze di passanti, la documentazione della scheda SIM di Sarah, video e immagini delle telecamere di sicurezza della zona.