Niccolò Moriconi, in arte Ultimo, è il nuovo artista vampirizzato da Prime Video per liofilizzarlo in un omonimo docu-musicarello. Operazione che è, al solito, niente più di un regalo ai fan (si vedano i precedenti: Tiziano Ferro, Sfera Ebbasta, Emma, Mahmood), mentre chi pigerà play per conoscerlo meglio terminerà la visione sapendone all'incirca quanto prima sul suo conto. Il taglio dato allo storytelling è molto opportuno (e furbetto), anzichenò. Si parte dall'inizio della pandemia, quando Niccolò viene raggiunto da una ferale notizia: il suo tour negli stadi, completamente sold out, dovrà essere rimandato a date da destinarsi. Il racconto prosegue da lì in poi, concedendo ben poco a tutto ciò che gli è accaduto prima in vita e carriera. Nel tentativo di narrare una storia al sapor di "resilienza", vediamo il nostro eroe resistere al duro periodo pandemico tra Roma, l'Umbria e Los Angeles componendo all'impazzata pur non sapendo quando, finalmente, potrà incontrare di nuovo il proprio adorante pubblico. Nel frattempo, si fidanza con la figlia si Heather Parisi, Jacqueline Luna. Non si fa parola del famigeraro Festival di Sanremo 2019, quando arrivò secondo dietro a Mahmood (Soldi, clap clap) e sbroccò in sala stampa per il trionfo mancato. Ossequioso silenzio pure sui difficili esordi. Sono in molti a ricordare, però, quando cantando ancora con il proprio nome di battesimo, dedicò una brano squisitamente gentista alla scarcerazione di Fabrizio Corona. Brano all'epoca ignorato da tutti e snobbato pure dall'ex re dei paparazzi in persona. In compenso, onore al merito. Anzi, a un merito: Ultimo è antipatico. Lo sa e non fa assolutamente nulla per nascondere almeno questo.
Solo qualche giorno fa, Moriconi era stato avvistato in trio per le strade di Napoli a bordo di un motorino. Senza casco. Il video, diventato virale, è stato accompagnato da grande biasimo social. Un "teaser" piuttosto bizzarro, a pochissimo dal lancio del documentario. Documentario che, fin dall'inizio, ha un effetto straniante su chi già non segue il cantautore romano: che abbia un successo enorme è cristallino, riempie addirittura gli stadi, nulla da dire e buon per lui. Che, nei fatti, è riuscito a prendersi il vuoto di mercato (discografico) lasciato dall'evaporazione dei Modà. Per quanto chi lavora con lui lo paragoni, a tratti, agli Iron Maiden a livello musicale. Almeno, nel corso del musicarello in esame.
Allo stesso tempo, quello che, dal 2018 a oggi è riuscito a creare con i suoi fan pare essere un microcosmo esclusivo: l'impressione è che nessun'anima all'infuori delle due parti in causa conosca le sue canzoni. Quando ci troviamo davanti a un docufilm-santino di questo tipo, a prescindere dal gusto personale riguardo all'artista raccontato, siamo generalmente colpiti da varie epifanie. Pur pensando di non saperne il repertorio, a qualche brano tra i più famosi ci rendiamo presto conto di poter dare del tu. Con Ultimo non succede mai. Ed è a suo modo suggestivo vedere interi stadi intonare all'unisono e tra le lacrime brani che suonano, a orecchie estranee, inediti. Insondabile mistero.
Decisamente meno misteriosa, l'epidermica antipatia che è tratto distintivo della personalità di Ultimo. Di buono c'è, come detto, quanto il nostro non faccia nulla per nasconderla. I fan parlano spesso di una certa avversione della stampa nei confronti del loro amatissimo idolo. Avversione, si dice, dovuta ad alcune sue sbroccate, quella di Sanremo in primis, contro i giornalisti. Rispetto alla questione, siamo la Svizzera. Allo stesso tempo, è impossibile non notare come Moriconi si mostri affabile solo con amici, parenti, collaboratori e fidanzata. Carichissimo quando è sul palco, per tutto il resto del tempo mai un sorriso a favor di telecamera, un racconto senza quel caratteristico tono di sufficienza. In pandemia, come tutti, si è annoiato. Al punto che il manager gli ha affittato una villa extra-lusso con pianoforte vista piscina. Il nostro ha continuato, quindi, a comporre da lì. Con immutato scorno, però: "Per me è una grande sofferenza non sapere quando tornerò a esibirmi, ne ho parlato anche con la mia psichiatra. Bisogna portare rispetto per il dolore altrui". Va bene.
