Tra le cose che hanno fatto grande, fin dalla sua comparsa, Valentino Rossi, c’è stata di sicuro la sua capacità di essere dirompente, anche e soprattutto dal punto di vista caratteriale, rispetto al panorama degli altri piloti all’epoca in attività. La foto che vedete qui sotto risale alla presentazione dell’Aprilia Rally 50 LC del 1996. Il tracciato è quello di Imola e quello in sella (in piedi) allo scooter è un giovanissimo Valentino, quell’anno per la prima volta al via del mondiale.
Ora, non che i piloti di moto, tradizionalmente, siano mai stati personaggi particolarmente assennati (suo padre girava con una gallina al guinzaglio, ad esempio), ma quella cosa lì, il fatto di impennare senza casco, con lo scooter, nel giorno della sua presentazione alla stampa, semplicemente, nel 1996, era roba che nessuno faceva o aveva mai fatto - tantomeno pubblicamente - da che se ne avesse memoria. Valentino, allora diciassettenne, seppe portare quel tipo di freschezza, quel tipo di novità, in un ambiente che - pur se distante anni luce dal professionismo già impernate in Formula 1 - stava diventando sempre più serio e sempre più attento a non urtare la sensibilità degli sponsor. E non è un caso se quella foto seppe scatenare un fiume di polemiche. “Vergogna, bell’esempio!”, si diceva. Ma Rossi era diverso dagli altri, faceva spallucce e continuava a prendere la vita con leggerezza - ché “leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall'alto, non avere macigni sul cuore”, come vi ha insegnato Instagram.
E di quella stessa leggerezza, di quello stesso ragazzino forse un po’ infantile, di quel bambino che era dentro di lui nel 1996, non si è mai persa completamente traccia. Certo, Valentino ora è un uomo con la testa sulle spalle, è un adulto, ha superato i quaranta, ma quel regazzino lì, quel tamarro con quei capelli mega anni 90, dentro di lui, continua a vivere e chiedergli di giocare. È per questo che Valentino ha costruito il Ranch, è per questo che l’idea di passare due settimane ad Aragon, in isolamento, gli è sembrata una prospettiva insopportabile, è per questo che Rossi trascorre, oggi, le giornate al simulatore o che, quando può permetterselo, corre con le macchine più belle del mondo. È per questo che proprio al Ranch, in bella vista, fa mostra di sé, proprio quell’Aprilia Rally su cui, da piccolo, faceva le penne dentro al Circuito del Santerno. Perché puoi aver vinto decine e decine di gare, puoi aver posseduto le moto e le auto più belle del mondo, puoi essere stato con le donne più incredibili che un uomo possa desiderare, ma quella spensieratezza, quella gioia di vivere, è l’unico vero patrimonio che deve essere coltivato, l’unica cosa che merita di essere ricordata ogni giorno, ogni volta che lo sguardo si posa su uno scooter che hai guidato per la prima volta, più di vent’anni fa.
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