Parlare di odio non è esagerato, purtroppo. Sulle nostre strade se ne vedono e se ne sentono di ogni... e spesso le divisioni prese più di mira sono proprio ciclisti e motocilisti. Categorie tra cui non scorre nemmeno buon sangue, tra l'altro. Ma gli automobilisti? Dove li vogliamo mettere? Tre macro-ordini che si avventurano quotidianamente sulle nostre più o meno grandi, più o meno trafficate strisce d'asfalto, e che si odiano. I pedoni, per oggi, li lasciamo stare.
E' di pochi giorni fa la notizia, correlata da video girato da un amico del malcapitato, di un motociclista volutamente speronato e buttato rovinosamente a terra da un'auto. Gesto ovviamente da condannare, ma scaturito dalla precedente e aggressiva reazione del biker: calci nelle portiere, provocazioni, odio.
Lo dico da appassionata motociclista e automoblista: sulle nostre strade c'è troppa cattiveria e ad avere la peggio in tutti i termini sono maggiormente gli avventori in sella a due ruote a motore umano, i ciclisti.
Ma cosa intendiamo per ciclisti? I gruppi di - a volte agonisti, a volte semplici invasati - usurpatori della carreggiata che al primo colpetto di clacson si girano per mostrarti il dito medio, oppure mia mamma che va a fare la spesa? I bimbi con caschetto colorato sulle ciclabili o quelli che - come me - la bici la usano due volte all'anno per un improvviso quanto effimero sprint di sportività? Troppo grande la categoria dei ciclisti, per etichettarla.
Ecco il perché di questo titolo provocatorio, con l'odio come protagonista. Ma perché queste cose succedono purtoppo e succedono - quasi - solo da noi. All'estero, soprattutto nel Nord Europa, la bici è giustamente vista come un mezzo ecologico, salutare, piacevole, da promuovere. Le nostre piste ciclabili spesso terminano senza preavviso in cespugli spinosi, all'estero sono autostrade panoramiche cui viene dedicata una scrupolosa manutenzione.
In Olanda, ma non solo, le biciclette hanno la precedenza persino sui pedoni e l'auto è un accessorio pressochè inutile. Diversamente, noi ci ostiniamo ad utlizzarla anche se dobbiamo fare 3 chilometri. Com'è quel detto? Sto un'ora in auto per andare a correre un'ora su un tappeto rotante al chiuso.
E allora non sarebbe meglio farsi una bella pedalata nel verde? E non sarebbe ancor meglio farla senza fazioni di utenti della strada che non si possono vedere tra loro, come accade per le peggiori tifoserie del pallone? Utopia?
Non so se si possa dare la colpa solo alla proverbiale veracità degli italiani, forse se dall'alto arrivasse un po' più di attenzione alla nostra mobilità, saremmo di conseguenza anche più disciplina sulla strada. Scopriremo mai se è davvero così? Qualcosa mi dice di no.