Ammettetelo, se non ve l'avessimo detto non l'avreste mai riconosciuta. Sotto le (poche) vesti di questa special, The Super, si nasconde realmente una Ducati 1199 Superleggera, la regina delle piste, la capa delle superbike, la rossa per eccellenza.
Solo Roland Sands Design poteva azzardare un colpo del genere e privare la Ducatona del suo animo corsaiolo.
È indubbiamente un grande azzardo, il risultato è "una bella special" sì, ma era davvero necessaria una base così... costosa? E rara, visto che la moto di serie è stata prodotta in soli 500 esemplari?
A qualche appassionato del marchio verrà un colpo al cuore ma lui, Roland, può. Può prendere la moto più bella del mondo e stravolgera fino ad estirparne completamente qualsivoglia barlume di sportività. È cattiva, questa The Super, ma di certo lontana dalla moto che ci immagineremmo sfilare per circuiti.
Il preparatore ha dunque spogliato completamente la Ducati dalle sue filanti carene e ne ha messo in bella mostra la sostanza, la meccanica, l'anima, ispirandosi alle moto veloci degli Anni 70, quando il pilota doveva restare in sella a 200 chilometri orari senza nessuna protezione o carenatura ad aiutarlo.
Ma qui l'aiuto c'è e si vede: sospensioni Ohlins di lusso e un'elettronica spaventosa che per nessun motivo alla Sands hanno voluto nascondere, con le viscere della Ducati che diventano parte fondamentale del design stesso della moto.
Il telaio in magnesio è la tela da cui partire per dipingere The Super, con il bellissimo propulsore che fa già buona parte del lavoro; la carenatura è quindi minimal, col serbatoio parecchio modificato e dal colore sobrio dato da un mix di chrome, candy grey, bone white ed effetto gessato, di ispirazione elicotterristica e molto utilizzato anche per le hot rod.
Immancabile la tabella portanumero, con un 9 spiaccicato davanti.
Lo scarico è un impianto completo Akrapovic, tagliato e cucito su misura per l'occasione e per andare ad accarezzare il codino filante della special.
Avete per caso notato il radiatore? Non passa inosservato eh? Si tratta di un Febur racing e va a dare molto più respiro al propulsore della Ducati, aggiungedo un tocco di aggressività niente male.
Molte parti in alluminio sono state sostituite con nuove in carbonio, per rendere ancora più basso il peso già piuma della Ducati e ancora più unico questo ibrido italo-americano.
E quindi ora la Supereggera è una moto da bar? Pare proprio di no. The Super è stata provata e collaudata in pista per mantenere intatte le sue doti di superbike, sapientemente celate sotto al nuovo aspetto da motocicletta da concorso.
Si fa fatica, a vederla così, eppure tra i cordoli è la stessa lama prodotta a Borgo Panigale, pare.