Oltre al Covid, in Italia c’è un altro nemico invisibile che produce danni a lungo termine: l’inquinamento. Di aria si può morire e lo dimostra una recente sentenza che ha considerato l’inquinamento tra le concause di morte di una bambina asmatica. In Italia i numeri non confortano. Secondo l’ultimo rapporto di Legambiente, la qualità dell’aria di otto città su dieci non tocca la sufficienza. Maglia nera a Torino, Roma e Milano. Le conseguenze sono reali: secondo il rapporto, nel capoluogo lombardo a causa dello smog si registrano oltre 560 decessi in più ogni anno.
La pianura padana è la zona più nera: la sua conformazione e le temperature non permettono un’adeguata dispersione delle polveri sottili nell’aria, e così lo smog insidia la salute dei cittadini. Non è una esclusiva italiana. In Europa oggi sono 60mila le persone che muoiono in un anno per malattie connesse all’inquinamento. Come rivela uno studio targato Epha, questo ha un costo sul welfare europeo: almeno 166 miliardi a carico di 130 milioni di abitanti.
La sola Milano calcola una perdita del welfare di circa tre miliardi: 3mila euro per ogni milanese. Per invertire la rotta, il sindaco Beppe Sala ha presentato il Piano Aria, con cui vorrebbe depurare in pochi anni l’aria di una delle città più inquinate del Paese. Il piano è ambizioso: trasformare Milano in Città Carbon Neutral entro il 2050 e ridurre le emissioni di CO2 entro dieci anni del 45% rispetto al 2005. Per farlo Sala – che strizza l’occhiolino al modello verde della sindaca di Barcellona, Ada Colau – ha fatto approvare un regolamento entrato in vigore lo scorso gennaio. Stop al fumo all’aperto entro il 2025, ora lo si può dare a una distanza di dieci metri dagli altri. Via libera anche alla piantumazione di alberi nei luoghi pubblici, anche se gli effetti di oggi si vedranno solo dopo molti anni, almeno dieci. Intanto, la misura di fare dell’area C una Low Emission Zone sembrerebbe non funzionare: secondo Il Giornale, un rapporto 2019 svela il minimo impatto che le misure di contenimento delle emissioni di CO2 in città hanno avuto sulle concentrazioni di Pm10 e Pm2,5, anche in relazione ad altre città europee.
Ma Milano non infonde più la fiducia del passato e la svolta green del sindaco uscente Beppe Sala non convince tutti. Come riporta Domani, secondo un’indagine condotta da GPF Inspiring Research su un campione di 800 milanesi maggiorenni, due terzi si dicono ottimisti sul futuro della città dopo la pandemia. Eppure, per il 31,5 per cento di loro, considera il capoluogo lombardo non adatto alle sfide del futuro, finora affatto progredito. Duro il giudizio sulla svolta green di Sala: per un terzo dei milanesi si tratta solo di “una mossa per rinnovarsi e sembrare meno politico”.