Non mancano passaggi croccanti. In tal senso, l'aneddoto migliore è forse quello che riguarda l'inizio della sua love story con la fidanzata Jacquiline Luna. "Musa" conosciuta virtualmente in pandemia, appena si riaprono parzialmente le gabbie del lockdown i due si incontrono, "fanno una lunga passeggiata per tutta Trastevere", si piacciono. Dopo un paio di settimane, lei deve ripartire per Los Angeles e lui, quando lei è in aeroporto e pronta all'imbarco, le manda un messaggino dicendole che portare avanti una relazione a distanza significherebbe rovinare quanto di bello e straordinario vissuto insieme fin lì. Sostanzialmente, la molla via Whatsapp. Ma la Jacqueline, narratrice di questo episodio, chiude dichiarando: "Non poteva dirmi niente di più romantico". Ah, sì? Sì sì. Comunque, fatta salva tale "romantica" falsa partenza, i due oggi stanno ancora insieme e il nostro ha scritto per lei un bel po' di canzoni. Per cui... congratulazioni.
Il docu-musicarello Prime Video su Ultimo non è proprio hic et nunc. Si concede, extra-pandemia, flashback di quando il nostro era bambino e già cantava arrivando a dire al padre, scettico riguardo al futuro artistiche del figlio: "Un giorno ti comprerò una casa con la mia musica". Poi, è successo. E buon per tutti. Prima della fama, raggiunta (e mai più dispersa) dal 2018 con la vittoria di Sanremo Giovani, Moriconi provava già da tempo a sfondare. Proprio in questi giorni, Renato Zero ha ammesso di essersi rifiutato di produrlo all'epoca: "Non gli avrei fatto un favore, il mio nome è troppo ingombrante". A non credere in lui, correva l'anno 2015, nemmeno Fabrizio Corona per cui il diciannovenne Niccolò aveva pur sfornato il brano "Un uomo migliore". In duetto con Giancarlo Giannini nientemeno (non male per un esordiente qualsiasi!). L'ex re dei paparazzi, ai tempi ancora al gabbio, non apprezzò, come avrebbe rivelato qualche anno più tardi: "Mi arrivò questo brano, dicendomi che il cantante sarebbe diventato 'il nuovo Tiziano Ferro'. Non mi piacque per niente. Anche a livello di look era inguardabile".
Se è vero che, col tempo, Corona è tornato sui suoi passi rimangiandosi la svelenata, risulta sempre un peccato il modo in cui i documentari sulla carriera di cantanti oggi iper-celebri glissino sugli esordi e sui relativi, pressoché inevitabili, inciampi. Sarebbe divertente, nonché interessante, un commento col senno di poi. Invece no, tutti supererori, predestinati al successo nazionale, quando non mondiale. Eh, vabbè.
Nel video ufficiale della canzone per Corona, l'origine del "gentismo" - poi diventato esclusivamente sentimentale - che è ancora oggi cifra stilistica della poetica di Ultimo. Poetica che tuttora lo porta a cantare con orgoglio (e forse forse un filo di arroganza malcelata): "Sempre dalla parte degli ultimi per sentirmi primo" davanti a stadi stracolmi di fan, sia maschi che femmine, coi suoi versi tatuati a fianco alla scritta "Resilienza" (qualcuno di loro, ne fa sfoggio anche nel documentario). Il musicarello si chiude con un alto membro dell'entourage di Ultimo che epitaffia: "Ai concerti si va per piangere perché l'artista è rimasto bambino e, esibendosi, tira fuori il bambino che è in noi". Un parto emotivo, praticamente. Non per tutti ma, a quanto pare, per tanti. Insomma, per chi se la sente. Coi sogni - o forse gli incubi - appesi.