Sirio. Alex. Francesco. Una cosa in comune, una parola, una caratteristica: la smoderatezza.
Sirio è un bambino tetraplegico, il suo account Twitter è seguito da 9mila persone. Gli avevano detto che sarebbe morto in culla e invece... E invece pubblica video dove entra a scuola sulle sue gambe. Quante ne ho sentite di storie così, quante ne ho viste di persone che non si sono arrese a ciò che dicevano i medici. Maura Masini, presidente dell’associazione di mia figlia Virginia, per esempio. Le nasce Timmy più di venti anni fa, i dottori non le danno speranza e la speranza se la deve cercare da sola. È grazie a lei e a gente come lei che è nata l’ABC, associazione Bambini Cri du Chat, a cui noi genitori di Virginia dobbiamo tantissimo.
Alex è Alex Zanardi. Solo ieri il suo amico dottor Costa, che invece è un medico che crede ai miracoli, ha dichiarato: “Ha cominciato la fisioterapia neurologica, che in medicina è quella fase in cui si aspettano le sorprese e i miracoli. E ho già visto miglioramenti: risponde agli stimoli, stringe le dita, gli stanno rieducando la testa. Ha un fisico da fantascienza e una mente straordinaria. So che questa volta si parla del cervello ma sono sicuro che saprà inventarsi qualcosa”.
Francesco è Francesco De Bartolomeis, un signore di 102 anni. Ho letto la sua intervista nella newsletter di Mario Calabresi, ex direttore di Repubblica e La Stampa, figlio di Luigi, commissario assassinato da Lotta Continua nel 1972 quando lui aveva solo due anni. Il suo libro, Spingendo la notte più in là, dove affronta questo dramma, ve lo consiglio. La sua newsletter, invece, si chiama Altre Storie e racconta storie che in un modo o nell’altro mi toccano sempre, come questa qui.
De Bartolomeis è un pedagogista, inventore del tempo pieno e della mensa scolastica.
È il quarto figlio di una famiglia di Pellezzano, Salerno, che nel giro di poco diventa il primogenito: le tre sorelle maggiori muoiono una dietro l’altra nell’anno della sua nascita, il 1918, a causa dell’influenza Spagnola. Dice: “Se oggi sono qui è perché sono alto 164 centimetri e mezzo: un’ordinanza di Mussolini vietava a chi era più basso di 1,65 di fare l’ufficiale di fanteria. I miei compagni andarono tutti a fare la campagna di Russia e non tornarono”.
Pur avendolo inventato, spiega: “A me il tempo pieno non interessa, interessa invece l’apprendimento. Dimostratemi che si può imparare senza avere un tempo lungo e mi ricrederò”.
Sirio. Alex. Francesco. Un bambino, un adulto, un anziano. Ma la chiave è sempre la stessa: se vuoi crescere, migliorare, sconfiggere chi ti dice che non funzionerà, che non c’è niente da fare, addirittura che non ce la puoi fare ci sono due cose a cui non puoi sfuggire mai: il tempo e il lavoro. Sporcandosi le mani, commettendo errori, ma comunque provandoci.
Ho scritto che il dottor Costa crede ai miracoli, ma ho sbagliato: crede alla dedizione. Chi si dedica raggiunge risultati che gli altri chiamano miracoli. In un locale di Milano, uno di quelli dove vai a guardare le partite, con mille schermi ovunque, c’è un muro con una frase storica di Mohammed Alì: “Non esiste l’impossibile. Ciò che è impossibile oggi sarà possibile domani. L’impossibile è una condizione temporanea”. Una cosa così la leggi in modo distratto, ma vi assicuro che se hai un figlio disabile la verità di questa frase la vivi. Con il tempo e il lavoro ciò che ieri non potevi fare, oggi lo vedi accadere.
Calabresi chiede a Francesco De Bartolomeis il segreto della longevità, se esiste. E questo signore di 102 anni risponde citando quella parola lì: smoderatezza. «La smoderatezza, non nel senso dell’eccesso, ma nel senso che bisogna buttarsi nelle cose, essere creativi, vivere con passione. Bisogna essere sempre protagonisti della propria esistenza, coltivare interessi e progetti». Si torna sempre qui. A darsi. A non risparmiarsi. A lottare. A non fermarsi mai davanti a un “no, questo non può succedere”. Che non va fatto ce lo insegnano molti, moltissimi esempi.
E Sirio.
E Alex.
E Francesco.