Il “faccia a faccia”a Quarta repubblica su Rete4 di questa settimana si è svolto tra Nicola Porro e Stephan Winkelmann, Presidente e CEO di Automobili Lamborghini. Andiamo a vedere cosa ha dichiarato sul presente e il futuro del brand.
Da 20 anni la proprietà è tedesca, però le auto sono sempre realizzate in Italia. Ma Lamborghini è ancora un marchio Made in Italy?
Assolutamente sì, abbiamo ancora il nostro headquarter a Sant’Agata Bolognese. I nostri dipendenti sono passati da 200 a 2000 e anche per i nostri clienti è molto importante avere delle radici solide nel territorio e una storia riconosciuta. Sono macchine Made in Italy dalla ricerca e sviluppo alla produzione.
Quanto spendete in ricerca?
Centinaia di milioni, gran parte del nostro fatturato. Rispetto ad altre realtà i nostri cicli vita sono lunghi. Noi ci mettiamo 4 anni a sviluppare un’auto e poi ha un ciclo vita di circa 8 anni.
Quanti componenti sono italiani?
Bisogna dividere tra ricerca e sviluppo e componenti. Per la ricerca e sviluppo quasi il 100% viene fatto in Lamborghini, quindi in Italia. Per i componenti le cose più importanti vengono fatte da noi. La metà dei nostri fornitori sono italiani.
Il distretto della Motor Valley è ancora un valore aggiunto?
Certamente. All’inizio del secolo scorso con la meccanica e la meccatronica, da quando il primo si è insediato, si è sviluppata questa expertise con tantissimi marchi, come noi, Maserati, Ferrari, Ducati.
Voi vendete circa 8mila auto all’anno. Com’è il mercato attuale?
Abbiamo avuto due mesi di fermo tra marzo e aprile, perché tutto il mondo era chiuso. Ma il mercato è ripartito subito e avremmo fatto un record anche nel 2020, ma siamo ripartiti alla grande nel 2021.
Com’è che parla così bene italiano, nonostante sia di origini tedesche?
Sono nato a Berlino da genitori tedeschi, però ci siamo trasferiti a Roma quando ero un neonato. Poi mi sono laureato a Monaco di Baviera.
In auto come le vostre ci sono pezzi unici o ormai la maggior parte sono fatti in serie?
Abbiamo tre modelli: Aventador, Huracan e Urus. C’è un alto grado di personalizzazione in ognuna. I nostri clienti vogliono sempre più una macchina differente dalle altre.
Ma come li personalizzate?
Abbiamo una gamma che va dai 200mila euro ai 3 milioni di euro. Vetture che costano tantissimo, però sono fatte a mano e in tiratura limitatissima.
Qualche esempio?
Quando parliamo di milioni vuol dire che è una macchina sviluppata ad hoc in pochissimi esemplari, meno di cento, dove mettiamo tecnologia avanzata completamente nuova quindi tra ricerca e sviluppo e costo del materiale e l’artigianalità fanno lievitare i costi.
Le cose più strane che vi chiedono?
I colori e gli interni. E spesso non combaciano. Abbiamo dei clienti un po’ fuori dal comune.
Chi sono i vostri clienti?
Calciatori, rockstar, attori, però la maggior parte imprenditori.
Avete regalato due Lamborghini alla Polizia di Stato. Ma per fare cosa?
Per noi è rispetto per le istituzioni. E poi vengono usate per gli inseguimenti o per organi che devono arrivare velocemente e a volte non è disponibile l’elicottero. È già successo varie volte.
Nel futuro dell’auto vede solo l’elettrico?
Non ancora. Nel 2023-2024 la nostra gamma diventerà tutta ibridizzata. Ma dev’essere meglio della generazione attuale e per noi avere dei plug-in hybrid sarà il prossimo futuro.
Ci crede nell’elettrico?
Si parte dall’alto di gamma e si va a scendere. Gli investimenti oggi sono più alti che in una vettura classica, ma si arriverà con il tempo e lo sviluppo delle batterie ad avere vetture più approcciabili e con velocità di carica simili a quelle che conosciamo dal benzinaio.
Come paradosso, se Lamborghini vendesse 80mila auto invece di 8mila sarebbe un fallimento?
Oggi si aspetta circa 9-10 mesi per avere una Lamborghini nuova. Non vogliamo stravolgere il Dna del marchio, per cui non ci farebbe bene. Non avremmo neanche gli spazi. Rimarremo sempre un brand di nicchia.
Quando acquistano un cinese o un americano sanno di comprare un’auto dalla proprietà tedesca?
Sanno che è Made in Italy, non c’è dubbio. Non sono interessati alla proprietà, perché sanno benissimo cosa comprano, ci vengono a trovare in fabbrica, vedono come facciamo le auto e sono sempre soddisfatti.
Gli operai sono specializzati o ormai è tutta catena di montaggio?
Sono specializzati con linee di montaggio moderne. Ma noi abbiamo sulle supersportive, come Huracan e Aventador, ancora molti più processi fatti a mano.
Come le è venuto in mente di fare un Suv?
Abbiamo sempre detto che ci voleva qualcosa che ci mettesse al riparo dalla crisi delle supersportive. La Urus ci sta dando ragione, non ha diluito i valori del marchio, ma li ha rafforzati e siamo più pronti a reagire ai tempi difficili.
I vostri clienti vanno anche in pista?
Noi offriamo corsi di guida. Magari non sfruttano al 100% le potenzialità ma ci arrivano molto vicino.
C’è ancora rivalità con la Ferrari?
Noi siamo nati con un senso di sfida di Ferruccio Lamborghini, ma devo dire che siamo orgogliosi di avere un vicino di casa come la Ferrari e penso anche loro con noi.