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Laurea non c'é: Imen Jane ha mentito,
ma resta una grande economista

  • di Emanuele Pieroni Emanuele Pieroni

16 giugno 2020

Laurea non c'é: Imen Jane ha mentito, ma resta una grande economista
Iman Boulahrajane, il volto che ha spiegato l'economia ai millenial tramite Instagram, ha mentito sul suo curriculum: non è laureata in economia e, soprattutto, l'ha nascosto consapevolmente, cercando di recuperare con una toppa peggiore del buco

di Emanuele Pieroni Emanuele Pieroni

Se fai business con successo, se migliaia di persone seguono i tuoi consigli, se Forbes ti mette tra i 30 under più influenti d’Italia, sei un’economista. Con l’apostrofo (perché di questi tempi bisogna adeguarsi all’impero del politicamente corretto e quindi, anche quando si sta sul generale, è meglio abbandonare la patriarcalità della grammatica italiana in favore del femminile) perché è di una donna che stiamo parlando: Iman Boulahrajane, in arte “Imen Jane”. La star dei social, ventiseienne fondatrice di Will, è finita al centro del solito scandalo, perché Dagospia ha scoperto che in realtà la laurea tanto vantata da Imen Jane non è mai stata conseguita.

Possiamo discutere sulla figura barbina, possiamo addirittura aprire un dibattito sull’ormai vecchia battaglia di Marco Panella in favore dell’abolizione del valore legale del titolo di studio, possiamo anche ipotizzare una crocifissione a Pasqua lontana per Imen. Ma forse dovremmo usare il buon senso e basta. Magari chiedendoci che cosa significa “economista” oggi. Perché dove sta scritto che per essere un economista o un’economista bisogna aver conseguito un titolo accademico? Un conto è essere “laureato in” e un altro conto è essere economisti. E, sia chiaro, non c’entrano niente le menate sull’università della strada, sull’uno vale uno e sul tutti possono fare tutto perché le competenze e la formazione non hanno valore.

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È la legge più importante dell’anno che stabilisce come e dove verranno impiegate le risorse economiche dell’anno successivo. Quest’anno si è deciso di fare la guerra all’evasione per poter racimolare più soldini possibili. Pensate che soltanto il 75% della manovra servirà a coprire le famose clausole di salvaguardia, cioè l’enorme buco di bilancio che ci siamo trascinati dalla legge di bilancio scorsa (ho spiegato cosa sono le clausole di salvaguardia due post fa). Con quel pochissimo 25% che resta, si cerca di accontentare un po’ tutti: da una parte riconfermando i fondi per le vecchie misure come quota100 e reddito di cittadinanza e dall’altra pensando a misure nuove come un timido alleggerimento del peso delle tasse dalla bustapaga dei dipendenti. Non sarà quindi una manovra che farà scaldare i cuori, ma date le premesse direi che è già un mezzo miracolo così. L’unica cosa che mi spiace sempre tantissimo è la scarsa attenzione verso i giovani, che non sedendo ai tavoli che contano, ricevono poche briciole. Un Paese senza investimenti sullo sviluppo e innovazione non ha un futuro. E se i giovani non vedono un futuro, se ne vanno. Quando lo capiremo? #manovra2020 #leggedibilancio2020

Un post condiviso da IMEN (@imenjane) in data: 22 Ott 2019 alle ore 7:59 PDT

Sono esagerazioni, come è esagerazione il quantitativo di cacca che si sta riversando su una ragazza che al contrario di altri ventenni, anzi della maggior parte dei ventenni, ha saputo costruire qualcosa di importante, di mediaticamente innovativo. Divulgazione pop di un tema, l’economia, che farebbe prendere sonno persino ad un iperattivo. E non è una cosa da poco. C’è del merito al di là del titolo.

Così come c’è del demerito, grosso, nel non voler fare innovazione anche nel metodo verso il successo. Incoerenza prima che spirito bugiardo. Perché se hai creato una azienda che genera futuro, che sovverte i linguaggi, che ti porta ad essere tra gli under 30 più influenti per Forbes, che bisogno hai di piegarti al dover far credere di avere un titolo che non hai per poterti affermare? E ancora, se anche quella bugia t’è servita per partire, perché non hai svelato il giochino prima?

Visualizza questo post su Instagram

Che settimana! Difficile da dimenticare il quasi infarto sullo Scalone d’onore al Quirinale da cui sono passati Capi di Stato e di Governo, le corse a Termini, le risate del tassista per il mio imbarazzante affanno, il make-up improvvisato sul bagno del frecciarossa, una sveglia non sentita che mi stava facendo perdere l’importante cerimonia che ogni anno il Presidente della Repubblica ospita in occasione dei Giorni della ricerca @airc.it Difficile poi seguire attentamente il discorso del Presidente quando lo sguardo ti scappa sugli arazzi, i fregi e i soffitti dorati delle sale, il tutto mentre Mario Draghi stava tenendo il suo ultimo discorso da Governatore della BCE. Nel mezzo bisognava trovare il tempo di conciliare lavoro, incontro con il @ilsole_24ore alla IULM, compleanni di amici vecchi e nuovi e lauree di cugini. Per poi sentirmi dire al pranzo da mia madre che non faccio abbastanza movimento! Grazie mamma, grazie a tutti.

Un post condiviso da IMEN (@imenjane) in data: 28 Ott 2019 alle ore 3:10 PDT

“Ci sono casi eccellenti come Zuckerberg, Steve Jobs, Bill Gates che hanno lasciato gli studi per seguire la loro passione. Ma anche Piero Angela da noi in Italia. Continuerò a studiare e chiuderò tutto quello che posso chiudere. Mi spiace se qualcuno si è sentito offeso da queste mie scelte di vita” – questo è, almeno in parte il j’accuse della ragazza diffuso nella serata di ieri insieme alla comunicazione d’aver lasciato tutti gli incarichi in Will. Un ‘non ho studiato ma prometto che lo farò’ che, francamente, fa un po’ ridere, soprattutto se messo insieme ad affermazioni come: “Nell’ultimo anno e mezzo ho fatto esperienze incredibili. Tutto questo mi ha fatto tralasciare gli studi che poche settimane fa ho deciso di riprendere. Ora voglio concludere questo ciclo. Ho seguito tutti i miei stimoli mettendo l’Università da parte per mesi”.

Imen Jane ha deluso anche noi, ma non certo per non essere la dottoressa Imen Jane, ma per aver insistito nell’inganno. Senza capire che un outing ben strutturato avrebbe invece risvegliato coscienze su quanto e come le università formino davvero persone preparate al presente e in grado di generare il futuro.

Un’occasione che Iman Boulahrajane ha perso anche ieri, diffondendo un video che non ha sapore, se non quello della giustificazione assurda di una bimba pizzicata con le mani nella marmellata. Ci ha delusi perché ci saremmo aspettati di più, soprattutto a livello umano da una che da anni porta avanti una battaglia serrata alle così dette fake news. Ma il punto non è la laurea conseguita o meno, Imen Jane ha già dimostrato di essere un’economista, bensì l’aver fatto ricorso alla menzogna. Alimentandola anche.

Eppure i titoli questa mattina, fatti da gente regolarmente Iscritta all’Ordine e quindi formalmente titolata, riportano solo il dato meno significativo: la non laurea. Che non è certamente più grave dell’inganno.

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