Il Motor Bike Expo di Verona nel 2024 compie trent’anni, roba che a scriverla fa quasi impressione. Per come sono passati, per quello che è successo nel mezzo e per la sensazione, condivisa da chi conosce l’evento, di aver visto qualcosa crescere come succede coi bambini: è venuto su così l’MBE, una spanna alla volta, fino a diventare un appuntamento potente, vero, grande. Non è più solo custom, mentre il custom che siirespiura non è più soltanto roba alla Hell’s Angels: di bikers che accendono Gauloises con lo Zippo fai fatica a trovarne uno. C’è il mondo delle corse poi, con i piloti di MotoGP e Superbike che raccontano storie, firmano autografi e scattano foto coi fan. E il mondo, in costante crescita, del fuoristrada, sempre più importante. Si continua con l’heritage, gli spettacoli, i corsi, l’elettrico, gli scooter. Mentre EICMA fa di tutto per mantenere uno status autorevole, Motor Bike Expo fa di tutto per divertire, intrattenere. Così noi di MOW abbiamo lavorato per essere lì, partner dell’evento sui backdrop della fiera e tra i padiglioni, raccontando la prima, enorme reunion dell’anno per chi ama questa roba. È partito tutto da Vernice e Benzina, l’evento di presentazione che si è tenuto la sera di giovedì 18 gennaio al Palazzo della Gran Guardia di Verona.
Luci rosse attorno alla struttura monolitica che accoglie gli ospiti, una Lamborghini targata Andorra parcheggiata davanti alla scalinata, una mostra su Robert Doisneau al piano di sopra e la Yamaha R7 - quella di Noriyuki Haga, non la bicilindrica in commercio - che ti si para davanti all’entrata: il Motor Bike Expo 2024 ci saluta così, imponente e gioioso. Le moto d’inverno le usano in pochi, ma forse è per questo che MBE funziona così bene: la gente vuole stare nel Fight Club ma ha bisogno di parlarne spesso.
La serata è inaugurata da una conferenza stampa nell’enorme auditorium al piano inferiore, mentre nel salone all’ingresso si prepara un buffet a base di rosé, vini fermi uova in camicia al tartufo e roast beef. I posti in sala sono tutti occupati, qualcuno sta in piedi. Sul palco, alternandosi a DJ Ringo e Omar Fantini, presentano la serata Rachele Sangiuliano e Paolo Ianieri. Di ospiti ne passano moltissimi, dagli organizzatori ai piloti come Alessandro Botturi e Jacopo Cerutti - appena tornati dall’Africa Eco Race, con quest’ultimo vincitore con un’Aprilia Touareg - e Michele Pirro. È quando viene chiamato sul palco Ruben Xaus che capiamo a chi appartiene la Lamborghini Urus parcheggiata davanti all’ingresso: lo spagnolo, vero fuoriclasse nel mondo delle corse, ha radunato qualche amico per correre il King of the Baggers, il campionato americano che si corre con queste moto mastodontiche comprese di valigie. Ruben dice di andare per divertirsi, ma ci sono buone probabilità che riesca a insegnare un paio di cose a questa tribù di americani che corrono con Harely e Indian. Ringo chiude la conferenza stampa proiettando un video di quattro minuti girato in California dedicato a Giovanni Di Pillo, che gli diceva di essere come un cactus su per il c*lo. È l’applauso più grosso della serata, seguito dal consiglio di andarsene tutti a bere qualcosa.
Paola Somma, che ha in mano l’organizzazione del Motor Bike Expo, ci racconta delle sue prime moto, dell’amore per l’enduro e di quando, alla fine, si è appassionata al mondo custom. Roberto Parodi vaga per la sala con la sua nota eleganza e un flute tra le dita. Ringo, Xaus e Vanni Oddera, anche lui sul palco con i ragazzi della Da Boot per parlare di Mototerapia, scattano assieme una foto micidiale. Jacopo Cerutti dice che a duecento all’ora nel deserto vorrebbe ascoltare Enter Sandman, Metallica. Omar Fantini si produce in una excusatio non petita sul motivo per cui si ritrova con dei vistosi calli sulle mani: “Mi faccio le moto da solo, uso il flessibile… mica quello che pensate voi”. E poi Michele Pirro pronto a partire per Sepang, dove tra un paio di settimane ci sarà il primo, vero shakedown della MotoGP 2024. È una festa vera e autentica quella dell’MBE, a nessuno passa in mente di assumere atteggiamenti tipici dell’alta aristocrazia britannica che sembrano prendere il sopravvento su di una lunga serie di eventi di questo tipo. C’è, invece, una grande libertà, la leggerezza che nasce dai bei momenti. È per questo, probabilmente, che un ritrovo così è sopravvissuto per trent’anni e continua a crescere: profumo di libertà, come entrare in garage con il casco in una mano e le chiavi nell’altra.
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