Un tempo nell’ambiente, per non prendersi troppo sul serio, si diceva che i giornali l’indomani erano già buoni per incartarci il pesce. E parliamo di un periodo in cui, almeno, si vendevano a centinaia di migliaia e creavano massa critica. Ora che i numeri sono in picchiata da anni, al massimo possono rappresentare il termometro di certe tendenze di posizionamento degli schieramenti politici. Ma un po’ come la definizione che circola nell’ambiente letterario del noir, genere considerato l’ultimo vero romanzo sociale, quel termometro non viene applicato sotto l’ascella ma nel sedere. Una immagine pecoreccia, che però rende l’idea del livello del dibattito. L’ultima variazione di temperatura si è così registrata tra i quotidiani di centrodestra, prima convintamente critici contro i vaccini e ora, invece, apertamente favorevoli.
Basta prendere a esempio Il Giornale e Libero, che dal cambio di direttore hanno compiuto una svolta considerevole. L’unico a rimanere convintamente scettico – se non a tratti apertamente no vax – è il quotidiano La Verità. Tanto che poco tempo fa il direttore Maurizio Belpietro ha voluto rimarcare la distanza attaccando proprio l’ex sodale Alessandro Sallusti, dopo che quest’ultimo decise di titolare in prima pagina: “Follia no vax” affiancandolo da un suo editoriale che puntava il dito contro i “mandanti delle aggressioni” e i “cattivi maestri” che lavorano al sicuro “nelle redazioni di alcuni giornali”. Il riferimento era chiaramente rivolto a La Verità, la cui risposta non si è fatta attendere: “Fanno i talebani del vaccino per coprire bugie ed errori” la replica, rincarata dall’editoriale di Belpietro dove segnala quella che ha definito “l’ipocrisia di media e politica” sulla quale “non faremo il megafono del loro conformismo”.
Ecco il termometro infilato nella parte meno nobile del corpo, utilissimo però a farci comprendere la nuova linea, non tanto dei giornali (con cui ormai non si incarta più neanche il pesce), quanto dello schieramento politico di centrodestra dove è in corso la gara interna alla leadership tra Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Nella Lega, infatti, si è appena consumata la resa dei conti fra il segretario e l’ala più pragmatica del movimento composta dal ministro Giancarlo Giorgetti e i governatori leghisti (su tutti Luca Zaia), che ha visto prevalere quest’ultima: “Se stai su quella linea il Paese non ti ascolta” hanno intimato a Salvini, portandogli come esempi concreti i flop di partecipazione della gente alle manifestazioni contro vaccini e Green pass delle ultime settimane. Insomma, sui social quella linea potrà anche far crescere follower ed engagement, ma non si traduce nella realtà in impegno concreto e soprattutto in previsioni di voto. Senza contare il numero dei vaccinati ormai vicino alla quota dell’80% e soprattutto i suoi effetti, con lo svuotamento delle terapie intensive e l’abbattimento drastico della mortalità. E così, dal “no” senza appello al Green pass, Salvini si è spostato prontamente verso il “sì” – anche a deputati e senatori, facendo arrabbiare duri e puri come Claudio Borghi – e dalla ricerca del consenso tra i no vax ha annunciato di essersi vaccinato. Il Capitano, come viene chiamato dai suoi sostenitori, rischia però di pagare nei sondaggi queste piroette, a scapito proprio del maggior competitor, e cioè la leader di Fratelli d’Italia che mantiene una posizione fieramente contraria: “Il Green pass è un’arma di distrazione di massa” ha detto di recente, con La Verità che prontamente ha rilanciato le sue dichiarazioni.
Cosa c’entrano i giornali in tutto questo bailamme? Semplicemente sono la prosecuzione plastica della campagna elettorale permanente alla quale siamo sottoposti da anni. E siccome non converrebbe agli occhi dell’elettorato che fossero direttamente Salvini e Meloni a “litigare” su certe questioni (almeno per ora), ci pensano indirettamente i quotidiani schierati sulle loro posizioni via via sempre più variabili, fedeli al proverbio: “Dire a nuora perché suocera intenda”.