Domani ho gli esami del sangue e non ho studiato: il protagonista di una barzelletta del genere non poteva che essere un carabiniere. Ma se non era questa, ognuno di noi nella sua vita ha sentito almeno una barzelletta sui carabinieri. È matematico, come i numeri in crescita sul profilo social dell'Arma, che dall'inizio di settembre 2024 ha deciso di cambiare strategia di comunicazione, optando per uno storytelling a metà tra il videogame e la serie poliziesca hollywoodiana. Una scelta vincente, che ha portato il profilo Instagram dei Carabinieri lontano dalle barzellette e vicino agli influencer. Una crescita impressionante, quasi 90mila follower in più, con un seguito medio di 3100 persone al giorno, anche se di solito sono loro, i carabinieri, a inseguire qualcuno. Tutto bello, tutto simpatico, tutto giovane. Il militare che si cambia con in sottofondo un pezzo rap in cui si parla di fumare erba. Il video con le gazzelle che si inseguono come se fossero in una missione di Gta San Andreas. Tutto volutamente cringe, tutto intenzionalmente senza senso. Ma perché?
Perché i carabinieri hanno bisogno di aumentare l'engagement sui social? Di certo non lo fanno per monetizzare o per fare collab e adv, come gli altri influencer. In un articolo uscito a luglio del 2023 sul Sole 24 Ore, si legge che l’Arma disponeva di 108.663 carabinieri a fronte di una forza prevista di 120.541. Un 10 percento in meno da recuperare. Ed ecco la vera notizia, quella principale, nascosta dietro al clamore per i reel dei carabinieri: l'Arma ha più follower che militari. Sono cinque volte tanti, cinquecentomila contro centomila. I carabinieri in servizio non bastano per chiedere i documenti a tutti i loro follower, anche ipotizzando che tutti i carabinieri siano follower della pagina Instagram dell'Arma. Se a maggio del 2024 è stato bandito un concorso per assumere 3852 allievi carabinieri in ferma quadriennale, questo non risolve certo il problema. Poi c'è l'aspetto reputazionale, perché non si mette mai in campo una campagna di marketing per nulla.
Che siano le barzellette, le fiction Rai sui marescialli o i reel, tutto avviene per la causa più banale e superficiale: l'immagine. Che poi la si chiami brand reputation va bene lo stesso, ma se i carabinieri per l'automobilista sono semplicemente la seccatura di una mezz'ora persa a controllare patente libretto bollo e assicurazione, ecco che una serie tv ti ci fa quasi affezionare. Se il sistema passivo aggressivo delle barzellette ritraeva i carabinieri come degli stupidi senza rimedio, dall'altro lato associava mentalmente la divisa alla risata, facendoli diventare simpatici. Lo stesso vale per i reel in cui i carabinieri appaiono un po' fighi, un po' simpatici, un po' cringe e un po' cazzoni: i risultati si vedono dai numeri sui social, anche i dati sul personale ancora non convincono i sindacati di comparto, e chissà se tutti questi follower serviranno a qualcosa. Appuntato, siamo influencer. Avete preso la Tachipirina?