Attenti a fare una previsione di gara, mi raccomando. A dare un pilota per vincitore, a complimentarsi con la squadra per "un weekend perfetto". Attenzione anche a fare critiche perché l'errore di un altro è dietro l'angolo e tutto, ma proprio tutto, è collegato. Attenti a fare conti, classifiche, ipotesi e premunizioni. Perché potreste sbagliare, anche clamorosamente, ed essere accusati di essere la ragione di ogni male.
Il tempo delle gufate divertimenti nel mondo delle competizioni, da sempre macchiette ironiche del commento sportivo, è infatti finito. Non ci sono più le incredibili gufate di Gianfranco Mazzoni, ancora oggi ricordate con simpatia e malinconia. No, oggi c'è solo l'esagerazione.
C'è Nico Rosberg minacciato sui social per la previsione del vincitore nel weekend di gara di Formula 1, c'è Davide Valsecchi accusato di aver toccato la monoposto di Sainz a Imola prima dell'incidente con Ricciardo e, quindi, di esserne in qualche modo responsabile. C'è Marc Gené, ex pilota e commentatore TV dall'ormai lontano 2007, insultato sui social perché accusato di portare sfortuna.
Dal "weekend perfetto" di Leclerc e della Ferrari a Barcellona, finito qualche giro più in là con un inaspettato ritiro del monegasco, fino alla presenza eccezionale in cabina di commento Sky per l'appuntamento spagnolo della MotoGP. Una domenica da dimenticare per i piloti delle due ruote italiane che, partendo da Pecco Bagnaia steso da Nakagami al via, ha visto il ritiro di Enea Bastianini, Marco Bezzecchi, Fabio Di Giannantonio e Andrea Dovizioso.
E la colpa, neanche a dirlo, è subito di Marc Gené. Che è un entusiasta per natura, un commentatore sempre pronto a dare speranza, colore e movimento al commento e che facendolo si sbilancia, finendo spesso a fare previsioni. Commentare è il suo lavoro e la crociata per farlo smettere non fa più ridere. Non fa ridere che venga minacciato, insultato o criticato per la sua semplice presenza. Non fa ridere che questi insulti social, che prima o poi arriveranno o sono già arrivati alle sue orecchie, lo porteranno ad avere un commento meno spontaneo, più impostato, e quindi sicuramente peggiore, per la paura di finire ogni domenica sotto accusa. Non fa ridere che quello che una volta era divertente oggi non lo è più e che neanche ci si renda conto della differenza tra ridere di una gufata e minacciare un commentatore per averla fatta (e cosa poi? aver fatto esplodere il turbo della Ferrari di Leclerc con la propria voce?).
È noioso, come ogni gioco che "è bello quando dura poco". E fa anche un po' paura. Per la piega che ha preso la tifoseria, per l'incapacità di leggere una situazione in modo analitico, per il filtro tra cervello e tastiera che non esiste più. E soprattutto per la totale mancanza di rispetto nei confronti di professionisti che, facendo il proprio lavoro, sono anche chiamati a fare equilibrismo tra insulti, antipatie, commenti e drammi inutili.