Nell'era dell'esagerazione e della gara alla cavalleria da record, non sono più solo i giapponesi a dettar legge, tutto il mondo delle moto si muove in due direzioni ben distinte: le proposte per i neofiti, moto facili, leggere, economiche oppure mostri mangiapiste da 200 cavalli.
Nel segmento della naked sono al momento due le pretendenti: la Kawasaki Z H2, che con la sua linea robottona non ha (ancora) conquistato un grande pubblico, e la Ducati Streetfighter V4, declinata anche nella lussuosa versione S, che invece si è portata a casa la coppa di più bella in assoluto allo scorso Salone di Milano grazie alla sua innegabile e sensuale sinuosità.
La Streetfighter è una Panigale V4 spogliata delle sue carene e con un manubrio più alto e largo, con un'impostazione di guida da vera nuda e una linea da far girare la testa; basti pensare che i designer di Borgo si sono ispirati al Joker per quel frontale maligno e sogghignante.
E la V4 diabolica lo è davvero, forte di un motorone Desmosedici Stradale - derivato dalla GP - da 1.103 cc e udite udite: 208 cavalli che, diciamocelo, non tutti sono in grado di portare a spasso. E poi, a spasso dove?
In pista - forse - con un po' di pelo ce la si può godere, ma allora perché non optare per una più classica sportiva? I circuiti ormai sono terreno papabile anche per le nude, vero, ma resta comunque il regno delle carenate. Nell'immaginario motociclistico la naked resta una moto prettamente stradale e a fronte di tutto questo si fatica un po' a collocare in termini di utilità la Streetfighter.
In tutto questo ci si mettono pure loro... le alette aerodinamiche, quelle già tanto discusse in MotoGP! A cosa ci serviranno mai per strada, tanto più con un'elettronica degna di un'astronave che, da sola, è già perfettamente in grado di tenere la ruota anteriore sempre per terra?
In pista potrebbero andare a coadiuvare il lavoro proprio dell'elettronica per tenere a bada tutta l'incazzatura della bestiaccia rossa, ma su strada hanno un compito ancor più prezioso e difficile da portare a termine: fanno sentire gran figo. Perché la verità vera è parcheggiare una moto come questa Streetfighter, tanto all'interno di un paddock, quanto in cima al vostro passo preferito, significa avere tutti gli occhi addosso, rendere il godimento che deriva dal poterla cavalcare, un'esperienza collettiva.
Perché la Streetfighter V4 è stupendamente estrema, costosa, performante, unica. In una parola (non è vero sono cinque): è la moto dei sogni.
E di cosa vivono i motociclisti? Ma certo, proprio di questo.
Fa niente se a metà di quei cavalli sia più che sufficiente: noi ce li dobbiamo avere tutti, sotto al sedere. E non importa se le alette servono sì alle MotoGP, ma non a noi che al Mugello ci andiamo sì e no una volta l'anno, fa figo averle lì ad allargare il muso smilzo della bestia. E non importa nemmeno che la Streetfighter costi ben più di 20.000 euro, perché si sa: i sogni non hanno prezzo...